Tommaso Moro (Pellico, 1883)/Atto quinto

Atto quinto

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Atto quarto Nota
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ATTO QUINTO.

Piazza.


SCENA I.

Parecchi Cittadini.


1° Cittad. Detto vien ch’un de’ giudici pentito
Andò a’piedi del re.— «Sire, gli disse,
Moro è innocente.»
2° Cittad.                                    E il re?
1° Cittad.                                              Da sè con ira
Il pentito cacciò.
2° Cittad.                               La perfid’Anna
Così cangiò del buon Arrigo i sensi;
A stragi sempre ella il sospinge.
1° Cittad. A torto
Odio su lei si scaglia universale,
Per iscusare il re. Causa innocente
De’ delitti d’Arrigo è la infelice.
Chi dappresso la vede assevrar puote
Ch’ella molto con lagrime, ed invano,

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A prò di Moro adoperossi.
2° Cittad.                                              Il Cielo
Deciderà dove maggior sia colpa.
Ma intanto Moro oggi perisce.
1° Cittad.                                                   Il padre
Della patria! Colui che dopo i sommi
Di corte onori, a sua privata vita
Povero ritornò! Colui che l’oro
Altrui non guardò mai nè il nascimento,
Giustizia amministrando! Il sol che ardito
Parlasse il vero al popolo ed a’ grandi!
2° Cittad.Ah! la Inghilterra che una volta io vidi
Non è più questa! Non dirò d’Arrigo:
Egli è nostro signor: dobbiam suoi falli
Con ossequio compiangere, e tacerci.
Ma quel che parlamento anco si noma
Ch’altro è più in nostr’età, fuorchè vil gregge
D’esecutori d’ogni rio comando,
Cui se dicesse Arrigo: «Ite, l’incarco
» Io vi do di carnefice,» la infame
Scure giocondi afferreriano tutti?
1° Cittad. Taci, incauto. Non vedi intorno intorno
Satelliti aggirarsi?
2° Cittad.                               E chi son quelli
Ch’escon delle prigioni?
1° Cittad.                                         Alcuni a smorta
Donna sostegno fansi.
2° Cittad. Ohimè! la figlia
Di Moro è primogenita!


SCENA II.

MARGHERITA, altri Cittadini e detti.


Margher.                                                  Crudeli!
Ove mi strascinate? Al padre mio
Perchè svelta m’avete? Io sino al fine
Voglio vederlo! Io, dacchè vivo, i guardi

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Insazïata su lui tenni sempre,
Ed abbastanza nol mirai! Raccorre
Tutte vogl’io le sue sacre parole!
Privar me figlia sua, me d’una pure
Di sue parole estreme, o scellerati,
È inaudita barbarie! Io son la prima
Delle figliuole sue, quella cui volse
Più lunghe cure! Alma non v’era al mondo
Che il conoscesse siccom’io; che tanto
Lo riverisse e amasse! Ed egli amava
La maggior figlia sua, come colei
Che più intendealo e più bisogno avea
D’esser con lui!
1° Cittad.                          Chi mai di filïale
Amor con tanta tenerezza espresse
I sacri sensi?
Margher.                     Ah! voi con me piangete,
E inesorabilmente al padre mio
Mi volete involar! Qui vo’ fermarmi,
Qui sulla via del suo fero supplizio
Il vo’ aspettar! Vostra pietà è codardo
Ufficio ch’io disprezzo e maledico.
No! altrove più non mi trarrete. Io voglio
Rivederlo, o morir!
3° Cittad.1                                    Quando svenuta
Un istante ti vide, a noi commise
Il padre tuo di ricondurti al tetto
Della misera madre.
Margher.                                    Il duro cenno
Di staccarmi da lui, no, non vi diede
Il padre mio. Qual di sua figlia amata
Siasi il coraggio ei sa, qual sia l’immenso
Uopo ch’ell’ ha di stargli ancora a fianco.
Riedere a lui, deh! mi lasciate.
3° Cittad.                                                   In questi
Ultimi sacri istanti suoi tuo padre
Ha di pace mestieri.

