Tommaso Moro (Pellico, 1834)/Atto Primo

../Personaggi

../Atto Secondo IncludiIntestazione 29 maggio 2024 25% Teatro

Personaggi Atto Secondo
[p. 1 modifica]

ATTO PRIMO.


REGGIA.




SCENA PRIMA.


ANNA

Con un detto potrei l’irato Arrigo
Spingere alfine a estinguere costui!
Il nemico de’ miei, Tommaso Moro!
Il mìo nemico! E pur... l’immensa fama
D’uom così forte d’intelletto, e caro
Cotanto al regno, ed onorato in tutte
D’Europa le contrade, ahi m’atterrisce!
Lasciarlo vivo io non volea; non oso
Dar mossa al ferro, onde il bramava io spento.
Britanna pur io sono, e qual Britanna
Strugger tal uom m’incresce, a cui la patria
di tanto lustro debitrice andava.

[p. 2 modifica]

E s’io il salvassi? E s’amicarlo a mia
Causa potessi?


SCENA II.


ALFREDO e Detta.


ANNA

Alfredo, tu?

ALFREDO

Regina,
Uop’è che porgi a mie preghiere ascolto.

ANNA

Onde affannato?

ALFREDO

Alle mie antiche labbra
Spetta parlarti il vero, Anna Bolena.
Te tradiscono i più, te i più adulando
Vantano inimitabile nel senno
E nella gloria, perché in trono alzata
Accanto a se ti volle Arrigo ottavo.
Niun più di me del tuo splendor gioia,
Niun più di me che a’ tuoi parenti amico
Sin da’ miei giovenili anni ho vissuto;
Che te tra i figli miei crescer vedea;
Che te quasi mia figlia amo, e di tanta
Grazia del re, mio sir, vo debitore
All’amor tuo. Ma libera non posso
Da gravi rischi riputarti.

[p. 3 modifica]
ANNA

Come?

ALFREDO

Deh! cauta sii. Provvedi onde aborrito
Non venga il nome tuo per le soverchie
Stragi che il re commette, e che dal volgo
Apposte sono a’ tuoi consigli.

ANNA

Il Cielo
Sa che di stragi non son vaga.

ALFREDO

E pure
Non t’adopri a scemarle.

ANNA

Inevitata
Di fanatici molti era la morte,
Che al romano pontefice devoti,
Al divorzio del re maledicendo
E dell’anglica Chiesa alla riforma,
Volean ripor la mia rival sul trono.

ALFREDO

Per sempre allontanata è Caterina;
Paventar non la dèi. Bensì paventa
Il biasmo universal. Paventa il core
Mutevol del tuo sposo. Ei del versato
Sangue potrebbe inorridir: potrebbe
Teco sdegnarsi, degli eccidii causa....

ANNA

Quale ardito linguaggio!

[p. 4 modifica]
ALFREDO.

Anna....

ANNA.

Prosegui

Prosegui, sì, ten prego. Il sento anch’io:
Fidi consigli occorronmi. Fra feste
E plausi vivo, e nondimeno io spesso
Dell’abbagliante mia sorte diffido,
E felice non son.

ALFREDO.

Farti felice

Potresti, il re volgendo a più clemenza,
Dritti acquistando in cor d’ogni Britanno
A stima e gratitudine.

ANNA.

Ah! maggiore

Ch’ella non è, ti par la mia possanza
Sovra l’alma d’Arrigo. Oh, che non dissi
Per liberar dal rogo o dalla scure
Or questo or quel?

ALFREDO.

Creder tel vo; ma il volgo

Ahimè, nol crede. Ei scellerata autrice
Di tai scempii ti noma. Ei raccapriccia
Che tu salvato in questi dì non abbia
Quella vergin di Kent che tanto avea
Di santità rinomo.

ANNA.

Elisabetta!

[p. 5 modifica]

La furibonda Elisabetta! io volli
Per la pietà del sesso mio salvarla.
Tu non sai; l’empia mi spregiò; negommi
Il titol di regina, e orrende cose
Mi profetò. L’abbandonai.

ALDREDO.

La vidi,

La vidi trarre al rogo. Udii l’estreme
Parole due. Ridirtele degg’io?

ANNA.

Che?

ALFREDO.

Ridirtele, certo, uom non ardiva
In questa di mezogne e di lusinghe
Ridente corte. Or sappile, o infelice,
E non prenderle a scherno.

