Tommaso Moro (Pellico, 1834)/Atto Quinto
Questo testo è incompleto. |
Silvio Pellico - Tommaso Moro (1834)
Atto Quinto
◄ | Atto Quarto | Nota | ► |
ATTO QUINTO.
PIAZZA.
SCENA PRIMA.
PARECCHI CITTADINI.
- PRIMO CITTADINO
- DETTO vien ch’un de’giudici pentito
- Andò a’piedi del re. - «Sire, gli disse,
- «Moro è innocente.»
- SECONDO CITTADINO
- E il re?
- PRIMO CITTADINO
- Da se con ira
- Il pentito cacciò.
- SECONDO CITTADINO
- La perfid’ Anna
- Così cangiò del buon Arrigo i sensi;
- A stragi sempre ella il sospinge.
- PRIMO CITTADINO
- A torto
Odio su lei si scaglia universale,
- Per iscusare il re. Causa innocente
- De’delitti d’Arrigo è la infelice.
- Chi dappresso la vede assevrar puote
- Ch’ella molto con lagrime, ed invano,
- A pro di Moro adoperossi.
- SECONDO CITTADINO
- Il Cielo
- Deciderà dove maggior sia colpa.
- Ma intanto Moro oggi perisce!
- PRIMO CITTADINO
- Il padre
- Della patria! Colui che dopo i sommi
- Di corte onori, a sua privata vita
- Povero ritornò! Colui che l’oro
- Altrui non guardò mai nè il nascimento,
- Giustizia amministrando! Il sol che ardito
- Parlasse il vero al popolo ed a’grandi!
- SECONDO CITTADINO
- Ah! la Inghilterra che una volta io vidi
- Non è più questa! Non dirò d’Arrigo:
- Egli è il nostro signor: dobbiam suoi falli
- Con ossequio compiangere, e tacerci.
- Ma quel che Parlamento anco si noma
- Ch’altro è più in nostr’età, fuorchè vil gregge
- D’esecutori d’ogni rio comando,
- Cui se dicesse Arrigo: «Ita, l’incarco
- «Io vi do di carnefice» la infame
- Scure giocondi afferreriano tutti?
- PRIMO CITTADINO
- Taci, incauto. Non vedi intorno intorno
- Satelliti aggirarsi?
- SECONDO CITTADINO
- E chi son quelli
- Ch’escon delle prigioni?
- PRIMO CITTADINO
- Alcuni a smorta
- Donna sostegno fansi.
- SECONDO CITTADINO
- Ohimè! la figlia
- Di Moro è primogenita!
MARGHERITA, ALTRI CITTADINI, E DETTI
- MARGHERITA
- Crudeli!
- Ove mi strascinate? Al padre mio
- Perchè svelta m’avete? Io sino al fine
- Voglio vederlo! Io, dacchè vivo, i guardi
- Insazïata su lui tenni sempre,
- Ed abbastanza nol mirai! Raccorre
- Tutte vogl’io le sue sacre parole!
- Privar me figlia sua, me d’una pure
- Di sue parole estreme, o scellerati,
- È inaudita barbarie! Io son la prima
- Delle figliuole sue, quella cui volse
- Più lunghe cure! Alma non v’era la mondo
- Che il conoscesse siccom’io; che tanto
- Lo riverisse e amasse! Ed egli amava
- La maggior figlia sua, come colei
- Che più intendealo e più bisogno avea
- D’esser con lui!
- PRIMO CITTADINO
- Chi mai di filïale
- Amor con tanta tenerezza espresse
- I sacri sensi?
- MARGHERITA
- Ah! voi con me piangete,
- E inesorabilmente al padre mio
- Mi volete involar! Qui vo’fermarmi,
- Qui sulla via del suo fero suppolizio
- Il vo’aspettar! Vostra pietà è codardo
- Ufficio ch’io disprezzo e maledico.
- No! altrove più non mi trarrete. Io voglio
- Rivederlo, o morir!
- TERZO CITTADINO
- (Uno dei due che la sostengono.)
- Quando svenuta
- Un istante ti vide, a noi commise
- Il padre tuo di ricondurti al tetto
- Della misera madre.
- MARGHERITA
- Il duro cenno
- Di staccarmi da lui, no, non vi diede
- Il padre mio. Qual di sua figlia amata
- Siasi il coraggio ei sa, qual sia l’immenso
- Uopo ch’ell’ha di stargli ancora a fianco.
- Riedere a lui, deh! mi lasciate.
- TERZO CITTADINO
- In questi
- Ultimi sacri istanti suoi tuo padre
- Ha di pace mestieri.
- MARGHERITA
- Ultimi istanti!
- Ultimi dunque son? Ognuno il dice,
- Il dico io stessa, e pur nol credo ancora!
- Prodigi oprerà Iddio, tal mostruoso
- Avvenimento ad impedir: la morte
- (E per man d’un carnefice!) la morte
- Del più retto degli uomini! Il re l’ama;
- Il re ucciderlo finge; il re non vuole
- Se non che spaventarlo. Oh sconsigliata
- Finzïon disumana! E così poco,
- O stolto rege, il padre mio conosci,
- Da presumer che in lui possan catene
- E terrori di morte? Ahimè! che parlo?