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Margher.                                             Ultimi istanti!
Ultimi dunque son? Ognuno il dice,
Il dico io stessa, e pur nol credo ancora!
Prodigi oprerà Iddio tal mostruoso
Avvenimento ad impedir: la morte,
E per man d’un carnefice! la morte
Del più retto degli uomini! Il re l’ama;
Il re ucciderlo finge: il re non vuole
Se non che spaventarlo. Oh sconsigliata
Finzïon disumana! E così poco,
O stolto rege, il padre mio conosci,
Da presumer che in lui possan catene
E terrori di morte? Ahimè! che parlo?
E a morte da parecchi anni non veggio
Trarre innocenti tuttodì? Mio padre
Uccider vonno! ucciderlo!
3° Cittad.                                             T’acqueta.
Margher.Ch’io m’acqueti, allorquando orfana fammi
L’iniquità d’un vil tiranno e vostra?
L’ingratissimo re sia maledetto
Da’ presenti e da’ posteri! e del pari
Maledetti, o pacifici codardi,
Siate in eterno voi, per la cui rea
Calma i giusti periscon! Me frementi
A che mirate? Io sono, io son la figlia
Di quel Tommaso Moro, a cui fur colpa
Le sue virtù. Non gli assomiglio in tutti
Gl’incliti pregi suoi, ma rea son pure
D’amar la patria e d’amar Dio! son rea
D’esecrare i vigliacchi e negar fede
Al vantato valor d’empie riforme
Santificate da rapine e sangue.
Me pur, me pur date agli sgherri; io merto
Col mio padre morir, io morir voglio
Accanto a lui!
3° Cittad.                    Quai detti! Intorno ferve
Tutta la turba. Ah! inutili tumulti
Non eccitiam!

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Margher.                               Non paventar. Di rabbia
Ferve la turba contro me, che ardisco
Pusillanime dirla e innanzi a Dio
Mallevadrice d’assassinio tanto!
A nobil pazienza avvezzi troppo
Oggi sono i Britanni. Alcuno un brando
Non alzerebbe ad impedir la morte
D’un innocente cittadin, che tutta
A magnanimo oprar volse la vita!
D’un cittadin che alla sua patria amata
Tanto lustro aggiungea! d’un cittadino
Che favorito fu d’un re, e parola
Adulatrice non drizzògli mai!
1° Cittad. Dritto favelli. Chi mortal sì degno
Nega salvar, non è Britanno!
2° Cittad.                                                        Viva
Tommaso Moro!
Molti                               Viva! Egli è innocente!
3° Cittad. Miseri noi! Che fia? Contro la plebe
Or si scaglian le guardie. Almen la figlia
Di Moro dal periglio or si sottragga!2
Margher.3All’armi! all’armi! il padre mio salvate!


SCENA III.

Alcune guardie prorompono ed il popolo si acquieta; CROMWELL.


Cromwell.Donde movean le ribellanti grida?
Molti.                                         Grazia vogliam dal re.
Cromwell.Tacete, audaci. E quando mai si vide
Tanto lamento per un empio?
1° Cittad.                                                        Un empio
Tommaso Moro?
2° Cittad.                               Un innocente è Moro.
Cromwell.Buoni Britanni, della patria amici,

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Sedur non vi lasciate. Un traditore
Della patria fu Moro. Ei della chiesa
Non volea la riforma; ei ligi a Roma,
A idolatrico culto, ad ignoranza
In eterno voleane. Il sapïente
Nostro monarca, del Vangel fautore
E delle patrie glorie, ire impuniti
Non può, non dèe lasciare i traditori!
Alcuni. È vero! è ver!
1° Cittad.                          Qui di Vangel, di patria.
Parlasi ognora, e vïolenza regna!
Cromwell.Atterrate il ribelle! — E voi fedeli
Cittadini, in silenzio il doloroso
Spettacolo mirate. Al suo destino
Il reo Tommaso Moro ecco vien tratto.
2° Cittad.Come serena il generoso innalza
All’usato la fronte, e amicamente
Alla pietà del popolo che il mira
Sorridendo risponde!


SCENA IV.

Parecchi Soldati fanno far largo. Avanzasi MORO lentamente fra i suoi custodi.


Moro.                                    Ah! ch’io un istante
Qui mi soffermi! — Ecco la via che adduce
Al già felice mio tetto paterno.
Ch’io da lunge un istante ancor vagheggi
Quel caro tetto; d’or innanzi il tetto
Di derelitta vedova languente
E di figli che padre ahi! più non hanno!
Intenerirmi, no, non arrossisco:
I suoi dritti ha natura.
2° Cittad.                                   Oh sventurato!
L’albergo ei mira de’ suoi figli, e piange.
Moro.Questo pianto tergiam. — Su quella casa
La man di Dio riposi, e intemerati
Serbi color che l’abitan, sì ch’uno

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Non se ne perda, e li rivegga io in cielo!
Ah! la mano di Dio posi su tutta
Questa nativa mia terra diletta!
Protegga i buoni ond’ella abbonda, e sforzi
I malvagi a temerla e rïamarla!
Ponga fine agli alterni odii feroci
Che di religïone usurpan nome,
Ed a color che schietti erran, perdoni! —
Andiam. — Là sorge il feral palco. Oh santo
Di Rochester pastor! mia dolce guida
Per sì lungh’anni! tu quel palco dianzi
Coraggioso ascendesti, e tu sei quegli
Che, giunto in Ciel, tosto da Dio impetrasti
Ch’ivi l’amico tuo ti seguitasse!
Voci Lontane.
Un varco!
Moro.               Che sarà?
Voce di Margher.                                    Padre!
Moro.                                                  La voce
Di Margherita! Ohimè!


