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pier francesco paoli | 67 |
VIII
INSEGNANDO A LEGGERE ALLA DONNA AMATA
A me sen vien, per sua vaghezza eletto,
i primi ad imparar puri elementi,
costei che sa, bench’io li chiuda in petto,
legger ne la mia fronte i miei tormenti.
Ridice ella inesperta ogni mio detto,
ma tace, scaltra, a’ miei sospiri ardenti;
onde ascolto con pena e con diletto
d’eco muta e loquace i vivi accenti.
Talor taccio le note, e ’n dolce errore
— Amo: — le dico, ed — Amo: — ella risponde.
Ah, rispondesse in un la lingua e ’l core!
Fingo in lei tardo ingegno, e minacciante
tocco sul volto suo le chiome bionde,
maestro ardito e rispettoso amante.
IX
LE AMICHE
Stendea Fillide mia la man cortese
a Clori amica, e balenar fe’ un riso:
la bianca man, ch’a me giammai non stese
se non armata, onde ne caddi anciso.
E, vòlte in bel seren le luci accese,
vide il pallor che mi dipinse il viso;
anzi in piú parti entro il mio sen comprese
per due destre congiunte il cor diviso.
Con gli scherzi leggiadri, ond’esse ardite
stringonsi dolcemente, Amor m’afferra,
e le dolcezze lor son mie ferite.
In un languido «oimè», che il cor disserra,
dissi: — Oh stupor! due belle destre unite
simboleggian la pace, e a me fan guerra. —