Tre libri dell'educatione christiana dei figliuoli/Libro II/Capitolo 83

Libro II - Capitolo 83

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Che si deve tener cura dell’honore, et buonaestimatione. Cap. LXXXIII.

Non creda alcuno, che per le cose dette di sopra, io intenda che il gentil’huomo christiano non tenga conto dell’honore, et de la buona estimatione de i suoi cittadini, percioche io mi ricordo bene di quello che Salomone dice ne i suoi proverbii, Meglio è il buon nome che le molte ricchezze, et non ha dubbio che l’haver riputatione et credito in commune è un mezzo di operar molte buone et utili cose a beneficio della patria, perilche generalmente parlando non si deve esser disprezzatore della gratia, et buona opinione de gli huomini. Ma il christiano ilquale con la prudenza de lo Spirito separa il pretioso dal vile, ha da persuadersi che il vero honore si conserva et mantiene con le istesse vie, et maniere, per lequali et con lequali si acquista, cioè con le opere, et con le attioni virtuose, aggiungi che niuna opra può esser veramente virtuosa, ne honorata che ripugni alla legge di Dio, si come all’incontro per la osservanza della legge di Dio, non si offende giamai il vero honore, se bene il mondo con falso giuditio giudicasse altrimenti, però attenda il christiano a operar secondo la virtù, et non tema che un fatto, ò detto dishonorato di chi si sia possa torre à lui l’ honore; et perche non parliamo hora della altissima perfettione, che per amor del cielo, disprezza tutte le cose terrene, ma parliamo della vita commune, et civile, per tanto non si toglie, ne si riprende che il christiano conservi il grado, et la dignità sua, et non si renda contentibile appresso gli huomini, et non esponga se medesimo alle ingiurie per poca prudenza, ma mantenghi la gravità sua, et sia tale nelle opere, nelle parole, nel conservare, et trattare che senza vanità, et gonfiamento di superbia si renda degno di essere rispettato. Parimente si può, et si deve conservare la propria robba, et voler il suo diritto, però tutto si intende con i modi ordinarii, et leciti, secondo le regole della giustitia divina, et humana, senza offesa di Dio, et senza odio del fratello. Et questo è quello che si ricorda, che il buon padre persuada al figliuolo che non prorompa in ira per ogni paroletta, che non facci di un piccolo sasso, che tal’hora si attraversa tra piedi, una montagna, che molte [p. 83r modifica]cose non veda, e non oda, et le dissimuli, et disprezzi generosamente continuando di operar virtuosamente, perche e i buoni al fine giudicaranno incorrottamente, e il tempo istesso, è padre come si dice della verità. Rendasi facile al perdonare et faccia più professione di questo, che di troppo sensitivo, et di terribile. Similmente nelle cose del dare, et dello havere, per lequali spesse volte nascono gravi contese, non voglia sempre risecar quanto egli potrebbe la cosa al vivo, ma si contenti tal volta patir alcun leggier danno per conservatione della pace, et dell’amicitia. È la roba da stimare sì, ma non in tanto grado, quanto il mondo fa, anzi bene spesso è gran guadagno, il lasciarsi cader dalle mani alcuni pochi danari, et ritener l’amor del prossimo, si come diceva un savio, è espediente appartarsi alquanto, et cedere delle sue ragioni per viver in pace. In somma dimostri il padre al figliuolo che se si deve stimar l’honore de gli huomini che s’ingannano, molto più si deve stimar l’honor di Dio che non s’inganna giamai, ne per l’opinione de gli huomini si deve in modo alcuno transgredire, ò non adempire la legge dio Dio, laquale se per osservare, il mondo, ò ci riprende, ò ci deride, allhora bisogna ricordarsi di quello che san Paolo dice: Io tengo piccolissimo conto di esser giudicato da voi, ò dalla prudenza humana, e in un’altro luogo; s’io piacessi a gli huomini, non sarei servo di Christo.