ANNA.

Oh ciel!

ALFREDO.

Motori

Noi di riforma nella Chiesa, indarno
Vorremo annoverar tra scellerati
Ogni nostro avversario, ogni seguace
Del roman culto. Ah no! v’ha tra coloro
Anime alte, piisime, dotate
Di tai dona da Dio, ch’averne è forza
Reverenza, terror. Quella fanciulla
Veramente parea da onniposente
Impulso mossa.

[p. 6 modifica]
ANNA.

E che dicea morendo?

Noi maledisse?

ALFREDO.

Perdonovvi, e Dio

Pregò per voi, per te.

ANNA.

Misera!

ALFREDO.

E sciolse

Nobil lamento sulla patria afflitta
Da sì lunghe discordie, e invocò grazia
Sul capo tuo, sì ch’a più degno calle
In avvenir t’avvii. Quindi.....

ANNA.

T'arresti?

Non osi proseguir?

ALFREDO.

Quindi proruppe:

«Ma guai d’Arrigo all’infelice amata,
«Se persiste nel mal! se compier lascia
«D’incolpati cattolici altro scempio!
«Se immolar de’ mortali il più innocente
«Lascia!

ANNA.

Chi?

ALFREDO.

Moro. E se immolato è Moro.

[p. 7 modifica]

ATTO PRIMO.

7

Pronosticò la frofetante ad Anna
Il disamor d'Arrigo stesso a morte.

ANNA.

E tu potresti dubitar?.....

ALFREDO.

Che avviso

Fosse del Ciel. Tu incredula non sei:
Impallidir ti veggio

ANNA.

È ver: terrori,

E non so qual presentimento infausto
M' affliggono talor. Forse è fiacchezza,
Ma vincerli non so. Mercè ti rendo
Di tua animosa confidenza. Io voglio,
Sì, le mie forze addoppiar voglio, Arrigo
Adistor dalla ria carneficina
Cui lo sospingono altri. Arsi di sdegno
Contro Tommaso Moro, e pur non l'odio.—
Chi c'interrompe?—

SCENA III.

UN GENTILUOMO E DETTI.

Gentiluomo.

Maestà, concesso

Udienza avevate a Margherita
Figlia di moro.

[p. 8 modifica]
ANNA
Dessa? qui? s’avanzi.
Vanne, Alfredo: a me inutile non fia
Del tuo zelo magnanimo l’avviso.

ANNA
Tutti abbiam d’uopo di virtù! Pur io
Che da virtù m’allontanai cotanto,
La stimo, l’amo, la desio! - Quel fero
Profetar della vergine al solenne
Momento di sua morte mi conturba.....
Stata davver fosse di Dio una voce
Per ritirarmi a virtù?.....

