Trattatelli estetici/Parte seconda/VII. Gli album

Parte seconda - VII. Gli album.

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VII.

GLI ALBUM.

Conosco moltissimi che, professando letteratura, impinguano di ricordi certi loro repertorii, a cui pensano dover indi ricorrere tutte le volte che la loro fantasia abbisogni di rimanere inaffiata. Questi repertorii, quando siano composti e adoperati con discrezione, tornano a vero dire utilissimi; ma sono di un grandissimo danno a que’ vôti cervelli che, riempiendo il repertorio, si avvisano di riempiere se medesimi. Il proverbio notissimo a tutti i fanciulli, che al cader della carta scappa via la dottrina, par fatto, meglio assai che per altri, per siffatta guisa di collettori. Non saprei ben dire quale, ma so di aver [p. 44 modifica]letto nell’opere di qualche bravo scrittore, tanto togliersi alla memoria quanto si concede alla carta, sentenza, che, presa entro certi limiti, mi sembra assai vera. Forse essa vale rispetto alle lettere ciò che riguardo ai contratti importa quest’ altra: avervi tanto minor sicurezza nell’impiego di un capitale, quanto sono maggiori le scritte malleverie. So che i causidici non saranno affatto del mio parere; ma condonino questa spropositata opinione alla mia pressochè piena inesperienza del foro.

Venendo ora agli Album, domando alle signore che gli hanno in concetto si grande: che cosa significa questo ricorrere ad un libro che con disegni, con poesie, od altri tali mezzi tenga viva nella loro mente la memoria delle amiche persone? Sarebbe questa una tacita confessione che le impressioni che si ricevono dalle amicizie a’ di nostri, siano meno profonde di quelle del tempo andato? Io sono ben lontano dal formar questo giudizio rispetto alle mie gentili contemporanee, ma non mi spiace di rendernele avvertite di questa poco piacevole riflessione, a cui potrebbe esser dato ragionevol motivo dalla soverchia smania degli Album. Mi sento rispondere che non tutti quelli che scrivono, o disegnano, o in qualsivoglia altra guisa intromettono la propria mano negli Album, devono stimarsi amici. Voleva ben dire che mi fosse tocco di vivere in tempi tanto beati da poter essere conceduto a pressochè [p. 45 modifica]ogni signora di possedere quel tanto corredo d’amici, quanti sono i nomi registrati nel loro libretto! Ma se non sono amici que’ tutti che prendono parte alla formazione dell’Album, che cosa sono dunque? E che cosa è il libro esso medesimo?

A voler esaminare con qualche attenzione taluno di questi Album, non ne verrebbe per verità troppa lode nè a chi vi mise entro i testimonii della propria scempiaggine, nè a chi tollerò di farsi raccoglitrice delle scempiaggini altrui. Non sarà ch’io discenda a citazione veruna; ma davvero che se non fosse mio divisamento di escludere da queste chiacchiere di lettere e di costumi ogni spiacevole applicazione individuale, ne avrei di assai belle da raccontare. Forse che questa misarà facilmente creduta; ma e l’altra che io sono per dire mi sarà creduta del pari, benchè vera ancor essa nè più nè meno della prima? Se da un lato avrei abbondante copia di citazioni poco onorevoli alle posseditrici degli Album non meno che a chi contribuisce ad arricchirli; dall’altro iscarsissimo è il numero degli esempi che io sapessi allegare in cui lo scrittore, o disegnatore, od altro che sia, mostri di aver convenientemente compreso l’ufficio di siffatti libri, ed il modo onde vogliono essere lodate le persone per cui sono fatti.

Pochi scritti (e dei disegni può tenersi il discorso medesimo, se non forse con più ragione) [p. 46 modifica]sono siffattamente proprii ad essere inserti nell’Album, che non istessero egualmente bene, e spesso meglio allogati, in qualsivoglia altra collezione di bei motti e di complimenti. E lasciamo stare che il più delle volte non c’entra nė il bel motto, nè il complimento; o scappano, se vi sono, di sotto via la spropositata lunghezza degli idillii, delle canzoni, e per poco non direi dei sonetti, che ti sembrano fatti di cento anzichè di quattordici versi, tanto sono stucchevoli! Sono ben lungi dal volere dettare una poetica per gli Album, sebbene molte avvertenze si potrebbero suggerire per chi scrive in siffatti libri, alle quali si può passar sopra senza rimorso in altre occasioni.

Un Album affatto particolare e degno di essere imitato, almeno per mio gusto, si è quello da me veduto anni sono in mano di una dama forestiera, e che ho buone ragioni per credere fosse a principio immaginato e composto dal notissimo principe de Ligne. Conteneva quest’Album una quantità grande di disegni, levati a caso da uno od altro luogo, senza mira di sorte, tanto nella scelta, quanto nella disposizione, solo che offrivano tutti, qual più qual meno, una qualche singolarità o nella inventiva o nel lavoro. Sotto ciascheduno vi avea una leggenda, sia in versi, sia in prosa, d’autore latino, italiano, francese, o d’altra nazione a capriccio, riferibile però sempre al disegno; sicchè e alla vista materiale del[p. 47 modifica]l’occhio, e a quella dell’intelletto, rimaneva campo a spassarsi per una grande e bella varietà di pensieri e di rappresentazioni.

