Trattato completo di agricoltura/Volume II/Degli Agrumi/3
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coltura in piena terra.
§ 955. La coltura degli agrumi in piena terra è più facile d’assai di quella fatta nei vasi o nelle casse, tanto più se il clima non esige una copertura durante alcuni mesi dell’iuverno. Essa si riduce a mantener soffice il terreno sottoposto alle piante, a mantenerlo in uno stato di conveniente umidità, e soprattutto a rifornirlo delle indispensabili sostanze che vengono mano mano sottratte dalla precorsa vegetazione e fruttiticazione.
Nei primi anni dopo la piantagione, anche dove ciascuna pianta non gode una superficie maggiore di 25 metri, si potranno coltivare altre piante nello spazio intermedio, ben inteso che siano ad una distanza tale dagli agrumi da non ombreggiarli nè da togliere loro l’alimento, nè da impedire il distendersi delle radici. Fra le piante che si coltiveranno in tali spazi si preferiranno quelle che poco levano al suolo delle sostanze che sono necessarie anche alla piantagione principale, che siano di un breve corso di vegetazione, e che richiedano le sarchiature. Sulla riviera di Salò fanno occupare questi spazi intermedj da pianticelle (fig. 316, f.) che si allevano pel commercio, o per rifornire gli spazi vuoti. Nei climi caldi ove gli agrumi occupano uno spazio da 50 a 64 metri quadrati, nei primi anni vi si possono coltivare altre piante e singolarmente il sesamo, la robbia ed anche il cotone se il clima lo permette. Coll’andar del tempo e coll’aumentar delle piante queste coltivazioni mano mano si ristringono finchè il terreno sottoposto si lascia affatto sgombro. Tanto poi nella riviera di Salò quanto in quella del mediterraneo si lavora tre volte la terra entro l’anno, il che presso di noi si fa con una vanga, colla quale facilmente e contemporaneamente si soddisfa ad un’altra operazione, cioè a quella di recidere le radici troppo superficiali, le quali colla zappa vengono piuttosto stracciate che tagliate. Col primo lavoro di primavera, che si fa quando sta per incominciare la vegetazione, o che siansi levati i ripari che servivano a difendere gli agrumi, si interrano i concimi apprestati al momento, o che furono disposti presso le piante prima dell’inverno allo scopo di meglio ripararle dal freddo.
Ogniqualvolta poi si eseguiscono questi lavori, e prima anzi di essi, si rimondano le piante dai rami secchi, guasti, dalle foglie ingiallite, ecc., onde colla putrefazione di queste parti non si producano le muffe, o s’ingenerino insetti nocivi.
Indispensabile è poi l’irrigazione degli agrumi nella stagione estiva, tanto più che ordinariamente queste piante stanno in terreno sciolto ed esposto a mezzodì. L’irrigazione però deve essere proporzionata alla maggiore o minor siccità del luogo, nè dovrà eseguirsi troppo presto in primavera, nè mai troppo tardi verso l’autunno inoltrato, specialmente ove le piante esigono un riparo jemale. Finchè le foglie conservansi verdi e ritte sul loro picciuolo non occorre acqua; ma appena che leggiermente si pieghino od avvizziscano è necessario irrigare. Importa eziandio che l’acqua d’irrigazione sia il meno fredda che si può, onde non raffreddare e far soffrire le radici d’una pianta che, se ama un poco d’umidità, richiede eziandio molto calore. Epperò, ove gli agrumi sono educati sulle basse costiere de’ monti o de’ colli, e che possonsi utilizzare le acque naturalmente defluenti dall’alto, sarà necessario raccogliere queste acque in un grande serbatojo ben esposto al sole onde riscaldarle, essendo queste naturalmente assai fredde; da questo serbatojo si dirigeranno poi per mezzo di canali (fig. 316, g. h.), verso le ajuole o gli scaglioni sui quali stanno le piante. Dove gli agrumi sono educati in pianura, e dove non si abbiano naturalmente al posto acque d’irrigazione, abbisognerà quivi pure costruire larghe, ma poco profonde cisterne ove conservar acqua piovana raccolta naturalmente od ivi condotta artificialmente. Insomma non si dovrebbe adoperar mai acqua di una temperatura inferiore a +15° o +20°. In questi serbatoj si dovrebbero introdurre sostanze che per la loro qualità o per la loro fermentazione, servissero a render l’acqua più opportuna allo scopo. L’irrigazione d’estate si farà sempre dopo il tramonto od almeno due ore prima della levata del sole, all’uopo di stare più che si può in relazione colla temperatura del terreno: nella primavera e nel principio d’autunno invece si irrigherà di buon mattino. Nei terreni sciolti s’irrigherà una volta per settimana, e nei terreni argillosi una volta almeno ogni 15 giorni.
L’irrigazione si farà per imbibizione lenta, allo scopo di far imbevere meglio la terra, raffreddandola di meno ed evitandone la compressione. Come pure si eviterà di bagnare troppo vicino al tronco, essendo le più lontane e sottili radici quelle che servono ad assorbire l’umidità. Quindi, ove il terreno sia piano e tutto destinato alla coltivazione degli agrumi, si farà scorrere lentamente l’acqua nei solchi che separano una ajuola dall’altra; e dove la linea sia unica, come ordinariameute avviene ove l’aranciera è a scaglioni, si condurrà l’acqua per mezzi di canaletti di cotto ed in vivo lungo il lato che guarda verso la costa, e da questi la si lascerà debordare ad un metro o più lungi della pianta, intercettandone il corso entro i detti canali.