Trattato di architettura civile e militare I/Trattato/Libro 2/Capo 1

Trattato - Libro 2 - Capo 1

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CAPO I.

Della situazione delle case secondo i climi ed i venti.

Due sono le principali parti del presente libro, nel quale delle simmetrie delle case si considera: delle quali la prima dichiara le proprietà comuni, e la seconda le particolari determina. Quanto adunque alla prima parte è da sapere, che la prima avvertenza che l’architetto debba avere è di considerare in che clima, plaga, ovvero provincia si ha a fare l’edifizio, e la complessione di quel luogo avvertire: perocchè il sole per i suoi varii moti diversamente discorre sopra la terra abitabile, varie zone causando, come l’esperienza ne insegna, onde varie complessioni e qualità non solo nelle piante e animali produce, ma ancora nelle pietre e loci diversi. Per questo altre considerazioni sono necessarie ad uno edifizio in Egitto, altre in Alamania, altre in Ispagna, altre in Italia, altre nella parte opposta ad Ispagna1; dove è da intendere che essendo la complessione umana una certa armonia e temperanza di quattro qualità contrarie ridutte al mezzo (benchè, come scrive Avicenna nel primo libro, abbia in sè grande latitudine) per la cagione assegnata del sole, ogni eccessiva qualità quella corrompe. E per questo le case da farsi sotto il mezzogiorno, debbono verso il settentrione con lumi e con stanze più usate e abitate esser volte: e per contrario quelle [p. 158 modifica]sotto settentrione verso mezzogiorno: e così delle altre plaghe s’intenda, non ostando altri più possenti rispetti, perchè l’uno contrario eccessivo non si riduce meglio a temperamento che col suo contrario.

Dopo questo è da sapere che le stanze delle case verso tramontana debbano essere testudinate, ovvero in volta. A perfezione eziandio della casa, è da dividere quella in duo parti, in una delle quali siano ordinate le stanze e abitazioni per il verno, e nell’altra parte la state: e quella parte2 debba essere con maggiore diligenza ordinata, il quale loco dominasse (sic). Le stanze per il verno sieno volte, come è detto, a mezzogiorno, sieno in volta e piccole: quelle per la state per contrario volte verso borea, ampie e aperte. E circa questo è da avvertire che poca grossezza di muro è sufficiente a resistere al freddo3, ma volendo ostare al caldo bisogna fare i muri grossi: e la ragione è manifesta, perchè il freddo è condensativo dell’aere e ingrossativo, e per questo non penetra facilmente: ma il calore per l’opposito è sottigliativo e rarefattivo, donde ne segue che con facilità i muri penetra. Puossi assegnare un’altra ragione, perocchè il calore dell’altre qualità prime è massimamente attivo, dopo il quale si pone il freddo, e questa opinione è di tutti i filosofi, e specialmente di Aristotile nel suo libro De generatione et corruptione4, dove tiene il caldo e il freddo essere qualità attive (benchè più il caldo e l’umido), e il secco essere qualità passiva: avvengachè il secco sia di maggiore resistenza, siccome il caldo di maggiore attività. Dopo questo è da avere avvertenza che essendo ne’ luoghi bassi l’aere molto grosso, generalmente è infetto, e in luoghi eminenti per contrario troppo sottile e penetrativo: fa adunque di bisogno per conservazione della sanità, nei luoghi bassi edificare con più solari, e più abitare le stanze alte che le basse: e così per contrario nei luoghi montuosi e alti, dove è sottile l’aere, edificare da basso e fare lato l’edifizio e non alto; la qual regola in Italia poco si osserva, anzi quasi il contrario in molte città si vede usarsi. Nè è da non credere che [p. 159 modifica]l’altezza di uno o due solari faccia nell’aere grande mutazione, perocchè a senso si conosce manifesta differenza in poca distanza.

Note

  1. Vitruvio VI. 1.
  2. Vitruvio VI. 7.
  3. Si badi che l’autore scriveva in una città di clima temperatissimo.
  4. Lib. I. e II. passim.