- E a morte da parecchi anni non veggio
- Trarre innocenti tuttodi? Mio padre
- Uccider vonno! ucciderlo!
- TERZO CITTADINO
- T’acqueta.
- MARGHERITA
- Ch’io m’acqueti, allorquando orfana fammi
- L’iniquità d’un vil tiranno e vostra?
- L’ingratissimo re sia maledetto
- Da’presenti e da’posteri! e del pari
- Maledetti, o pacifici codardi,
- Siate in eterno voi, per la cui rea
- Calma i giusti periscon! Me frementi
- A che mirate? Io sono, io son la figlia
- Di quel Tommaso Moro, a cui fur colpa
- Le sue virtù. Non gli assomiglio in tutti
- Gl’incliti pregi suoi, ma rea son pure
- D’amar la patria e d’amar Dio! son rea
- D’esecrare i vigliacchi e negar fede
- Al vantato valor d’empie riforme
- Santificate da rapine e sangue.
- Me pur, me pur date agli sgherri; io merto
- Col mio padre morir, io morir voglio
- Accanto a lui!
- TERZO CITTADINO
- Quai detti! Intorno ferve
- Tutta la turba. Ah! inutili tumulti
- Non eccitiam!
- MARGHERITA
- Non paventar. Di rabbia
- Ferve la turba contro me, che ardisco
- Pusillanime dirla e innanzi a Dio
- Mallevadrice d’assassinio tanto!
- A nobil pazïenza avezzi troppo
- Oggi sono i Britanni. Alcuno un brando
- Non alzerebbe ad impedir la morte
- D’un innocente cittadin, che tutta
- A magnanimo oprar volse la vita!
- D’un cittadin che alla sua patria amata
- Tanto lustro aggiungea! d’un cittadino
- Che favorito fu d’un re, e parola
- Adulatrice non drizzogli mai!
- PRIMO CITTADINO
- Dritto favelli. Chi mortal sì degno
- Nega salvar, non è Britanno!
- SECONDO CITTADINO
- Viva
- Tommaso Moro!
- MOLTI
- Viva! Egli è innocente!
- TERZO CITTADINO
- Miseri noi! Che fia? Contro la plebe
- Or si scaglian le guardie. Almen la figlia
- Di Moro dal periglio or si sottragga!
- (Egli ed un altro conducono via Margherita.)
- MARGHERITA
- (Partendo.)
- All’armi! all’armi! il padre mio salvate!
Alcune GUARDIE prorompono ed il POPOLO s’acqueta. CROMWELL.
- CROMWELL
- Donde movean le ribellanti grida?
- PRIMO CITTADINO
- Grazia vogliam dal re.
- MOLTI
- Grazia vogliamo.
- CROMWELL
- Tacete, audaci. E quando mai si vide
- Tanto lamento per un empio?
- PRIMO CITTADINO
- Un empio Tommaso Moro?
- SECONDO CITTADINO
- Un innocente è Moro.
- CROMWELL
- Buoni Britanni, della patria amici,
- Sedur non vi lasciate. Un traditore
- Della patria fu Moro. Ei della Chiesa
- Non volea la riforma; ei ligi a Roma,
- A idolatrico culto, ad ignoranza
- In eterno voleane. Il sapiente
- Nostro monarca, del Vangel fautore
- E delle patrie glorie, ire impuniti
- Non può non dee lasciare i traditori!
- ALCUNI
- È vero! è ver!
- PRIMO CITTADINO
- Qui di Vangel, di patria,
- Parlasi ognora, e violenza regna!
- CROMWELL
- Atterrate il ribelle! - E voi fedeli
- Cittadini, in silenzio il doloroso
- Spettacolo mirate. Al suo destino
- Il reo Tommaso Moro ecco vien tratto.
- SECONDO CITTADINO
- Come serena il generoso innalza
- All’usato la fronte, e amicamente
- Alla pietà del popolo che il mira
- Sorridendo risponde!
Parecchi SOLDATI fanno far largo. Avanzasi MORO
lentamente fra i suoi custodi.
- MORO
- Ah! ch’io un istante
- Qui mi soffermi! - Ecco la via che adduce
- Al già felice mio tetto paterno. -
- Ch’io da lunge un istante ancor vagheggi
- Quel caro tetto; d’or innanzi il tetto
- Di derelitta vedova languente
- E di figli che padre ahi! più non hanno.
- Intenerirmi, no, non arrosisco:
- I suoi diritti ha natura.
- SECONDO CITTADINO
- Oh sventurato!
- L’albergo ei mira de’suoi figli, e piange.
- MORO
- Questo pianto tergiam. - Su quella casa
- La man di Dio riposi, e intemerati
- Serbi color che l’abitan, si ch’uno
- Non se ne perda, e li rivegga io in Cielo!
- Ah! la mano di Dio posi su tutta
- Questa nativa mia terra diletta!
- Protegga i buoni ond’ella abbonda, e sforzi
- I malvagi a temerla e rïamarla!
