Stendea Fillide mia la man cortese
![]() |
Questo testo è stato riletto e controllato. | ![]() |
◄ | A me sen vien, per sua vaghezza eletto | Costei da parte eccelsa il popol folto | ► |
![](http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/a/a5/Nuvola_apps_bookcase.svg/20px-Nuvola_apps_bookcase.svg.png)
IX
LE AMICHE
Stendea Fillide mia la man cortese
a Clori amica, e balenar fe’ un riso:
la bianca man, ch’a me giammai non stese
se non armata, onde ne caddi anciso.
E, vòlte in bel seren le luci accese,
vide il pallor che mi dipinse il viso;
anzi in piú parti entro il mio sen comprese
per due destre congiunte il cor diviso.
Con gli scherzi leggiadri, ond’esse ardite
stringonsi dolcemente, Amor m’afferra,
e le dolcezze lor son mie ferite.
In un languido «oimè», che il cor disserra,
dissi: — Oh stupor! due belle destre unite
simboleggian la pace, e a me fan guerra. —