Tre libri dell'educatione christiana dei figliuoli/Libro III/Capitolo 9

Libro III - Capitolo 9

../Capitolo 8 ../Capitolo 10 IncludiIntestazione 31 agosto 2009 25% cristianesimo

Libro III - Capitolo 8 Libro III - Capitolo 10


[p. 129v modifica]

Della continenza del cibo, et del bere. Cap. IX.

Prima che io entri à ragionare del mandare i fanciulli à scuola, et delle conditioni del maestro, che già mi accorgo poter parere ad alcuno che se ne avvicini il tempo, dirò alquanto di alcune cose, che appertengono al corpo, come è il mangiare, e ’l bere, abbracciando insieme con la fanciullezza le altre età; poi che i ricordi, che generalmente si possono dare, servono proportionatamente à i putti, et à i giovani, et il nostro solito è stato di cosi fare, quando altra particular ragione non persuade altrimenti, dico di trattar tutta in un luogo alcuna materia, che appertiene ad ogni età, se bene più, et meno, lasciando poi alla prudenza del discreto educatore, l’applicar variamente i ricordi che si danno. Et non di meno cercaremo di discendere al particulare per quanto si può; ho detto per quanto si può, percioche, come il medesimo S. Basilio ci insegna nelle regole sudette, non solo le varie età, ma le varie complessioni, et habitudini de i corpi, i diversi studii, et esercitii ricercano nutrimento differente, cosi nella quantità, come nella qualità; per il che non possono regolarsi tutti con una istessa regola, ma la discretione deve far l’offitio suo, applicando i ricordi generali, al particulare con debita misura, secondo richiede la varietà delle circonstanze. Dico adunque generalmente parlando, che l’uso del mangiare, et del bere, non ha da essere misurato dal fine della dilettatione, ma dalla necessità del sostentamento di questa nostra vita, laquale naturalmente non può durare, senza il debito nutrimento, ilquale restori, et riempia, quello che continuamente si và consumando, et evacuando dal corpo nostro, et la provida natura ha dato all’animale appetito, et ha posto il diletto del cibo nel senso del gusto, come uno allettamento perche prenda il cibo, et si nutrisca, et cosi viva, et però gli altri animali non trapassano i termini della necessità, che la natura ha prescritti, solo l’huomo che per la ragione et per la voluntà, regge le attioni sue come libero, fa spesse volte fine quello ch’è mezzo, et cerca nel nutrimento suo la dilettatione del gusto, che il sostentamento necessario del corpo, onde nascono molti et gravi incommodi in danno et dell’animo et del corpo medesimo, come si dirà poco dipoi. Adunque una regola generale sia questa, che quanto al nutrimento del corpo si ha da havere riguardo non a quello che la gola et la voluttà ci persuade, ma a quello che la natura desidera per mantenere la vita. Aggiongiamo alla precedente regola un’altra simile, che tanto di alimento secco, et humido si deve prendere da ciascheduno, quanto basta acciò il corpo sia atto, et ben disposto à far le operationi sue, et non impedisca [p. 130r modifica]quelle dell’anima, anzi sia egli come uno instrumento agile, et espedito, et ben concertato, con ilquale l’anima possa operare prontamente, et senza impedimento.