Sudi l'avaro. Io faticar lo 'ngegno
Questo testo è stato riletto e controllato. |
◄ | Già preveggo gli strazi e già detesto | Muti maestri miei, voi m'insegnate | ► |
Questo testo fa parte della raccolta Giuseppe Battista
XLV
LO STUDIO DELLE LETTERE
Sudi l’avaro. Io faticar lo ’ngegno
per ricchezze barbariche non voglio.
Mi chiuda un tetto. Altri del mar l’orgoglio
valichi audace oltre di Calpe il segno.
Io non invidio agli Alessandri il regno,
lo scettro ai Ciri ed agli Augusti il soglio,
quando, cinico novo, entro d’un doglio
ho, divorando i libri, il mio sostegno.
Se intendo sol come il divino Apelle
l’iri colora e come l’aere piove
agitato da stridole procelle,
come immota è la terra, il ciel si move,
e per lo molle ciel guizzan le stelle,
sol mi repúto inferïore a Giove.