Tre libri dell'educatione christiana dei figliuoli/Libro III/Capitolo 59

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Della conditione de gli amici, et offitii dell’amicitia. Cap. LIX.

Per occasione di trattare delle buone, et male compagnie, et conversationi de’ giovani, consideratione molto necessaria alla nostra principal materia, come in parte si è dimostrato, ci siamo condotti dietro il filo del discorso, à ragionare dell’amicitia, come di cosa congiunta, percioche le compagnie etiandio quelle che accidentalmente si fanno, come ne i viaggi, et simili, sono spetie d’amicitia, et principio delle ferme et durabili amicitie. Hora il trattare dell’amicitia, è un campo cosi largo che à volerne parlare à pieno saria mestieri un lungo volume, ilche à me non si conviene di fare, non havendo havuto per fine di trasportare in questo libro tutta la materia de i costumi, et delle virtù, et de i vitii, dellaquale in ogni lingua è stato scritto abondantemente, ma solo di mostrare alcune vie principali, et dar certi ricordi al padre di famiglia di professione christiano, acciò secondo la medesima professione possa allevar i suoi figliuoli christianamente, et delle conversationi, et delle amicitie, in tanto si è ragionato, et si ragiona, in quanto possono aiutare, ò impedire questa intentione, et proponimento. La onde rimettendomi a i Filosofi Greci, et Latini, i quali molto perfettamente hanno trattato questo luogo dell’amicitia, dirò solo, che nella elettione de gli amici più congiunti, et ristretti, dico amici ristretti, perche secondo una congiuntione civile tutti debbiamo essere amici, et tanto più come christiani. Di tali amici adunque, et di quelle amicitie che tra pochi si fanno, il fondamento principale ha da essere l’honestà, et la virtù, et l’amore, et carità christiana, percioche le altre amicitie, che alla sola utilità, et al diletto s’appoggiano, non meritano assolutamente questo honorato nome, ma più presto sono una simiglianza della vera amicitia, et sono in quelle amicitie spesse volte molte querele et peccati et poco durano, ma il vero amico, ama principalmente l’amico per l’amico medesimo, et in ordine al vero, et perfetto bene, cioè à Dio, onde veramente ottima cosa è il buono amico, che non solo è sollecito de i nostri commodi temporali, ma molto più de gli eterni. Nel resto conciosia che l’amicitia è una egualità, per tanto dove più ragioni concorrono di eguaglianza, tanto più facilmente si fanno et tanto più felicemente si conservano le amicitie; onde dove è molta disparità di stato, et diversità di costumi, et di professioni, et altre tali disugualità, non si stringono amicitie, ò si dissolvono in breve. Ma quelle sono suavissime amicitie, dove i costumi sono simili, gli studii conformi, et i medesimi fini, et dove finalmente è uno istesso volere et disvolere. Quali poi [p. 163r modifica]debbiano essere gli offitii del vero amico, verso l’amico suo, quanta constanza in amarlo, non meno nelle adversità, che nelle prosperità, quanta prontezza in procurare ogni suo bene, come i piaceri e i dispiaceri siano communi, quanta debbia essere la communicatione delle cose proprie, come sia cosa gioconda lo spesso ritrovarsi insieme, quanta dimestichezza, et sicurtà convenga essere tra cari amici nel conferire le cose pertinenti à lo stato loro, quanta fede, quanta sincerità si richieda ne i consigli, di questi dico, et di mille altri giovevoli, et buoni effetti, che nascono da vera virtù, et da perfetto amore, non devo parlare più lungamente, perche la carità christiana ne instruirà à bastanza il nostro virtuoso figliuolo. Et se il Salvatore ci ha commandato che amiamo ogni prossimo come noi medesimi, che dovremo dir dello amico? di cui anchora i Filosofi hanno detto, che l’amico è un’altro me stesso, oltra che il buon padre di famiglia non solo con i ricordi, ma con l’esempio proprio, mostrarà in fatti al figliuolo come si fanno, et con quali offitii si conservano, et di quanto fruttto sono, et quanta suavità ci apportano in ogni tempo, le vere et christiane amicitie.