Trattato completo di agricoltura/Volume I/Selvicoltura/10
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della purgazione.
§ 381. La purgazione è il diradamento delle piante che troppo fitte crescano in un bosco in seguito ad una semina artificiale o naturale per mezzo de’ matricini.
Iu qualunque modo siasi procurata la semina d’un bosco, avviene spesso che le piante crescano così fitte che tutte non potrebbero arrivare alla conveniente grossezza od estensione; che anzi le une nuocendo alle altre, ben poche, ed irregolarmente, farebbero bella riuscita; oppure avviene che in alcuni spazi trovinsi troppo rade, ed in altri troppo fitte. In ambedue i casi abbisogna che l’arte supplisca col diradare le piante e mantenerle a quella distanza che è voluta dalla qualità del bosco, o della pianta, o dell’uso cui essa si vuol destinare.
§ 382. Cominciando dai boschi a ceppata abbiamo detto che nel loro impianto si deve mantenere la distanza di metri 3 fra linea e linea, ma che, sulla stessa linea, la semina può fornire un numero troppo abbondante di nuove piante, e tale da essere tre o quattro volte maggiore di quello che richiedesi perchè fra ciascuna di essa siavi una distanza di metri 2 circa. In tal caso, appena scorgasi che le piante si possano nuocere colle radici o col reciproco ombreggiamento, dal 3.° al 6.° anno, e tanto più presto quanto più sono fitte, sì passa ad una prima purgazione, la quale può servire per ripopolare quelli spazi che fossero troppo radi di piante, o per l’impianto di nuovi boschi: e se non v’è l’opportunità di fare alcuna di queste due operazioni avremo legna sottile da fascine. Verso il 10.° o 12.° anno si farà una seconda ed ultima purgazione la quale sarà più o meno abbondante a norma che la rotazione da stabilirsi nel bosco sarà più o meno lunga. Per una rotazione di 10 anni a 15 si manterrà una distanza di 2m,0, ben inteso che fra linea e linea siavi quella di metri 3; se la rotazione sarà superiore ai 15 anni si manterrà una distanza di 2m,50 ai 3m,0. — Come già dissi la purgazione non deve essere fatta in una sol volta, ma in due, accio il sole non inaridisca il terreno percuotendolo troppo liberamente; e perchè vi sia una maggior caduta di foglie che serve a migliorare il terreno, quando vengono rincalzate le ceppate nei primi anni.
§ 383. Per le capitozze forti si manterrà fra pianta e pianta una distanza tale che ognuna possa occupare 3m,0 di superficie. Le capitozze dolci si possono mantenere più ravvicinate, poichè la loro rotazione è più breve, come più breve è pure la loro durata. Quando siano sopra una sol linea, si darà loro una distanza di 0m,75 circa; quando le linee siano più di una, tra linea e linea si frapporrà lo spazio di 1m,50 ai 2m,0.
§ 384. Nelle fustaje la purgazione va soggetta a molte variazioni, che non si potrebbero indicare se non portando degli esempi. Pongasi d’aver fatta una semina a gettata od in linea di semi di quercia, di olmo, per avere una fustaja atta a fornirci legname da costruzioni; pongasi anche, come convien sempre, che questa semina sia stata abbondante e che ci abbia fornito numerose pianticelle. Allora dal 4.° al 6.° anno leveremo tante pianticelle in modo che le restanti occupino almeno 2m quad.i di superficie, lasciando le più dritte e vegnenti; indi a 15 anni si farà una nuova purgazione, togliendo di preferenza le più tristi e tortuose, e lasciando fra le altre una superficie di 4m quad.i. Nel 40.° anno si farà una nuova purgazione che lasci alle piante una superficie di 6m circa; nel 60.° una quarta purgazione darà loro una superficie di 10m circa; e se il bosco è ancor vegeto, e che le piante promettano buona e lunga riuscita, si lascerà loro godere con una quinta purgazione nel 80.° anno, una superficie di 12m,0 a 15m,0. Con ciò queste fustaje, la cui rotazione sorpassa i 100 anni, e che si ritenevano convenienti soltanto allo stato, possono essere profittevoli anche al privato coll’abbondante ricavo delle purgazioni, e singolarmente delle tre ultime che darebbero un legname di 40, 60 ed 80 anni. Inoltre dopo i 40 anni il terreno potrebbe ridursi a pascolo senza danno del bosco, oppure potrebbesi abbandonare alla vegetazione di piccoli arbusti e cespugli.
Nelle vere fustaje dei monti all’incontro non è possibile eseguire esattamente queste operazioni, per gli ineguali declivi, per le sinuosità delle valli, ruscelli, ecc., non che per condizioni del clima, pei venti, per le nevi, ecc. In un bosco promiscuo di piante frondifere, si toglieranno sempre mano mano quelle la cui vita è più breve, che maggiormente soffrono la stillazione, ed i venti o le nevi quando fossero alte. Si leveranno eziandio quelle che furono seminate solo all’intento di servir di riparo ad altre più dilicate quando sono giovani, e che nei primi anni crescono lentamente; come per esempio, le betule, le tremule ed il salice caprino seminato a difesa degli abeti. Così pure si leveranno quelle che non possono essere governate con una rotazione pari a quella delle altre piante che si vogliono conservare.
Nelle fustaje resinose, la cui rotazione è di circa 130 anni, nei luoghi non soggetti alle nevi, la prima purgazione si farà al 10.° anno; indi ogni 20, sino all’epoca del taglio, perchè diradandole ad intervalli minori crescerebbero meno dritte e svelte; la superficie che dovranno occupare dopo le ultime purgazioni sarà di circa 10m quad.i di superficie. Quando però sia facile la caduta di gran quantità di nevi, allora abbisognerà praticare la purgazione ogni 10 o 15 anni, allo scopo che le piante non essendo mai troppo fitte, la neve non possa fermarvisi sopra in tal quantità che col di lei peso rompa e schiacci le piante. Anche i larici, quantunque perdano le foglie nel verno, se però sono in posizione che le nevi cadano in autunno, quando sono ancor rivestiti di foglie, abbisognano delle stesse cure. Questo danno che possono arrecare le nevi, è da e vi farsi con gran cura nei boschi resinosi, poichè sappiamo che queste piante, rovesciate e rotte, non rimettono dal piede. Nei boschi di piante frondifere, se avviene un tal guasto, sarà bene tagliare le piante al piede, riducendole a ceppata.
Le fustaje d’abete rosso dopo venti anni cominciano a purgarsi da sè stesse, poichè sviluppandosi le più robuste soffocano le altre, ma anche le più deboli danneggiano le prime col diminuir loro il nutrimento. Comunque sia, questo modo naturale di purgazione può essere irregolare, e divenire tanto eccessivo in qualche punto da presentare quasi degli spazi vuoti, accessibili alle valanghe ed alle frane; epperò sarà sempre miglior cosa il procedere alla purgazione artificiale.
Sull’ultima linea della vegetazione e nelle orlature, quando sono richieste dalle circostanze, o non si purgherà punto o ben poco.