Trattato dell'imbrigliare, atteggiare e ferrare cavalli/Trattato 2/Capitolo 12

Del maneggio con salti à balzi co'l suo tempo in musica, & co'l cavaliere à cavallo in dissegno. Cap. 12.

../Capitolo 11 ../Capitolo 13 IncludiIntestazione 8 febbraio 2012 100% Equitazione

Del maneggio con salti à balzi co'l suo tempo in musica, & co'l cavaliere à cavallo in dissegno. Cap. 12.
Trattato 2 - Capitolo 11 Trattato 2 - Capitolo 13
[p. 102 modifica]

Del maneggio con salti, a balzi, co'l suo tempo in musica, & co'l cavaliere a cavallo in dissegno. Cap. XII


VOlendosi far saltar il cavallo à balzi bisogna osservare la misura, & tempo mostrato dall’infrascritta musica. Et perche il cavaliero porga l’aiuto al cavallo che se gli conviene dico, che quando’l cavallo è per levarsi per far il salto che viene ad esser all’ah, si come mostra la musica, che allhora bisogna in quel punto se aiuti con la voce gagliarda, & dargli con gli speroni uguali nella pancia vicino alle cinghie, & con il fischio della bacchetta; la qual il cavaliero se la mandi sopra la spala sinistra, acciò che venghi à ire alla volta de lanche del cavallo, & la briglia se gli dia in libertà, non però del tutto, e non si preterisca che tutte le sopradette cose non siano fatte a un tempo, osservando la musica per guida; che all’ah si concordino insieme. Et volendo far più d’uno salto osservar il medemo modo in tutti, che venirà à far quelli innanti aggarbatamente et bene, & honestamente alti: questo salto ò sian salti à balzi si possan far fare al cavallo nel fine della carriera o del repellone, o della rimessa. Dir vi voglio ancho avanti, che più oltre passi, che ad ogni volta, che si farà saltar’il cavallo, bisogna stargli saldo sopra. Et quantunque si sappia, che lo star saldo, & forte sia lo stringere (come sa ognuno) le ginocchia, & essersi alquanto dirotto nel cavalcare; nondimeno si dee saper ancho, che la sella d’esso bisogna non sia lunga di urto; perche il ginocchio stia in libertà, che bisognando moverlo non fusse della lunghezza di quello impedito la sua forza, a tal che l’huomo non se ne potesse valere, come in effetto non potria quando fusse egli coperto da lui. Et quantunque accostumassero alcuni gli urti lunghi pe’l passato, lo faceano per la diffensione del ginocchio, per l’incontro, & urto di cavalli; per rispetto della quale lunghezza usavano poi li speroni d’hasta tanto lunghi, che a noi vedendoli inducono meraviglia, & questo solo per speronare il cavallo à suo commodo, & modo; non potendo essi se non con fatica piegare il ginocchio, il che volendo fare si da con la vita inanti. Soggiungendo io pur ancho, che s’attacchi lo staffilo non molto accosto all’urto, perche sarebbe nocciuto, & vietarebbe lo stare forte in sella. Parimente li cossinetti d’essa non stringano molto la coscia per la grossezza loro, ma honestamente fatti. Il cadino anchora d’essa non sia stretto acciò, che commodamente secondo l’occasione d’entro vi si stia. Et queste cose essendo incontrario fatte sarebbero nocive al star forte à cavallo, & facilmente cagione, che in vezze di dar piacere a risguardanti del maneggio del cavallo, si daria di se stesso; perche non saria gran cosa, ch’egli perdesse le staffe, overamente, che fusse gettato su l’arcione, ò collo del cavallo, o che pure si stendesse à terra si che egli è da fare consideratamente il tutto. [p. 103 modifica]

Musica, & disegno del sudetto maneggio.