Trattato completo di agricoltura/Volume II/Del Topinabò

Del Topinabò

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DEL TOPINABÒ.

§ 769. Il topinabò, topinambour (helianthus tuberosus) è un’altra pianta che ci proviene dall’America, e le cui radici producono esse pure dei tubercoli (fig. 181) capaci di servire all’alimentazione. La parte erbacea rassomiglia [p. 24 modifica]moltissimo al girasole comune, fuorchè il fiore è molto più piccolo. Resiste al freddo, ed i suoi tubercoli possono durare in terra anche negli inverni rigidi.

I tubercoli contengono il 79 per % di acqua, e gli steli il 86. Difficilmente l’uomo s’abitua a mangiare di questi tubercoli perchè contengono un olio essenziale d’un sapore non aggradevole; perciò si adoperano comunemente pel bestiame, avvertendo che dagli esperimenti fatti risulta che 19 di tuberi equivalgono a 7,5 circa di fieno, ben inteso che anche in questo caso i tuberi non devono formare che una parte dell’alimento giornaliero. Anche gli steli possono servire al mantenimento del bestiame, ma 100 chilogrammi di questi equivalgono a 15,5 di fieno.

Per la coltivazione di questa pianta si lavora profondamente il terreno, e si piantano i tuberi a 0m,40 di distanza circa per ogni lato. Esige poco o nessun concime. Nel secondo anno, per quanta diligenza si adoperi per levare tutti i tuberi dal suolo, ve ne resta sempre una quantità sufficciente da ricoprire nuovamente il terreno di piante; che anzi quel terreno in cui si piantano una volta, difficilmente si sgombra dalle piante ripullulanti di continuo, per cui il topinabò non può essere una pianta di ordinaria rotazione; e non si arriva a distruggerne le radici se non falciando replicatamente gli steli mano mano che sorgono da terra.

Un ettaro produce circa 25,000 chilogrammi di radici, e 7500 circa di steli secchi e foglie; ad onta però di questo rilevante prodotto, che può essere anche molto maggiore, il topinabò è pochissimo coltivato da noi forse perchè abbondiamo di foraggi di prateria, e perchè non può essere introdotto senza grave disturbo nella rotazione. Ritengo però che nei terreni magri, purchè non siano troppo umidi, riuscirebbe di molto vantaggio, potendosi abbandonare a questa coltivazione per molti anni, con pochissimo dispendio, e preparare con esso i materiali per una miglior coltura.