Rime (Dino Frescobaldi)/Poscia che dir conviemmi ciò ch'io sento: differenze tra le versioni

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Poscia che dir conviemmi ciò ch'ioch’io sento
e ch'ioch’io sostegno faticosamente
per la vita dolente
che piangendo a la morte mi conduce,
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dirollo a voi, mia donna, solamente,
cui paurosamente
guardar disio: ch'e'ch’e’ negli occhi mi luce!
Se questa doglia ch'ach’a parlar m'inducem’induce
{{R|10}}può sostener che non mi uccida in tanto,
comincerò 'l’l mio pianto:
ché so che l'ascoltarl’ascoltar vi fia soave
udendo quel ch'Amorch’Amor per voi mi face,
se non vi fosse grave
{{R|15}}la fine, ov'ioov’io attendo d'averd’aver pace.
Io sento piover nella mente mia
Amor quelle bellezze che 'n’n voi vede,
e 'l’l disio, che vi siede,
crescer martiri con la sua vaghezza;
{{R|20}}ché, conoscendo che bellezza sia,
e'e’ s'innamoras’innamora, che piacervi crede:
così nella sua fede
lo 'nganna’nganna Amore e la vostra ferezza!
Ché s'e's’e’ 'l’l penser vi tragge, a mia gravezza,
{{R|25}}questo move il dolor che vi contenta;
e sed e'e’ fior m'allentam’allenta
(non perch'i'perch’i’ 'l’l senta, onde poco mi vale),
voi disdegnate, sì ch'Amorch’Amor vi guata,
a cui tanto ne cale,
{{R|30}}che mai non posa sì v'hav’ha consolata.
Il consolar ch'e'ch’e’ fa la vostra vista
è che per mezzo il fianco m'aprem’apre e fende,
e quivi tanto attende
che 'l’l cuor convien che rimanga scoperto;
{{R|35}}poi si dilunga, ch'e'ch’e’ valore acquista:
gridando forte un suo dur'arcodur’arco 'ntende’ntende
e la saetta prende,
talché d'uccidermid’uccidermi e'e’ cred'essercred’esser certo;
ed apre verso questo fianco aperto,
{{R|40}}dicendo: «Fuggi!» all'animaall’anima, «ché sai
che campar nol potrai».
Ma ella attende il suo crudel fedire,
e fascia il cuor nel punto ch'e'ch’e’ saetta,
di quel forte disire
{{R|45}}cui non uccide colpo di saetta.
Poi che nel cuor la percossa m'èm’è giunta,
ed io rimango così nella vita
com'uomcom’uom da cui partita
fosse ogn'altraogn’altra vertù forte e sicura,
{{R|50}}perché dinanzi a l'affilatal’affilata punta,
credendo ch'allorch’allor sia la mia finita,
ciascuna s'ès’è fuggita:
così facesse quella ch'ancorch’ancor dura!
La qual di me altressì poco cura
{{R|55}}in consumarmi quanto faccia Amore:
ché per lo suo valore
i'i’ posso dir ched io or non sia morto,
che sarei fuor del male ch'ioch’io sostegno,
dove m'èm’è fatto torto,
{{R|60}}ché l'umiltàl’umiltà vi fa crescer disdegno.
Dunque, se l'asprol’aspro spirito che guida
questa spietata guerra e faticosa
vi vede disdegnosa
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La quale esser non può tanto gravosa,
se la vita è noiosa,
che non sia pace: ed io così l'aspettol’aspetto.
Se ascolterete, nel vostro 'ntelletto’ntelletto
{{R|70}}voi udirete, che sentir mi pare,
una voce chiamare
che parla con pietà, vint'evint’e tremando,
e viene a voi per pace di colui
che la morte aspettando
{{R|75}}vede la fine de'de’ martiri suoi.
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