Album di tutt’altra specie, sebbene non portasse un tal nome, possiamo intitolare la bizzarra collezione di storielle, detti frizzanti, e simili, che sappiamo aversi il Lichtenberg compilata, per gettarvi su l’occhio ne’ momenti bisbetici della sua vita; egli che ne doveva avere non pochi, a far giudizio di lui da quanto scrisse nelle proprie Memorie. E tanto mi piacque l’accorgimento di questo prussiano, e ne intesi per modo l’importanza e l’utilità, almeno rispetto a certi naturali inclinati all’ipocondria, che mi sono anch’io creato in un libro una fonte inestinguibile di riso, per l’ore più serie che io m’abbia, raccogliendo in esso tutto quello che mi accade di vedere io medesimo, e di udirmi raccontare di più notabile per insensatezza, o, se si vuole, per semplice stravaganza. Ben è vero che alcuna volta non posso usare questo rimedio, essendo la malinconia tanto grave ed opprimente, e l’animo mio si fieramente occupato, o distratto che dir vi piaccia, da tormi fin anco la ricordanza del libro, o se non altro la voglia di alzarmi di dove giaccio, e di aprirlo per farne lettura.

Chi volesse impiegare un po’ di attenzione, e prender la parola Album in qualche larghezza di significato, si accorgerebbe che, dal più al meno, tutti, quanti siamo, abbiamo il nostro [p. 48 modifica]Album, o luogo di ricordi, e che veniamo formandolo, senz’accorgercene, a tutte l’ore. Alcuni lo hanno nel loro giardino inglese, altri nella loro galleria; ove è da cercarlo nella collezione dei libri, ove nel mobiliare della casa. E più sempre allargando le idee, abbiamo in tutti gli oggetti della terra e del cielo che ci cadono sotto gli occhi un Album proprio di ciascheduno di noi, dacchè ciascheduno di quegli oggetti assume un diverso significato secondo la diversità degli affetti e delle intenzioni di chi li contempla.

Che bisogno ci è dunque di un libro, o di una cifra? A farvi ricordare tale o tal altra persona, meglio del disegno, o dei versi, o del bel periodetto, non sono opportuni que’ luoghi ne’quali eravate soliti di vederla, e le parole che tra voi si scambiarono, e l’ora più specialmente destinata ai vostri colloquii? Possono le parole e i disegni venire in soccorso dell’altre memorie profondamente nell’anima radicate, ma dove queste mancassero, le parole e i disegni avrebbero l’utilità di un commento quando l’opera cui si riferiva è perduta. Usarono gli antichi popoli imprimere il cielo dei proprii fasti, facendo le costellazioni depositarie di nomi e di date meritevoli di ricordanza immortale; questa è tendenza naturalissima di ogni cuore che sente profondamente. Misero chi può camminare per la propria città e parergli che sia, come a dire, tutta d’un pezzo, senza ineguaglianze e risalti che gli bat[p. 49 modifica]tano all’occhio più volentieri, e da cui rimangano commosse le fibre più fortemente! Misero quegli a cui tutte l’ore non danno che un suono, a cui tutti i nomi rendono la stessa immagine, e il cui presente nulla sa imbevere del passato, nulla trasfondere nell’avvenire! Nulla sono di per loro le muraglie uniformi di un edifizio, la striscia azzurra dell’acque che scappa agli occhi interrottamente frammezzo gli alberi, il cielo colle sue nubi, colle sue stelle, colle sue tinte cangianti sul tramonto e sull’alba, nulla gli uomini stessi, e la loro voce, e la loro fisonomia a chi non sappia altro leggere fuor quello che cogliesi di presente; ma inesprimibile è la eloquenza, non solo della voce, del gesto, e della fisonomia, ma di tutti ancora gli oggetti inanimati che ho fin qui ricordato e di que’ tutti che ognuno saprà ricordare di per sè stesso, per chi ha l’anima feconda di rimembranze, e rende atto a suscitargli desiderii e speranze ciò tutto che vede, e tra cui vive e si aggira. La formazione di un tal Album libererà dalla noia, capitale nemico e terribile sovra tutti, la nostra vita. E questo Album sarà ben altro che una sterile collezione di nomi e di lavori, o mediocri o stranieri alla nostra felicità, ma un repertorio prezioso di cari conforti e di onorati eccitamenti al ben fare. Potendo aprire un tal libro a nostro diletto, nella parte che meglio ne giova, sarà di molto scemato quel peso di tribolazione, che, qual più [p. 50 modifica]qual meno, dobbiamo tutti per tutto e in ogni tempo portare.