Trattato di architettura civile e militare I/Trattato/Libro 4/Capo 3

Trattato - Libro 4 - Capo 3

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CAPO III.

Proporzioni dei templi.

Ultimatamente quanto alla cognizione delle parti medie, è da sapere quali siano le parti della lanterna, ovvero puteo, posta sopra della cupola o tolo per ornato e decoro del tempio: dico adunque che il suo diametro è subquincuplo al diametro del tempio suo: l’altezza sua senza la piramide1 può essere a beneplacito del compositore con i suoi ornamenti. Queste determinazioni siano sufficienti quanto alla cella tonda ed alle simili, col supplemento del disegno2 nel quale il senso del vedere giudicherà più che l’udito, come più nobile senso e di più differenze giudice, come afferma Aristotile nel proemio della Metafisica, e massime in quest’arte la quale potissimamente considera cose visibili come invisibili.

Per volere dimostrare alcune altre geometriche proporzioni e commensurazioni di templi navati oblunghi, fatto prima un quadrato d’eguali lati, nel quale da angolo ad angolo si tirino due linee diagonie, e la base del quadrato divisa in quattro eguali parti, e dal partimento C D (Tav. III. 5) si tiri due rette linee terminanti alle linee diagonie con una linea transversa A B: dipoi si tiri un semicircolo dalle estremità degli angoli della base passante la sua altezza all’intersecazione delle linee diagonie X, dove la linea del circolo passante interseca per M N tirate in quel luogo le transverse linee sarà giusta altezza alla larghezza delle navi laterali. Dipoi si pigli una linea passante per il mezzo del maggiore e minor quadrato, e due altre dal punto medio della base e [p. 227 modifica]passanti l’intersecazione delle rette linee e diagonie, e vadano a trovare l’estremità della porzione del semicircolo: e quella parte che resta dentro alla porzione cioè E F sarà modulo a tutto il tempio; e si tirino due altre linee dal detto punto Q e vadano sino alla quadrata altezza della A B intersecando per la V S: questa sarà la larghezza e altezza della porta, la quale medesima larghezza si dia al sommo puteo ovvero lanterna del tolo. Perchè il diametro della base ovvero latitudine di tutto il tempio si trova essere parti sette del modulo E F, e l’altezza del minor quadrato A B C D saria parti cinque e mezza, all’altezza di parti quattro e mezza si tiri la linea O P in mezzo della quale si ponga il centro pigliando la circonferenza dall’O P: e questa sarà la somma altezza di tutto il tempio3. E se circulazione di tolo si avesse a fare, non debban passare le sue diritte linee la sommità del maggior quadrato, tirando la sua proporzional volta per altezza quanto ricerca il suo diametro. E la piramide del puteo a beneplacito dell’artefice si lasci. E così con ragione del tempio le altezze e le larghezze saranno commensurate, siccome per la figura e disegno si manifesta.

Sia il tempio oblungo, facciato o tondo, per dargli debita altezza e che alla larghezza proporzionabilmente abbia corrispondenza, formisi in prima un quadrato di pari lati, il quale sia quadripartito: dipoi si tiri due linee da angolo ad angolo, e due altre linee che tocchino tutti e quattro i partimenti del quadro cioè T S X V (Tav. III. 6), e facciano un altro quadrato fuori dell’angolo Z E D, e sia quadripartito come il maggior quadrato: e nella linea media al punto Q si tiri un semicircolo che infra le linee farà porzione di circolo, in mezzo della [p. 228 modifica]quale porzione si tiri una linea dal punto Q al G, chiamata A B, e questa porzione sarà modulo a tutto l’edifizio, con la quale si parta la linea diagonia: e quante parti si troverà essa linea di porzioni, tante nell’altezza si darà, aggiungendo una parte più, allora avrà giusta altezza alla larghezza seguendo l’ordine della presente figura.

