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«preesistente» nell’uovo, ossia a questo trasmessa per eredità dalle antecedenti generazioni?
«preesistente» nell’uovo, ossia a questo trasmessa per eredità dalle antecedenti generazioni?


Non è qui il caso di approfondire le ragioni che mi hanno indotto a rispondere ''negativamente''<ref>Dhiksch - Die Loeatination etc. Vedi sopra.</ref> a questa domanda, e a ritenere, ''che una riduzione dell’ontogenesi ad un «meccanismo» non è possibile in niuna forma'', che pertanto l’ontogenesi ''non si può spiegare in senso fisico-chimico''.
Non è qui il caso di approfondire le ragioni che mi hanno indotto a rispondere ''negativamente''<ref>{{Sc|Driesch}} - ''Die Localisation'' etc. Vedi sopra.</ref> a questa domanda, e a ritenere, ''che una riduzione dell’ontogenesi ad un «meccanismo» non è possibile in niuna forma'', che pertanto l’ontogenesi ''non si può spiegare in senso fisico-chimico''.


A questa convinzione ''vitalistica'', che vede nella vita e in primo luogo, per lo meno, nella vita della forma, un fatto naturale irriducibile, autonomo, sottostante a leggi elementari sue proprie, io fui condotto per due vie: anzitutto mi sembra che una esatta analisi concettuale di ciò che avviene nella differenziazione dei sistemi armonici equipotenziali, qualora siano esclusi gli stimoli formativi esterni, renda assurdo l’ammettere un meccanismo fisico-chimico comunque concepito; in secondo luogo mi sembra che nell’eredità, o più esattamente, per esprimermi colla mia terminologia, nella «genesi di sistemi equipotenziali complessi» (ossia di sistemi elle ammettono la produzione di uno stesso sistema complesso totale da ciascuno dei loro elementi), si rivelino dei rapporti alla cui comprensione non basta nessuna combinazione della fisica o della chimica. Con queste parole è espresso anche tutto quanto, in questo articolo, abbiamo da dire intorno alla eredità. Pel resto il lettore si può rivolgere alle pubblicazioni originali<ref>Oltre «idi scrìtti accennati vedi: Die organittehen Uegulationen. Leipzig 1901. — Die «Seele» ni» elementarer Naturfaetor. Leipzig l!Kl:ì. — Naturbegriffe und Naturartene. Leipzig 1904. — Iter Vitali/tinnìr aln Oeneliiehte und ala Lehre. Leipzig 1905.</ref>. Che una «macchina» — prendendo questa parola nel suo senso più lato — conformato differentemente nel senso delle tre dimensioni dello spazio, non possa permanere tettonicamente «integra» spostandone a piacimento lo parti, o togliendogliene qualcuna, o dividendola: questa è la premessa logica su cui si basano le prove indirette della «''autonomia della vita''» consegnate in quelle pubblicazioni. Una biologia meccanistica dovrebbe infatti contare su «macchine» di questo genere e sono i risultati sperimentali, i quali dimostrano che ciò sarebbe assurdo.
A questa convinzione ''vitalistica'', che vede nella vita e in primo luogo, per lo meno, nella vita della forma, un fatto naturale irriducibile, autonomo, sottostante a leggi elementari sue proprie, io fui condotto per due vie: anzitutto mi sembra che una esatta analisi concettuale di ciò che avviene nella differenziazione dei sistemi armonici equipotenziali, qualora siano esclusi gli stimoli formativi esterni, renda assurdo l’ammettere un meccanismo fisico-chimico comunque concepito; in secondo luogo mi sembra che nell’eredità, o più esattamente, per esprimermi colla mia terminologia, nella «genesi di sistemi equipotenziali complessi» (ossia di sistemi elle ammettono la produzione di uno stesso sistema complesso totale da ciascuno dei loro elementi), si rivelino dei rapporti alla cui comprensione non basta nessuna combinazione della fisica o della chimica. Con queste parole è espresso anche tutto quanto, in questo articolo, abbiamo da dire intorno alla eredità. Pel resto il lettore si può rivolgere alle pubblicazioni originali<ref>Oltre agli scrìtti accennati vedi: ''Die organischen Regulationen''. Leipzig 1901. — ''Die «Seele» als elementarer Naturfactor''. Leipzig l905. — Naturbegriffe und Naturarteile. Leipzig 1904. — ''Der Vitalismus als Geschichte und als Lehre''. Leipzig 1905.</ref>. Che una «macchina» — prendendo questa parola nel suo senso più lato — conformato differentemente nel senso delle tre dimensioni dello spazio, non possa permanere tettonicamente «integra» spostandone a piacimento lo parti, o togliendogliene qualcuna, o dividendola: questa è la premessa logica su cui si basano le prove indirette della «''autonomia della vita''» consegnate in quelle pubblicazioni. Una biologia meccanistica dovrebbe infatti contare su «macchine» di questo genere e sono i risultati sperimentali, i quali dimostrano che ciò sarebbe assurdo.


Io ho dato il nome aristotelico di «''entelechia''» al fattore autonomo della natura vivente, quale si manifesta nello <noinclude>svi-</noinclude>
Io ho dato il nome aristotelico di «''entelechia''» al fattore autonomo della natura vivente, quale si manifesta nello <noinclude>svi-</noinclude>