<dc:title> Storia della letteratura italiana </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Girolamo Tiraboschi</dc:creator><dc:date>1822</dc:date><dc:subject></dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2, Classici italiani, 1824, VIII.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Storia_della_letteratura_italiana_(Tiraboschi,_1822-1826)/Tomo_II/Libro_III&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20190308100605</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Storia_della_letteratura_italiana_(Tiraboschi,_1822-1826)/Tomo_II/Libro_III&oldid=-20190308100605
Storia della letteratura italiana - Libro III - Della Letteratura delle provincie d’Italia e de’ Cristiani ne’ primi tre secoli Girolamo TiraboschiTiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2, Classici italiani, 1824, VIII.djvu
[p. 519modifica]LIBRO TERZO
Della Letteratura delle provincia d Italia,
e de’ Cristiani ne’ primi tre secoli.
I\oma è stata finora il principale oggetto
delle nostre ricerche. Essa consideravasi come
la capitale del mondo tutto: essa era l’ordinaria sede degl’imperadori: ad essa perciò concorrevano dalle altre parti del mondo tutti coloro che nel maneggio de’ pubblici affari, o nel
coltivamento delle arti o delle scienze bramavano, o speravano di acquistarsi nome. Quindi
non è maraviglia che i più Famosi poeti, oratori , filosofi ed eruditi di ogni maniera in questo, direi quasi, centro comune si trovasser
raccolti; e che le altre provincie d’Italia rimanessero in confronto a Roma abbandonate e
diserte. Così veggiamo accadere comunemente
in qualunque vasto dominio, che il più bel
fiore della nazione vada a riunirsi insieme nella
capitale; e che se nelle provincie vi sono uomini o per senno o per sapere famosi, tutti
procurino, ove qualche particolar motivo non
li ritenga, di procacciare a’ lor proprj talenti
un più luminoso teatro. Nondimeno anche le
provincie d’Italia non furono in tutto prive di
letteraria lode, e dotti uomini e scuole e biblioteche pubbliche si videro in esse ancora. A
render dunque, quanto più si possa, compita [p. 520modifica]520 LIBRO
la Storia dell1 Italiana Letteratura, di quella ancora delle provincie ci conviene dir qualche
cosa. Inoltre i dotti uomini, de’ quali abbiam
finora parlato, furono tutti idolatri. Questa era
la reli gioii dominante, e perciò la più numerosa, la sola avuta in pregio da’ principi, e
spesso ancora la sola che fosse lecito di professare. I Cristiani, benchè non piccolo fosse
il loro numero, costretti però sovente a tenersi
nascosti, e a sottrarsi al furore de’ loro persecutori, non aveano per lo più nè agio nè tempo
a coltivare attentamente gli studj; e il loro orrore per le gentilesche superstizioni faceva ancora che molti si tenesser lontani da quegli
studj che potean sembrar gentileschi. Contuttociò anche tra essi ebbe luogo il coltivamento
delle scienze, e delle sacre singolarmente; e
dobbiamo perciò esaminare ancora ciò che appartiene alla letteratura de’ Cristiani d’Italia.
Queste due ricerche formeran F argomento di
questo libro; dopo il quale non dovrem più
separare gli studj di Roma dagli studj delle
})rovincie d’Italia, nè la letteratura degli Idolatri da quella de’ Cristiani. Roma da’ tempi di
Costantino in poi non fu più la stabile ed ordinaria sede de’ Cesari; e la religion cristiana
essendo divenuta la religione del trono, divenne
ancora la religion dell’impero; e gl’idolatri tollerati solo ancora per qualche tempo non ebber molti che per sapere si rendesser famosi.
Così secondo i diversi tempi di cui scriviamo,
ci conviene cambiar ordine e metodo di ragionare , perchè la letteratura italiana ci si offra
in quell’aspetto in cui ella fu veramente.