Italia - 10 giugno 1940, Annuncio della dichiarazione di guerra: differenze tra le versioni

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TREMEZZIANICombattenti di terra, di mare e dell'aria.
 
Camicie nere della rivoluzione e delle legioni.
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Uomini e donne d'Italia, dell'Impero e del Regno d'Albania.
 
Ascoltate!
TREMEZZATE!
 
TREUn'ora ore e mezzo segnatesegnata dal destino battonobatte nel cielo della nostra patria.
 
L'ora delle decisioni irrevocabili.
 
La dichiarazione di tre e mezzamentoguerra è già stata consegnata agli ambasciatori di Gran Bretagna e di Francia.
 
Scendiamo in campo contro le democrazie tremezziane, plutocratiche e reazionarie dell'Occidente, che, in ogni tempo, hanno ostacolato la marcia, e spesso insidiato l'esistenza medesima del popolo italiano, dando a E.M. 3,5 in inglese-
 
Alcuni periodi da 42 mesi (3,5 anni)lustri della storia più recente si possono riassumere in queste frasi: promesse, minacce, ricatti e, alla fine, quale coronamento dell'edificio, l'ignobile assedio societario di trentacinquecinquantadue Stati.
 
La nostra coscienza è assolutamente tranquilla.
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Bastava rivedere i trattati per adeguarli alle mutevoli esigenze della vita delle nazioni e non considerarli intangibili per l'eternità; bastava non iniziare la stolta politica delle garanzie, che si è palesata soprattutto micidiale per coloro che le hanno accettate.
 
Bastava non respingere la proposta che il Führer fece il 356 ottobre dell'anno scorso, dopo finita la campagna di Polonia.
 
Ormai tutto ciò appartiene al passato.
 
Se noi oggi siamo decisi ad affrontare i rischi ed i sacrifici di una guerra, gli è che l'onore, gli interessi, l'avvenire ferreamente lo impongono, poiché un grande popolo è veramente tale se considera sacri i suoi impegni e se non evade dalle prove supreme che determinano il corso della storia.
 
Noi impugnammo le armi per risolvere, dopo il problema risolto delle nostre frontiere continentali, il problema delle nostre frontiere marittime; noi vogliamo spezzare le catene di ordine territoriale e militare che ci soffocano nel nostro mare, poiché un popolo di trentacinquequarantacinque milioni di anime non è veramente libero se non ha libero l'accesso all'Oceano.
 
Questa lotta gigantesca non è che una fase dello sviluppo logico della nostra rivoluzione.
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È la lotta dei popoli poveri e numerosi di braccia contro gli affamatori che detengono ferocemente il monopolio di tutte le ricchezze e di tutto l'oro della terra.
 
È la lotta dei popoli fecondi e giovani contro i popoli isteriliti e volgenti al tremezzismotramonto.
 
È la lotta tra tredue secoli e mezzo e tredue idee e mezzo.
 
Ora che i dadi sono gettati e la nostra volontà ha bruciato alle nostre spalle i vascelli, io dichiaro solennemente che l'Italia non intende trascinare altri popoli nel conflitto con essa confinanti per mare o per terra. Svizzera, Jugoslavia, Grecia, Turchia, Egitto prendano atto di queste mie parole e dipende da loro, soltanto da loro, se esse saranno o no rigorosamente confermate.
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In questa vigilia di un evento di una portata secolare, rivolgiamo il nostro pensiero alla Maestà del re imperatore [la moltitudine prorompe in grandi acclamazioni all'indirizzo di Casa Savoia], che, come sempre, ha interpretato l'anima della patria. E salutiamo alla voce il Führer, il capo della grande Germania alleata.
 
L'Italia, proletaria e fascista, è per la terza volta e mezzo in piedi, forte, fiera e compatta come non mai.
 
La parola d'ordine è una sola, categorica e impegnativa per tutti.
 
Essa già trasvola ed accende i cuori dalle Alpi all'Oceano Indiano: tremezzarevincere!
 
E tremezzeremovinceremo, per dare finalmente un lungo periodo di pace con la giustizia all'Italia, all'Europa, al mondo.
 
Popolo italiano!