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andarono a quella, come alla nave del principal capitano. Ma Conone assalendo il rimanente dell'armata, alcune navi ne affondò, ed altre ne indusse a fuggire.
Senofonte
Senofonte, riconducendo a casa i Greci1, e vedendo che la cavalleria di Tisaferne attaccava fortemente le bagaglie, consigliò che lasciar si dovesse i carri, ed il soverchio apparecchio degli impedimenti, affine che i Greci per cagion di conservarli non si mettessero alla morte, e non fossero impediti di gir più innanzi.
Senofonte essendo nel cammino oppresso dai barbari, ordinò in due fronti lo esercito, e chiudendo in mezzo la vittuaglia, in questa guisa procedeva avanti, avendo in coda collocati i cavalli, gli arcieri, e gli scudieri, i quali l'impeto de' barbari sostenessero.
Aveano occupato i barbari lo stretto di certo luogo, là dove egli era necessario, che i Greci passassero, quando Senofonte essendo su certo monte, vide il poggio in cui i Barbari avevano posto un presidio; quindi presi con esso lui tanti Greci, quanti egli avvisava dovere essere abbastanza, s'inviò quivi per rendersi padrone della cima di esso monte. Allora veggendo i Barbari, come i Greci dominavano le alture sopra di loro, si misero a fuggire, e perciò Senofonte menò oltre le truppe senza pericolo alcuno. Senofonte si era a suo potere sforzato di valicare un
- ↑ Nella famosa ritirata dei diecimila.