MARGHERITA E DETTA


MARGHERITA
Donna.....
(S’inginocchia)
ANNA
Infelice,
Sorgi.
MARGHERITA
L’avermi alfin benignamente
[p. 9 modifica]Questa udienza consentita, in core
Qualche speranza mi ripon.
ANNA
Doveri
Dolorosi, e che forse immaginarsi
Altri non sa, mi vietano alla figlia
D’un accusato così spesso ascolto
Dar quant’io bramerei.
MARGHERITA
Creder non posso
Che l’imposta corona interamente
Cangiasse Anna Bolena. Io vi conobbi
Mite, soave cogli afflitti. Ah quella
Quella voi siete ancor, sebben da cure
Di regno e da lusinghe ora agitata!
Quella voi siete ancor! Nella pupilla
Vi leggo i sensi che nudrire un tempo
Vi degnavate di bontà, d’amore
Per la figlia di Moro.
ANNA
Ah fortunato
Tempo era quello, in cui vantarti amica
Lecito m’era! Parla; in che potrei
Le tue angosce lenire?
MARGHERITA
Il padre mio
Perchè da un anno fra esecrande mura
Giace prigion? Non perchè a voi dispiacque?
Indulgente deh siategli! A rispetto
[p. 10 modifica]Vi mova il suo magnanimo, sincero
Sentir; non date di delitto il nome
Ad opposizion ch’ei lealmente,
Non per odio, vi fea. S’ei nell’ardore
Del suo zel trascorreva, il suo dissenso
Manifestando al vostro imen col sire,
Pensate che ingannarsi egli potea
Per amor di giustizia e della patria,
E di voi stessa. Ah sì, di voi! Nè solo
Fu il padre mio in temer, che a voi fatale
Tornasse quest’imen. Più d’un amico
Dissuaderven già tentò. - Dispetto
Deh non vi rechin mie parole: udite.....
Poichè il temuto imene Iddio permise,
Or benedicalo ei! Ma benedirlo
Iddio mai non potrà, s’angiol di pace
Anna Bolena non divien; se i giusti
Per sua cagion periscon; se mio padre,
Infra i regii ministri il più fedele,
Qual traditore oppresso vien.
ANNA
M’accusa
Il volgo, il so, di queste stragi tutte
E del destino di tuo padre. Ah credi,
Ch’io non son così rea; credi ch’io bramo
E ardentemente cotai grazie imploro
Spesse volte dal re, ch’ei mi ricusa,
Sebben di me amantissimo. Intentata
Pel padre tuo non lascerò una via;
Salvarlo anelo io, sì. Ma secondati
[p. 11 modifica]Gl’intenti miei sieno da lui. L’altero
Spirito alquanto innanzi Arrigo ei pieghi.
MARGHERITA
Perchè l’altero spirto ei pieghi alquanto,
Deh m’ottenete ch’io il rivegga. Idarno
Con sì orribile carcer, con sì fera
Solitudin, con barbare minacce,
Domar credete alma gagliarda e pura.
Molcer la può dolcezza; empii rigori
Altro non puon, che più e più inforzarla.
ANNA
Che? di vedere i figli suoi gli è tolto?
MARGHERITA
ANNA
Per cenno del re? Creder nol posso.
Sarà comando di zelanti audaci;
sarà comando di Cromwell, che troppa
Autorità s’arroga, ed odiosa
Così fa spesso del suo re la possa. -
- Cromwell, sei tu? T’avanza. Odi.

CROMWELL E DETTE


CROMWELL
Regina. -
ANNA
Che sento! A Moro in carcere i suoi figli
Pur [p. 12 modifica]è tolto abbracciar? Questa barbarie
Il re non volle mai.
CROMWELL
Donna. -
ANNA
All’illustre
Infelice conduci or questa pia,
Nè a’lor colloquii mai divieto v’abbia.
CROMWELL
Obbedirvi non posso.
ANNA
Audace! e dubbio
Potresti accor che Arrigo al voler mio
Sì tenue grazia dinegasse?
CROMWELL
Il regno
Pieno è di trame, e ne’ colloqui astuti
Del prigioniero e de’ congiunti suoi
Temere è dritto perfidi concerti
Contro la nuova Chiesa e contro Arrigo.
ANNA
Tu il vedi, Margherita: ogni mia brama
Legge stimavi; ahi, tal non è!
CROMWELL
S’inoltra
Lo stesso Arrigo. [p. 13 modifica]

ARRIGO E DETTI


ANNA
Sposo. -
ARRIGO
E chi è costei
Che a’ piedi mi si getta?
MARGHERITA
Ah, sir!
ARRIGO
Tu dessa?
Tu? Di Moro la figlia entro mia reggia?
Chi t’introdusse? In questa guisa adunque
Son rispettati i miei divieti?
ANNA
Amato
Arrigo, deh, ti placa! Io.....
ARRIGO
Tu, regina,
Esser devi la prima, i cenni miei
Fedelmente a osservar. Tommaso Moro
Sperar grazia non dee.
MARGHERITA
Truce parola!
Disdicila, o signor. [p. 14 modifica]
ARRIGO
Di queste mura
Costei si tragga, e più non v’entri mai!
MARGHERITA
Oh me misera!
ANNA
Sposo, io sono, io sono
Che parlare a lei volli. Io divisava
Per mezzo della figlia ancor di Moro
L’alma tentar; vincerla alfin.
ARRIGO
Tal alma
Niuna forza più vince: io la conosco.
Troppo alla mia, troppo alla mia somiglia.
In eterno doveano esser concordi,
O irreconciliabili in eterno!
MARGHERITA
Ahi! di qui vengo strascinata! Addoppia,
Anna, gli sforzi tuoi; mitiga l’ire
Terribili del sir! rendimi il padre!

