Supplemento alla Storia d'Italia/CII
Questo testo è completo. |
◄ | CI | CIII | ► |
Montebello, 7 pratile anno 5 (26 Maggio 1797)
CII - Al Direttorio esecutivo.
Voi troverete qui unito, cittadini Direttori, il trattato preliminare, e la ratifica dell’Imperatore. Il Plenipotenziario dell’Imperatore avrebbe desiderato, che questo trattato fosse stato trascritto su la cartapecora, e che i sigilli fossero stati i più spaziosi. Io credo in fatti che la prima osservazione sia giusta, e forse voi troverete utile di applicarla d’ora innanzi alle transazioni, la di cui memoria debba esser conservata per lungo tempo. Eccovi qui unita la protesta ch’egli ha fatta su tal oggetto: io l’ho ricevuta puramente e semplicemente, senza neppure accusargliene la recezione. Sembra che trattando col Re di Francia l’Imperatore non desse egli punto l’iniziativa: ciò per questo Principe è di un’importanza singolare; i suoi Plenipotenziarj assicurano che il Re di Prussia si condurrebbe come si condurrà la Francia, e che l’Imperatore resterebbe degradato dal suo rango, e disonorato. Siccome l’Imperatore mette in ciò tanta importanza quanta nel trattato del Reno, vi prego di farmi conoscere l’importanza che vi mettete voi per parte Vostra. Forse dal canto nostro sarebbe sciocchezza d’insistere su di una formalità, che non ci toglierebbe in Europa dello stesso posto in cui eravamo, e intanto ci procurerebbe de’ vantaggi reali. Io amerei molto meglio che si continuasse ad operare in tutte le transazioni come ha operato il Re di Francia, e poi, da qui a due o tre anni, quando la circostanza si offrirà, si stipulasse con l’Imperatore una transazione necessaria, dichiarando, cioè, a nome del Corpo Legislativo, che i popoli sono indipendenti, ed eguali in dritto; che la Francia riconosce per suoi eguali tutti i Sovrani, che ha conquistati, e che non ne riconosce alcuno come superiore. Questa maniera di far disusare un’etichetta, che crolla da sè stessa per la sua vetustà, mi sembra più degna di noi, e soprattutto più conforme ai nostri interessi nel momento attuale: perchè s’egli è certo che l’Imperatore voglia piuttosto persistere in questa etichetta, che d’impedirci di aver due o tre villaggi, sarebbe un cattivo calcolo di ricusarvisi. Ieri vi notificai per un corriere di occasione, il giro che noi pretendiamo di dare alla negoziazione: voi avrete già ricevuto l’originale; qui ne riceverete una copia. Il M. del Gallo è allo stesso tempo il favorito dell’Imperatrice, dell’Imperatore, e di Thugut, del quale è antico amico: sembra ch’egli goda di un gran credito in Vienna. Oggi abbiamo avuta la prima conferenza sul trattato definitivo. Avendone fatto il riassunto, abbiamo convenuto di scrivere reciprocamente per presentare i seguenti progetti:
1. La linea dal Reno alla Francia. 2. Saltsbourg, Passau, all’Imperatore. 3. Al Re di Prussia l’equivalente del Ducato di Cleves in Germania, e nel caso che non fosse contento di questo accordo, la restituzione del Ducato di Cleves. 4. Il mantenimento del Corpo germanico, eccetto i sopra indicati cambiamenti. 5. La guarentigia reciproca de’ sopradetti articoli.
Per l’Italia. 1. Venezia all’Imperatore. 2. Mantova, Brescia, sino all’Adige alla nuova Repubblica.
Pare che l’Imperatore desideri avere un’indennità pel Duca di Modena; ciò non è facile ad accomodare a meno che non gli si dia l’isola di Zante, e ch’egli se ne contenti. Non si è convenuto sopra veruno di questi articoli; e questo è ciò che mi è sembrato il più ragionevole per una parte, e per l’altra: d’altronde in questo senso appunto il M. del Gallo ha scritto a Vienna. In quindici giorni la negoziazione prenderà veramente un giro serio: perchè sino a questo momento il gabinetto di Vienna è stato regolato da un tal uomo, il quale sembra che abbia pochissima abilità, senz’alcuna previdenza, e divagando sopra tutto, egli è pure senza sistema, ondeggiante in mezzo agl’intrighi di tutta l’Europa, e non avendo, in ultima analisi, che un’idea, la quale, come io credo in buona fede, è quella di non ricominciare più la guerra. Mi è sembrato pure, che si avesse meno ripugnanza ad accordarci i limiti del Reno, che a fare un cambiamento qualunque, il quale avesse per oggetto di accrescere la potenza del Re di Prussia, o che rovesciasse intieramente il Corpo germanico.
Noi abbiam bisogno. 1. Degli articoli segreti stipulati col Re di Prussia. 2. Di conoscere se vi piaccia di adottare il sistema, che assegna per limite il Reno, cioè a dire, farlo guarentire dall’Imperatore; di sostenere il Corpo germanico accordandogli Saltsbourg, e Passau; di offrire al Re di Prussia un compenso di ciò ch’egli possiede su la sponda sinistra del Reno; ed anche, s’egli volesse servirsene di pretesto per mostrar dispiacere, di restituirglielo. Abbattere il Corpo germanico è lo stesso che perdere il vantaggio del Belgio, ed il limite del Reno: perchè vale lo stesso che mettere dieci o dodici milioni di abitanti nelle mani di due Potenze, di cui noi abbiamo egualmente a temere. Se il Corpo germanico non esistesse, bisognerebbe crearlo espressamente per le nostre convenienze. Approvate voi il nostro sistema per l’Italia? Venezia, che va sempre in decadenza da dopo la scoperta del Capo di Buona-Speranza, e dopo esser sorti Trieste, ed Ancona, può difficilmente sopravvivere a’ colpi, che le abbiamo dati; popolo inetto, vile, e non punto fatto per la libertà. Senza terra, e senz’acqua, sembra naturale, che debba esser lasciata a coloro a’ quali noi daremo il continente. Ci prenderemo i vascelli, spoglieremo l’Arsenale, ne porterem via tutti i cannoni, distruggeremo la Banca, e serberem per noi Corfù, ed Ancona. Per Corfù sarà stipulato nel trattato: Ancona, che di già è in nostro potere, diviene da giorno in giorno più formidabile, e la conserveremo sino a che i nuovi affari di Roma non ce la dieno per sempre.
Si dirà che l’Imperatore diverrebbe potenza marittima; ma gli saranno necessarj moltissimi anni; egli spenderà molto denaro, non sarà mai che potenza di terz’ordine, e nel fatto si troverà di aver diminuita la sua possanza. Se in Vienna si persisterà a starsene fermi ai preliminari, allora noi riuniremo tutto, in una sola Repubblica; in caso di guerra, noi marceremo lungo il Po per gli Stati di Modena, e di Ferrara; ci porteremo in Venezia, e attaccheremo il Friuli, e la Carintia, senza brigarci nè di Mantova, nè dell’Adige, nè della Brenta. Mi sarebbero necessarj tutti i decreti della Convenzione relativi a’ paesi riuniti. Desidererei ancora che m’inviaste in posta qualcheduno che conoscesse sin anco i villaggi, e le più piccole circostanze delle nuove frontiere, che accetteremmo, se se ne adottassero altre diverse da quella del Reno.