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differenti pel più, e pel meno; siccome è la misericordia, e il timore, e ancora l’astrazione. Conciossiachè per tal moto alcuni diventino divoti, e supplichevoli. E per l’armonie sacre veggiamo noi disporsi gli uomini in tale modo, quando e’ cantano i versi, che purgano l’anima, come se e’ confidassino in tal medicina e in tal purificazione.
Un medesimo effetto per necessità interviene in chi ha misericordia, e in chi teme, e finalmente in chiunche ha uno affetto: e negli altri fa tanto, quanto a ciascheduno s’aggiugne d’affetto. Chè tutti per tal mezzo si purgano, e alleggerisconsi l’animo con piacere; e similmente le musiche purgative porgono letizia agli uomini senza nocumento. Onde quegli che hanno a fare spettacoli publici debbono dare simili armonie, e di tale sorte musiche.
Ma perchè lo spettatore è di due sorti, l’uno libero e disciplinato, e l’altro vile, come quello, che è composto d’artefici, e di gente plebea; però ancora a questi tali si debbono dare gli spettacoli, e feste convenienti per ricreargli. E qui così come l’anime di questi simili sono distorte dall’abito naturale, parimente l’armonie debbono essere loro date, che trapassino l’ordine delle buone; anzi quelle che sieno veementi, e rigide, imperocchè la cosa che è propria a ciascuno, quella è che li partorisce il piacere. E però è da permettere a chi gareggia nella musica in tali spettacoli, dove sieno spettatori di tale sorte, che e’ possino usare simile fatta di musica.
E per fare disciplina, siccome io ho detto, si debbe usare musica affettuosa, e armonie simili, e tale è la dorica siccome io ho innanzi detto. Debbesi ancora accettare per buona, se alcuna altra n’è stata approvata da chi conviene nello studio di filosofia, e nella disciplina da farsi per via della musica. Ma Socrate nella sua republica, vi lascia solamente la frigia