Trattato dei governi/Libro sesto/VIII

Libro sesto - Capitolo VIII: Divisione degli stati secondo Platone, e degli ottimati

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Aristotele - Trattato dei governi
(Politica)
(IV secolo a.C.)
Traduzione dal greco di Bernardo Segni (XVI secolo)
Libro sesto - Capitolo VIII: Divisione degli stati secondo Platone, e degli ottimati
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Due modi di governi ci sono ancora fuori del popolare e di quello dei pochi potenti, dei quali l’uno da ogni uomo è confessato per diverso da questi ed è messo per uno dei quattro modi di governi. I quali quattro modi si dicono essere questi, cioè monarchia, stato di pochi potenti, stato popolare; e il quarto, che è questo ch’io dico, è chiamato stato ottimate: e il quinto è quello, che si dice col nome comune di tutti gli stati, ed è chiamato republica. Ma perchè ella si fa di rado, però chi mette le specie dei governi non si ricorda di metterla, e racconta solamente le quattro specie dette, siccome fe’ Platone nelle sue Republiche.

Lo stato ottimate adunche è rettamente chiamato quello, del quale ho io parlato nei primi discorsi, perchè e’ merita d’essere chiamato tale quello stato solo, il quale è composto di cittadini ottimi per virtù assolutamente, e non quello che è composto d’uomini buoni per qualche supposizione. E in tele stato è veramente il medesimo l’uomo buono, e il cittadino buono; chè gli cittadini, che negli altri stati sono buoni, sono buoni a quello stato. Contuttociò alcuni stati si trovano, i quali hanno differenza con lo stato dei pochi potenti, e chiamansi stati ottimati, e ancora l’hanno con lo stato che è detto republica. E tale stato si fa, dove li magistrati si danno non tanto col rispetto della ricchezza, quanto con quello della virtù.

E chiamasi tale stato ottimate, ed è da amendue li detti differente. Conciossiachè ancora in questi stati, dove non si fa publicamente considerazione della virtù, in essi ancora sieno dei cittadini approvati, e che pajono buoni. Quando il governo adunche ha rispetto alla ricchezza, alla virtù e al popolo, siccome avviene in Cartagine, questo si può dire stato d’ottimati. E dove s’ha rispetto a due cose sole, cioè alla virtù e al popolo, com’è in Sparta, vi si fa un mescuglio d’amendue questi stati: cioè, del popolare e dello ottimate. Dassi pertanto di due sorti di stato ottimate fuori del primo ottimo, e una terza sorte di più fuori del detto, il quale si ritrova in tutte quelle republiche, che hanno gli ordini più volti allo stato stretto, che al largo.