Trattato di architettura civile e militare I/Trattato/Libro 5/Capo 12

Trattato - Libro 5 - Capo 12

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CAPO XII.

Delle torri maestre.

Nell’ultima parte del libro è conveniente dichiarar le parti che alle torri principali dei castellani si convengono. In prima è da considerare quest’effetto, cioè, che il castellano solo possa discacciare tutti gli altri, tôrre le vittuarie e ’l bere, le stanze ed abitazioni, ed aver soccorso segreto che da quelli di dentro non possa essere impedito, e queste cose le possa fare ad ogni suo beneplacito: e a quest’oggetto la mente e la invenzione dell’architetto si deva volgere1. E per questo l’entrate della [p. 270 modifica]torre principale siano in tal forma composte, che, dato che il castellano avesse messo nella torre alcuna quantità di uomini, quelli siano come prigioni suoi, e a sua volontà li possa fare pericolare. Le figure loro possono esser molte secondo le diverse opportunità de’ luoghi, ovvero le invenzioni del compositore, le quali nel disegno apparranno2. Secondo, che la torre abbia una stanza in fondo, la quale si usi per canova, dove stia vino e legna: sopra a questa un’altra, la quale sia per pristino e munizione e vittuarie, cioè grano, aceto, carne salata e olio, e per il forno3: sopra di questa si tenga la munizione dell’arme da offendere e da difendere, ed anco il salnitro, zolfo e carbone, se già quest’ultimo non si servasse in legno, perchè allora può stare in qualunque altro luogo più comodo, purchè non sia umido. Sopra a questa sia una prigione, o più, secondo il bisogno, ad un medesimo piano, sopra il quale sia la stanza per il castellano, e se più stanze a quel piano fussero, tutte siano ad uso suo. Nella sommità della torre in mezzo sia una stanza con due muri distanti l’uno dall’altro piedi 2 1/2 dove stia la polvere, con due uscetti, l’uno non contro all’altro, acciocchè facilmente di fuori non si possa il fuoco appicciare, e se per caso si accendesse il fuoco alla polvere, non potria i muri della torre frangere, essendo nella sommità4.

Oltre a queste parti, si faccia una lumaca che si estenda da piedi sino alla sommità della torre, e l’entrata di questa sia per la stanza del castellano, e a questa rispondano tutte l’entrate delle altre stanze e [p. 271 modifica]conserve; allato a questa sia il pozzo o cisterna, con angusta gola per non indebolire il muro, e con canali rispondenti alle stanze dei provvisionati, acciò possa quella dare e tôrre a libito. E così appare che il castellano con i fidati suoi solamente sono della rocca signori. I nccessarii siano locali in parte che meno possa essere offesa, e le gole loro siano in luogo che meno indeboliscano il muro5. La torre, scarpata intorno, debba avere un ricetto piccoletto, per il quale passino quelli che per soccorso venissero, e sia separato, sicchè quelli che prima erano per la difesa della rocca, non entrino in alcun modo in quello. La porta dell’entrata sua sia volta verso le abitazioni della rocca, ovvero in quel luogo che di fuori non possa essere offeso; e similmente le finestre per li lumi volte in simile luogo, ferrate con due grate distanti fra sè piedi 2. Similmente la scala che alla sommità della rocca perviene ed alla stanza del castellano, sia volta verso il medesimo luogo per evitare concavità nel muro, più facile allora ad essere offeso: e questa scala sia fatta con più rivoluzioni con offese in ciascuna e più porte con le piombatoie da capo, o cataratta per gittare acqua o fuoco per defensione di quella.

Quando la torre fusse piccola, sicchè in essa fusse difetto di stanze, appresso le basse stanze nelli contrafforti del muro si può lasciare alcuni vacui, e quelli secondo l’opportunità usare. E questi luoghi per la bassezza loro non possono dalle artiglierie essere lesi: la qual cosa principalmente s’intende e desidera.

Note

  1. Le chastel de Ventadour par dedans a une grosse tour qui est maitresse et souvraine de la porte du chastel: ne sans cette tour on ne peust estre Seigneur du chastel: et tenoyent toujours ceux du fort, pour celle venture celle tour garnie de pourveances et d’artillerie: à fin que, si surpris eussent esté, que leur retraict fust en la tour. Froissart Hist. et chroniques, vol. III all’anno 1390.
  2. Cioè nelle tavole delle rocche.
  3. Il cod. Sanese (f.° 25 v.°) legge: et appresso a questa in la grossezza del muro scarpato, non essendo el vacuo per se capacie, sia una stantia per uno pistrino et per uno forno.
  4. Anche il Marchi (codice Magliab., lib. II, cap. VI) consiglia che «la polvere sia in torri serrate senza finestre per il fuoco, e in diversi luoghi; a tale che se la disgrazia dei folgori del cielo venisse, non vada tutto in fuoco». La polveriera fatta nel 1512 da A. da San Gallo alla fortezza di Poggio Imperiale era una casellina separata dalla muraglia (Gaye, vol. II, 135). Il Lorini (Fortificazione, lib. II, capo XVII) ne dà una pianta quadrilatera cinta di due muri, fra i quali un corridoio in giro, e gl’ingressi in dirittura fallata.
  5. Parole del cod. Sanese (f.° 26 r.°), come pure le seguenti vergate.