Trattato de' governi/Libro quinto/VII

Libro quinto
Capitolo VII:
Considerazione circa la musica

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Aristotele - Trattato de' governi
(Politica)
(IV secolo a.C.)
Traduzione dal greco di Bernardo Segni (XVI secolo)
Libro quinto
Capitolo VII:
Considerazione circa la musica
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[p. 206 modifica]Ma io vo’ considerare più innanzi intorno a questa materia delle armonie, e dei numeri, se l’erudizione, cioè, si [p. 207 modifica]dee fare di tutte l’armonie, e di tutti i numeri, ovvero ci si dee fare distinzione. Ancora è da vedere in chi si affatica a impararla per disciplina, s’e’ ci si debbe porre a tale la medesima diffinizione, che a chi l’impara per altro fine, o debbesenegli aggiugnere un’altra terza. Conciossiachè veggendo noi la musica consistere nel numero, e nella soavità del suono, però non ci debbe essere nascosta la forza, che ha l’una, e l’altra di queste cose per fine d’erudizione: nè ancora ci debbe essere nascosto, se più opera si debbe dare alla musica delle melodie, o a quella dei numeri.

Stimando io adunche molti musici del dì d’oggi dire molte cose bene intorno a questa materia, e ancora molti di quei filosofi, che hanno la musica esperimentata per disciplina, però lascerò io a chi vuole averne una esatta, e particulare notizia, che da questi tali la ricerchi; e io andrò così in figura pigliando di ragionarne.

Essendo adunche stata approvata la divisione delle armonie, secondo che hanno messa certi filosofi, cioè che una parte di lei sia morale, una attiva, e una astrattiva, e ancora che la natura d’esse armonie, abbia in ciascuna parte una propria virtù, però dico la musica non dovere essere usata por cagione d’una sola utilità, ma di più anzi dico lei dovere essere usata per fine di erudizione, e di purgamento. Quello che io intendo per purgamento, sia determinato qui semplicemente, che altravolta nella Poetica ne dirò io più chiaro. Nel terzo fine è lo intrattenersi nell’ozio, e relassare l’animo, e quietarsi dalli negozî. È chiaro adunche che tutte l’armonie si debbono usare, ma non già tutte in un modo, ma l’armonie affettuose per disciplina, e l’attive, e le astrattive si debbono usare per mezzo d’altri, che le cantino, e suonino. Perchè quello affetto che veementemente accade in certi animi, questo ancora accade in tutti, ma sono [p. 208 modifica]differenti pel più, e pel meno; siccome è la misericordia, e il timore, e ancora l’astrazione. Conciossiachè per tal moto alcuni diventino divoti, e supplichevoli. E per l’armonie sacre veggiamo noi disporsi gli uomini in tale modo, quando e’ cantano i versi, che purgano l’anima, come se e’ confidassino in tal medicina e in tal purificazione.

Un medesimo effetto per necessità interviene in chi ha misericordia, e in chi teme, e finalmente in chiunche ha uno affetto: e negli altri fa tanto, quanto a ciascheduno s’aggiugne d’affetto. Chè tutti per tal mezzo si purgano, e alleggerisconsi l’animo con piacere; e similmente le musiche purgative porgono letizia agli uomini senza nocumento. Onde quegli che hanno a fare spettacoli publici debbono dare simili armonie, e di tale sorte musiche.

Ma perchè lo spettatore è di due sorti, l’uno libero e disciplinato, e l’altro vile, come quello, che è composto d’artefici, e di gente plebea; però ancora a questi tali si debbono dare gli spettacoli, e feste convenienti per ricreargli. E qui così come l’anime di questi simili sono distorte dall’abito naturale, parimente l’armonie debbono essere loro date, che trapassino l’ordine delle buone; anzi quelle che sieno veementi, e rigide, imperocchè la cosa che è propria a ciascuno, quella è che li partorisce il piacere. E però è da permettere a chi gareggia nella musica in tali spettacoli, dove sieno spettatori di tale sorte, che e’ possino usare simile fatta di musica.

E per fare disciplina, siccome io ho detto, si debbe usare musica affettuosa, e armonie simili, e tale è la dorica siccome io ho innanzi detto. Debbesi ancora accettare per buona, se alcuna altra n’è stata approvata da chi conviene nello studio di filosofia, e nella disciplina da farsi per via della musica. Ma Socrate nella sua republica, vi lascia solamente la frigia [p. 209 modifica]con la dorica, e riprova infra gli instrumenti, il flauto; il quale ha la medesima forza infra gli instrumenti, che ha l’armonia frigia in fra le musiche, che l’una e l’altra ha del conciliativo ad ira, e dello affettuoso.

Dimostraci questo la poesia, perchè tutto il moto bacchico, e ogni altro simile infra tutti gli altri instrumenti può assai nel flauto; o infra le armonie il convenevole, e il mezzo è preso dal modo frigio, sicome è il ditirambo, il quale per confessione d’ogni uomo ha del frigio. E molti esempî di questo, ch’io dico, raccontano quei che sono in ciò sagaci, e per altre ragioni, e perchè Filosseno, avendo tentato di fare il poema ditirambo nel modo dorico, non possette condurlo, ma dalla natura istessa fu tirato di nuovo nella armonia frigia a tale poema conveniente.

E quanto al modo dorico ogni uomo confessa, ch’egli è stabile, e molto da costumi da forti. Ancora lodandosi il mezzo infra gli eccessi, e affermando noi, che e’si debba seguire: e il modo dorico, con l’altre armonie avendo simil proporzione, però è manifesto a tale modo dovere essere instruiti li giovani. E due sono li segni, ai quali e’ debbono in ciò essere indiritti; al possibile, dico, e al convenevole. Perchè egli è da tentare di mettere in atto più le cose possibili, e le convenevoli che l’altre. E questi termini ce li distingue l’età non essendo agevole alli vecchi di cantare il sovrano; ma dovendosi loro per natura canti più rimessi.

Perciò è biasimato Socrate con molta ragione ancora in questo da certi musici, per avere egli, cioè, dannato l’armonie rimesse per fine d’erudizione, stimandole incitative alla ebrietà, non già facendone buon giudizio di questo secondo la forza dell’ebrietà: la quale piuttosto fa gli uomini infuriati a uso di baccanti. Anzi tali armonie dovevono essere riprese per il languido, [p. 210 modifica]e per tal ragione debbono elleno essere più usate da’ vecchi. Ancora se egli è armonia nessuna, che si convenga alla età puerile per partorire a un tempo medesimo e ornamento, e disciplina, certo che l’armonia lidia infra tutte le altre pare che faccia un simile effetto, nella quale però, insegnandola per erudizione, questi tre termini debbono essere usati, cioè il mediocre, il possibile e il

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convenevole.


FINE DEL LIBRO QUINTO.