ARRIGO, ANNA


ARRIGO
Imprudente, inegual sarai tu sempre,
O mia diletta? Or tuoi nemici abborri,
Or per essi intercedi. A te le gravi
[p. 15 modifica]Cure di Stato non s’aspettan.
ANNA
Sempre
Mi s’aspettan del mio sposo le cure.
ARRIGO
In tempi io regno di tumulti e sangue;
In tempi in cui richiesto è dallo scettro
Formidabil vigor.
ANNA
Vigor che tutti
D’Europa i regi e i popoli stupìa
Mostrasti, allor che anàtemi affrontavi
E tradimenti e guerre, e me a regina
Di cesarei natali anteponevi.
Di tuo spirto il vigor not’è abbastanza,
Or tu palesa, ch’ogni dì adoprarlo
Per terror delle turbe non t’è d’uopo.
Rimanga a tua diletta Anna la gloria
D’ottener qualche volta a rei clemenza.
Io fui da’ miei nemici empia chiamata,
Perchè m’amasti ed io t’amai. Smentita
Deh sia l’accusa. Il mondo sappia, ch’io
Covar non so durebol ira; ch’io
Nei primi impeti miei se talor chiesto
Ho da te sangue, pochi istanti appresso
Raccapricciai di mia ferocia; e pianto
Versai sugli infelici offensor miei,
E salvarli agognai. [p. 16 modifica]

CROMWELL E DETTI


ARRIGO
Cromwell che rechi?
CROMWELL
Una sentenza.
ANNA
Ohimè! Di chi? Di Moro?
CROMWELL
No, giudicato ancor non è.
ARRIGO
(Dopo letta la sentenza.) Dannato
È l’amico di Moro alla mannaja.
ANNA
Chi?
ARRIGO
L’arrogante vescovo, che noi
Dagli altari imprecava.
ANNA
Ingiurie atroci
Dimenticar leve non m’è. Ten chiesi
Con lagrime vendetta; or che vendetta
Vicina sta, m’inorridisce, e chieggo,
Chieggo che a sua vecchiezza, al sacro manto
Che si lungh’anni gli omeri gli cinse,
All’avermi [p. 17 modifica]fanciulla un dì portata
Fra sue braccia, tu miri, e gli perdoni.
ARRIGO
E non pensi che il vescovo implacato
Era di Moro l’anima? l’impulso
A biasimar le mie leggi? a rimanersi
Nel culto ch’io riprovo?
ANNA
Ah! la sentenza,
Te ne scongiuro, non soscriver. M’odi.
Neri presagi mi funestan; mai
Così atterrito il cor non ebbi. Un fine
Abbiano tanti eccidii. Al regno tuo
Vuoi tu fermezza dar? Moro costringi
A benedirti ancor, traggilo a forza
Fra i difensori tuoi. Digli che grazia
Al suo amico tu fai, dannato a morte,
Purch’ei gl’imposti giuri omai ti presti.
ARRIGO
Inutil prova! E pur.....
ANNA
Sol questa volta
Deh, segui il mio consiglio. Oh, se sapessi
Come l’universale abborrimento
M’avvelena ogni gioja! E quando mesta
Anna tu vedi e il suo dolor ti crucia,
Sappi, o sir, che invincibile una forza
V’è nell’anima sua che la tormenta,
Dicendole: «Infelice! odiata sei,
Odiata dei da’ popoli!» - Oh quant’io
[p. 18 modifica]Nel concetto di tutti ambirei fama
Di pacificatrice e di sincera
De’ buoni amica! Da te stassi, Arrigo,
Che questa nobil fama Anna gioisca.
Il vuoi tu, signor mio? Sì; l’occhio tuo
Di tenerezza brilla; a me trionfo
Quegli sguardi promettono.
CROMWELL
Signore.....
ARRIGO
Sentenza oggi di morte io non soscrivo.
La prova ch’Anna mi propon s’adempia.
Vanne, o Cromwello, a Moro. A lui palesa
Che pel vescovo reo pregar clemenza
La regina degnò. Digli che pronto
Sono a sottrar dalla mannaja il capo
Di quel fellon, solo ad un patto.
CROMWELL
Quale?
ARRIGO
Che Moro giuri alla riforma ossequio,
E il mio divorzio e le mie nozze approvi.
ANNA
O me felice! Amata io son da Arrigo.
(Parte col re.)
CROMWELL
Insensata! Che fia di lei, di noi,
Se un mortal qual è Moro in grazia torna?
(Parte.)