Trattato di architettura civile e militare I/Trattato/Libro 2/Capo 11
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CAPO XI.
Dei palazzi de’ Principi.
I palazzi dei signori ovvero principi devono innanzi avere un’ampla piazza intorno libera ed espedita. Puossi fare innanzi all’entrata un portico lungo quanto la faccia con logge soprapposte, dipoi un’ornata porta e entrata in mezzo della casa con andito, atrio, ovvero cortile di portici e logge circondato, i quali siano deambulatorii e per i quali intorno a tutte le stanze di quel piano si possa entrare: dove sieno salotti, triclini, camere, postcamere, cancellerie, bagni, stufe con loro profumi e frigidarii. Sotto queste abitazioni siano canove, stalle, ripositorii della legna, forno, e altri luoghi da preservare olio, grano e altri frutti. Sopra del primo pavimento si deva pervenire per late scale in una loggia sopra i detti cortili; e appresso a questa loggia deva essere una sala grande e principale, la quale debba essere sopra alla piazza, e da ogni termine di lunghezza della sala debba essere un salotto, dei quali la lunghezza sia la larghezza della sala predetta, larghi e alti secondo le regole dette di sopra: e questi devano avere camere, postcamere, anticamere, cappella, e studi, e destri commodi: le quali abitazioni possano essere per i forestieri.
Incontro della detta principale sala all’altra parte opposita della loggia debba essere un’altra sala alla medesima grandezza con salotto e altre parti, come dell’altra è dichiarato: e dalla faccia opposita all’altra sala sia una cappella, dove per le camere appresso si possa udire e vedere messa senza esser visto; intorno a questa cappella, e salotti sono da collocare le stanze e abitazioni delle donne e del signore, le quali siano separate e comuni a libito loro, e segretamente dall’una parte all’altra possi prevenire. Negli angoli di quelle siano triclini quadri o tondi a beneplacito, e dalle altre due facce delle logge siano altre stanze proporzionate per diversi bisogni e occorrenze. Appresso dei detti salotti ancora devono essere due scale per le quali alle stanze da basso, da usarsi per le signore, segretamente si pervenga. Nella parte superiore sia fatta la cucina con la guardacucina e altre parti convenienti, tinelli, canove, dispense e massarie, stanze per cancellieri, dormentorii per i cortegiani, e altri uffiziali. Puossi fare un istrumento per il quale il signore può facilmente sentire quello che in corte, lui assente, si dice. In questa forma si faccia una concavità la quale sia come una finestra murata, che sia alla grossezza del muro, e vada per piccolo tubolo insino alla parte superiore in fino all’altra concavità, siccome appare disegnato (Tav. I, 14) che pervenga ad un luogo dove il signore accostando le orecchie, benchè piano si parlasse udirà il tutto: perchè le specie del suono o voce in quel luogo angusto si fortificano, e in un certo modo la virtù dispersa si unisce e fortificasi, come l’esperienza ci dimostra1.
Sono alcuni luoghi e siti nei quali con assai facilità dette case e tazioni in un solo piano si potriano edificare: la qual cosa molti hanno fuggito per non occupare tanto terreno, nè fare grandi estensioni. Ma in quanto alla commodità essendo sopra adequamenti tanto alti che le umide esalazioni potessero espirare, senza alcuna infezione delle stanze: e queste tali case molto più grate e utili in quanto all’abitare sono.
Note
- ↑ In questo consiglio di gratuita servilità si ravvisa la tradizione dell’orecchio di Dionisio, suggerito anche dall’Alberti (Lib. V, 3) pel quale vedansi le generose parole che ne dice il Niccolini nell’Elogio di questi. È poi anche agevole il conoscere come vada questo precetto a mezzo tra l’assurdo ed il ridicolo.