Pagina:Il piacere.djvu/10: differenze tra le versioni
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''Ben, però, un voto di quel tempo s’è compiuto. Siam tornati insieme alla dolce patria, alla tua ”vasta casa„. Non gli arazzi medicei pendono alle pareti, nè convengono dame ai nostri decameroni, nè i coppieri e i levrieri di Paolo Veronese girano intorno alle mense, nè i frutti soprannaturali empiono i vasellami che Galeazzo Maria Sforza ordinò a Maffeo di Clivate. Il nostro desiderio è men superbo: e il nostro vivere è più primitivo, forse anche più omerico e più eroico se valgono i pasti lungo il risonante mare, degni d’Ajace, che interrompono i digiuni laboriosi.'' |
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''Sorrido quando penso che questo libro, nel quale io studio, non senza tristezza, tanta corruzione e tanta depravazione e tanta sottilità e falsità e crudeltà vane, è stato scritto in mezzo alla semplice e serena pace della tua casa, fra gli ultimi stornelli della messe e le prime pastorali della neve, mentre insieme con le mie pagine cresceva la cara vita del tuo figliuolo.'' |
''Sorrido quando penso che questo libro, nel quale io studio, non senza tristezza, tanta corruzione e tanta depravazione e tanta sottilità e falsità e crudeltà vane, è stato scritto in mezzo alla semplice e serena pace della tua casa, fra gli ultimi stornelli della messe e le prime pastorali della neve, mentre insieme con le mie pagine cresceva la cara vita del tuo figliuolo.'' |