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XXVI XXVIII


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Sabato, 5 Aprile.


Ti scrivo un rigo in fretta per rammentarti che ti aspetto, che ho bisogno di te, di voi tutti; che ho bisogno di forza e di coraggio.

Mi hanno portato il velo, i fiori, la veste nuova; è una bella veste da sposa. Si fanno gli ultimi apparecchi. È per domani....

Se vedessi che movimento insolito, che frastuono, che giubilo! è una festa per tutte coteste povere recluse. Quest’immenso sepolcreto si anima soltanto allorchè si spalanca per un’altra vittima.

È un bel giorno d’Aprile. Il tempo è [p. 163 modifica]stato cattivo sino ad oggi; ma adesso brilla un bel sole. Sono stata sul belvedere a respirare un ultimo sorso di vita.

Quante cose ho visto da lassù, Marianna! i campi, il mare, quell’immenso mucchio di palazzi, l’Etna laggiù, in fondo.... Tutte queste cose sembrava che avessero un’aria triste....

Avrei voluto vedere un’ultima volta Monte Ilice, la nostra casetta, quel bel castagneto.... Non ho potuto vederli.... non li vedrò più.... ho un gruppo qui nel cuore!...

Dalla strada saliva sino al belvedere un frastuono, un rumore di carri, di vetture, di voci, di gente che lavora, che va e viene.... Tutta quella gente ha degli affari, delle gioie, delle pene, cammina, lavora, vive.... Quegli uccelli che volano lontano....

Fra me e tutta questa vita che mi circonda, domani, fra poche ore, si leverà [p. 164 modifica]un muro insormontabile, un abisso, una parola, un voto....

Come passerò questa notte?... Se ti avessi almeno qui con me!...

Ho paura!...

Dio mio, sorreggetemi!