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296 | coltura in piena terra. |
metri quadrati, nei primi anni vi si possono coltivare altre piante e singolarmente il sesamo, la robbia ed anche il cotone se il clima lo permette. Coll’andar del tempo e coll’aumentar delle piante queste coltivazioni mano mano si ristringono finchè il terreno sottoposto si lascia affatto sgombro. Tanto poi nella riviera di Salò quanto in quella del mediterraneo si lavora tre volte la terra entro l’anno, il che presso di noi si fa con una vanga, colla quale facilmente e contemporaneamente si soddisfa ad un’altra operazione, cioè a quella di recidere le radici troppo superficiali, le quali colla zappa vengono piuttosto stracciate che tagliate. Col primo lavoro di primavera, che si fa quando sta per incominciare la vegetazione, o che siansi levati i ripari che servivano a difendere gli agrumi, si interrano i concimi apprestati al momento, o che furono disposti presso le piante prima dell’inverno allo scopo di meglio ripararle dal freddo.
Ogniqualvolta poi si eseguiscono questi lavori, e prima anzi di essi, si rimondano le piante dai rami secchi, guasti, dalle foglie ingiallite, ecc., onde colla putrefazione di queste parti non si producano le muffe, o s’ingenerino insetti nocivi.
Indispensabile è poi l’irrigazione degli agrumi nella stagione estiva, tanto più che ordinariamente queste piante stanno in terreno sciolto ed esposto a mezzodì. L’irrigazione però deve essere proporzionata alla maggiore o minor siccità del luogo, nè dovrà eseguirsi troppo presto in primavera, nè mai troppo tardi verso l’autunno inoltrato, specialmente ove le piante esigono un riparo jemale. Finchè le foglie conservansi verdi e ritte sul loro picciuolo non occorre acqua; ma appena che leggiermente si pieghino od avvizziscano è necessario irrigare. Importa eziandio che l’acqua d’irrigazione sia il meno fredda che si può, onde non raffreddare e far soffrire le radici d’una pianta che, se ama un poco d’umidità, richiede eziandio molto calore. Epperò, ove gli agrumi sono educati sulle basse costiere de’ monti o de’ colli, e che possonsi utilizzare le acque naturalmente defluenti dall’alto, sarà necessario raccogliere queste acque in un grande serbatojo ben esposto al sole onde riscaldarle, essendo queste naturalmente assai fredde; da questo serbatojo si dirigeranno poi per mezzo di canali (fig. 316, g. h.), verso le ajuole o gli scaglioni sui quali stanno le piante. Dove gli agrumi sono educati in pianura, e dove non si abbiano naturalmente al posto acque d’irrigazione, abbisognerà quivi pure costruire larghe, ma poco