SCENA V.

MARGHERITA con altri Figli e Figlie di MORO e detti.


Margher.                                         Padre, i tuoi figli
L’ultima volta benedici!4
Gli altri Figli.                                         Oh padre!
Moro.Oh strazïante vista! Oh amati figli!
Ch’io tutti ancor vi stringa al sen! Con quanta
Dell’amor mio paterno è la possanza
Tutti, tutti del par vi benedico.
Margher.Noi non potè la madre a quest’addio
Ultimo accompagnar.
Moro.                                    Pietoso a lei
Deh! siate ajuto, o figli amati, e Dio
Daravven guiderdon. — Con dignitosa

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Forza portate e povertà e dolori.
Io ven diedi l’esempio. Altra ricchezza
Lasciarvi non poss’io; ma quest’esempio
Conforto recheravvi. — Oltre misura
Non mi piangete, o lacerati cuori;
Per me pregate, io pregherò per voi.
Ed insieme preghiam, io dagli eterni
Luoghi e voi sulla terra, o figli miei,
Per l’infelice nostro re, per tutti
Quei che a voi mi rapirono. E s' alcuno
Degli uccisori miei precipitato
Fosse un dì negli affanni, e fuggitivo
Si presentasse a vostra porta.... asilo,
Per amor mio, soccorso a lui porgete,
Come a fratel: chè a tutti ho perdonato!
2° Cittad. Oh magnanimo spirto!
Margher.                                         Oh padre mio!


SCENA VI.

ALFREDO e detti.


Alfredo.Olà! in nome del re....
2° Cittad.                                         Viene di corte
Il vecchio Alfredo.
Alfredo. Olà! fermate! — O Moro,
Odi: il re a te mi manda. Io sue ginocchia
Lagrimando abbracciai. Salvarti ancora
Egli consentirebbe. Un solo detto
Pronuncia, ed annullata è la condanna.
Margherita e gli altri Figli.                         
Padre! pietà!
Tutto il Popolo.                          Ti salva!
Alfredo.                                         Ossequio presta
All’oprata riforma.
Moro.                                    È dover mio
Solennemente dichiarar morendo
Che la fede paterna, abbenchè tanto

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Da’suoi nemici denigrata, è quella
Che veritiera a’ guardi miei rifulge;
E dover mio giurar ch’empie riforme
Reputo quelle tutte, a cui suggello
Sono calunnie, e orrende stragi, e scherno
D’ogni dritto civil. Da vergognose
Sfrenate passïoni Arrigo ottavo
È traviato. Lo compiango, e giorni
Di pentimento gli auguro e di pace;
Ma obbedirgli non posso.
Alfredo.                                         E colla vista
Del palco innanzi a te....
Moro.                                         La regia grazia,
Pria di peccar contro il mio Dio, rigetto.
Alfredo.Oh forte!
Margher.                Amato padre, i figli tuoi
Ti piangon disperati, e d’esser figli
Vieppiù si glorian di tant’uom!
Cromwell.                                                  La grazia
Ei rigettò: la morte sua s’adempia!
Moro.5Da valorosi separiamci. Addio!
Margher.Padre! — Ahi, da me l’hanno strappato! Io manco.
Moro.— Cromwell, un detto.
Cromwell.                                       Che?
Moro.                                              Tu esulti.... Trema!
Me su quel palco seguiranno in breve
La troppo sventurata Anna.... e Cromwello!6


SCENA ULTIMA.

I precedenti, eccettuati i partiti.


Cromwell.Il ciel disperda l’empio vaticinio!
Ma qual terrore ineluttabil mise
Nell’alma mia!
Alfredo.                         Quell’innocente è giunto
Al fatal loco. — Egli la scala ascende.

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Oh rimorso! Ed io pur tra i giudicanti,
Che il condannar, m’assisi! — Oh vista! Egli alza
Al ciel le mani, e supplicante accenna
Intorno intorno la città: — egli prega
Pe’ cari suoi, pe’ suoi nemici. — Ei siede
Sorridendo, — la testa egli reclina, —
Ahi quello è il lampo della scure!
Popolo.                                                        Oh colpo!
Alfredo. Oh barbaro assassinio!
Popolo.                                         Un giusto egli era!

Note

  1. Uno dei due che la sostengono.
  2. Egli ed un altro conducono via Margherita.
  3. Partendo.
  4. Corrono a lui e gli s’inginocchiano intorno.
  5. Ai figli.
  6. Parte fra guardie.