E per volere la medesima forma imitare facciansi due connessi quadri d’eguali faccie: tirata una linea per il mezzo d’ambidue segnata C D (Tav. III. 7), e nel mezzo d’essa al punto N, e dal V al K si tiri un semicircolo: dipoi dall’estremità del semicircolo terminato K si muova una linea diagonia passante per l’intersecazione della linea media insino all’estremità dell’angolo X, la quale linea farà una porzione di circolo lineato dal N al T, della quale si pigli O S, la quale latitudine sarà modulo a tutto il tempio. Delle quali sene dia parti cinque alla linea media dal punto N A, e questa sarà l’altezza del tutto terminata dalla transversa linea B F, sicchè sarà parti sette in suo diametro come la figura: e questa si può anco pigliare dal sommo del semicircolo Q e discendendo la sua altezza per la linea media infino all’imbasamento D.

E benchè alcune volte paia molto difficile e tedioso fare alcuno circolare partimento, e massime nelle costituzioni de’ sacrati templi per i molti intervalli di colonne, cappelle, stipiti o porte, e però essendo questo attissimo modo di partire brevemente, con manifesta figura dimostrerò. Tirata la circonferenza (Tav. III. 8) sia quadripartita da quattro rette linee: dipoi le due linee angolari, cioè A B, B C siano ciascuna quadripartita: dipoi si tiri una linea diagonia dai punti D E, e dalla linea diagonia al punto G si tiri una trasversa linea chiamata G F, la quale sia partita in parti cinque, delle quali parti si troverà la circonferenza contenerne trecentosessantacinque. Dipoi tirando un’altra linea diagonia dal punto G ad E con la trasversa H I, questa parte e latitudine si troverà essere cinquantesima di tutta la circonferenza.

Anco si facci un quadrato d’eguali lati, e ciascuna faccia sia quadripartita: tirate le linee dall’uno partimento all’altro, si tiri un altro controquadrato, che le linee medie siano il termine d’esso, cioè A B C D: dipoi si tiri quattro altre linee intermedie per ogni faccia a queste, e quattro altre controlinee le quali faranno nelle estremità degli angoli li [p. 229 modifica]emicicli, siccome quelle della B C D, le quali controlinee si chiamano E F, M N, G H, I L. Dipoi si tiri altre transverse linee dal punto E, F e dal G, H e dal M, N e dall’I, L, le quali estremità d’angoli e posamenti di linee termineranno in quattro emicicli, siccome quello della B C D; e così verranno avere proporzionata misura: e accadendo formare il tolo ovvero cupola, si deve tirare la circonferenza alle intersecazioni medie del minore o maggiore quadrato, siccome per la figura (Tav. III. 9) più chiaramente si dimostra. E queste simili figure, preso la forma e il modo, si possono a più varie composizioni di templi adattare.

Note

  1. Vitruvio, (lib. IV, 7) parla della piramide sul fiore: qui però l’autor nostro intende del tetto conico o piramidale delle lanterne.
  2. Questo disegno manca.
  3. Poichè la chiesa del Calcinaio (la sola opera certa che in architettura civile abbia condotto il nostro Cecco) per la distribuzione sua stessa, come quella che ha una sola navata, non si presta a queste proporzioni, io amo di trarne esempio da una chiesa delle migliori del XV secolo, dico dalla cattedrale di Torino architettata da Baccio Pontelli, uomo che più volte trovossi col nostro autore. Nella regola sua Francesco non tien conto de’ pilastri che dividono le navate: io adunque li computerò per metà tra le navi minori e la maggiore. Ecco adunque codeste proporzioni in verità assai esattamente seguite. Larghezza della nave media = m. 10,509. Dovrebbe avere un’altezza : : 163 : 94 cioè m. 18,223. Ha invece m. 18,150. Larghezza delle navi laterali = m. 6,007. Dovrebbe avere un’altezza : : 81 : 47 cioè m 10,352. Hanno invece m. 10,175.