Stratagemmi/49
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Senofonte
Senofonte, riconducendo a casa i Greci1, e vedendo che la cavalleria di Tisaferne attaccava fortemente le bagaglie, consigliò che lasciar si dovesse i carri, ed il soverchio apparecchio degli impedimenti, affine che i Greci per cagion di conservarli non si mettessero alla morte, e non fossero impediti di gir più innanzi.
Senofonte essendo nel cammino oppresso dai barbari, ordinò in due fronti lo esercito, e chiudendo in mezzo la vittuaglia, in questa guisa procedeva avanti, avendo in coda collocati i cavalli, gli arcieri, e gli scudieri, i quali l'impeto de' barbari sostenessero.
Aveano occupato i barbari lo stretto di certo luogo, là dove egli era necessario, che i Greci passassero, quando Senofonte essendo su certo monte, vide il poggio in cui i Barbari avevano posto un presidio; quindi presi con esso lui tanti Greci, quanti egli avvisava dovere essere abbastanza, s'inviò quivi per rendersi padrone della cima di esso monte. Allora veggendo i Barbari, come i Greci dominavano le alture sopra di loro, si misero a fuggire, e perciò Senofonte menò oltre le truppe senza pericolo alcuno. Senofonte si era a suo potere sforzato di valicare un fiume, dove essendogli vietato il passo dai Barbari, i quali facevano testa dall'altra riva di esso, egli scelse mille soldati greci, e li mandò a passare altrove; e così anch'egli s'ingegnava di passare il fiume dirimpetto a Barbari. Il perchè giunti all'opposta sponda quei ch'egli aveva mandati piombarono addosso a' nemici, ed avendoli ben proveduti di busse, fecer sì, che Senofonte co' suoi ne valicasse all'opposta riva senza alcun pericolo.
- ↑ Nella famosa ritirata dei diecimila.