- Ponga fine agli alterni odii feroci
- Che di religïone usurpan nome,
- Ed a color che schietti erran, perdoni! -
- Andiam. - Là sorge il feral palco. Oh santo
- Di Rocester pastor! mia dolce guida
- Per sì lunghi anni! tu quel palco dianzi
- Coraggioso ascendesti, e tu sei quegli
- Che, giunto in Ciel, tosto da Dio impetrasti
- Ch’ivi l’amico tuo ti seguitasse!
- VOCI LONTANE
- Un varco!
- MORO
- Che sarà?
- VOCE DI MARGHERITA
- Padre!
- MORO
- La voce
- Di Margherita! Ohimè!
MARGHERITA con altri figli e figlie di Moro,
E DETTI.
- MARGHERITA
- Padre i tuoi figli
- L’ultima volta benedici!
- (Corrono a lui e gli si inginocchiano intorno.)
- I VARII FIGLI
- Oh padre!
- MORO
- Oh strazïante vista! Oh amati figli!
- Ch’io tutti ancor vi stringa al sen! Con quanta
- Dell’amor mio paterno è la possanza
- Tutti, tutti del par vi benedico.
- MARGHERITA
- Noi non potè la madre a quest’addio
- Ultimo accompagnar.
- MORO
- Pietoso a lei
- Deh siate ajuto, o figli amati, e Dio
- Daravven guiderdon. - Con dignitosa
- Forza portate e povertà e dolori.
- Io ven diedi l’esempio. Altra ricchezza
- Lasciarvi non poss’io; ma quest’esempio
- Conforto recheravvi. - Oltre misura
- Non mi piangete, o lacerati cuori;
- Per me pregate, io pregherò per voi.
- Ed insieme preghiam, io dagli eterni
- Luoghi e voi sulla terra, o figli miei,
- Per l’infelice nostro re, per tutti
- Quei che a voi mi rapirono. E s’alcuno
- Degli uccisori miei precipitato
- Fosse un dì negli affanni, e fuggitivo
- Si presentasse a vostra porta..... asilo,
- Per amor mio, soccorso a lui porgete,
- Come a fratel: che a tutti ho perdonato!
- SECONDO CITTADINO
- Oh magnanimo spirto!
- MARGHERITA
- Oh padre mio!
ALFREDO E DETTI.
- ALFREDO
- Olà! in nome del re.....
- SECONDO CITTADINO
- Viene di corte
- Il vecchio Alfredo.
- ALFREDO
- Olà, fermate! - O Moro,
- Odi: il re a te mi manda. Io le sue ginocchia
- Lagrimando abbracciai. Salvarti ancora
- Egli consentirebbe. Un solo detto
- Pronuncia, ed annullata è la condanna.
- MARGHERITA e gli altri FIGLI
- Padre! pietà!
- TUTTO IL POPOLO
- Ti salva!
- ALFREDO
- Ossequio presta
- All’oprata riforma.
- MORO
- È dover mio
- Solennemente dichiarar morendo
- Che la fede paterna, abbenchè tanto
- Da’suoi nemici denigrata, è quella
- Che veritiera a’guardi miei rifulge;
- È dover mio giurar ch’empie riforme
- Reputo quelle tutte, a cui suggello
- Sono calunnie, e orrende stragi, e schermo
- D’ogni dritto civil. Da vergognose
- Sfrenate passïoni Arrigo ottavo
- È travïato. Lo compiango, e giorni
- Di pentimento gli auguro e di pace;
- Ma obbedirgli non posso.
- ALFREDO
- E colla vista
- Del palco innanzi a te.....
- MORO
- La regia grazia,
- Pria di peccar contro il mio Dio, rigetto.
- ALFREDO
- Oh forte!
- MARGHERITA
- Amato padre, i figli tuoi
- Ti piangon disperati, e d’esser figli
- Vieppiù si glorian di tant’uom!
- CROMWELL
- La grazia
- Ei rigettò: la morte sua s’adempia!
- MORO
- (Ai figli.) Da valorosi separiamci. Addio!
- MARGHERITA
- Padre! - Ahi, da me l’hanno strappato! Io manco.
- MORO
- - Cromwell, un detto.
- CROMWELL
- Che?
- MORO
- Tu esulti.... Trema!
- Me su quel palco seguiranno in breve
- La troppo sventurata Anna..... e Cromwello!
- (Parte fra guardie.)
I PRECEDENTI eccettuati i partiti.
- CROMWELL
- Il Ciel disperda l’empio vaticinio!
- Ma qual terrore ineluttabil mise
- Nell’alma mia!
- ALFREDO
- Quell’innocente è giunto
- Al fatal loco. - Egli la scala ascende. -
- Oh rimorso! Ed io pur fra i giudicanti
- Che il condannàr, m’assisi! - Oh vista! Egli alza
- Al Ciel le mani, e supplicante accenna
- Intorno intorno la città - egli prega
- Pe’cari suoi, pe’suoi nemici. - Ei siede
- Sorridendo - la testa egli reclina -
- Ahi quello è il lampo della scure!
- POPOLO
- Oh colpo!
- ALFREDO
- Oh barbaro assassinio!
- POPOLO
- Un giusto egli era!
FINE.