Pagina:Catullo e Lesbia.djvu/25: differenze tra le versioni

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{{Pt|strati| magistrati}}, trionfatori<ref>{{AutoreCitato|Ambrogio Teodosio Macrobio|Macrobio}}, ''Saturn.'', 9; {{AutoreCitato|Marco Tullio Cicerone|Cicerone}}, ''Tuscul.'', 4; {{AutoreCitato|Plutarco|Plutarco}}, ''in Caesare et in Crasso.''; {{AutoreCitato|Gaio Plinio Secondo|Plinio}}, ''Hist. nat.'', XIV.</ref> tutti faceano a gara a imbandir sontuosi banchetti. Le cene private non erano certamente più frugali delle pubbliche; famosa è la risposta di {{AutoreCitato|Lucio Licinio Lucullo|Lucullo}} al suo maestro di casa: non sapevi che Lucullo dovea cenare con Lucullo?
{{Pt|strati| magistrati}}, trionfatori<ref>{{AutoreCitato|Ambrogio Teodosio Macrobio|Macrobio}}, ''Saturn.'', 9; {{AutoreCitato|Marco Tullio Cicerone|Cicerone}}, ''Tuscul.'', 4; {{AutoreCitato|Plutarco|Plutarco}}, ''in Caesare et in Crasso.''; {{AutoreCitato|Gaio Plinio Secondo|Plinio}}, ''Hist. nat.'', XIV.</ref> tutti faceano a gara a imbandir sontuosi banchetti. Le cene private non erano certamente più frugali delle pubbliche; famosa è la risposta di {{AutoreCitato|Lucio Licinio Lucullo|Lucullo}} al suo maestro di casa: non sapevi che Lucullo dovea cenare con Lucullo?


Alla gola tien dietro la lussuria, la mollezza, l’accidia, ogni vizio più turpe. La via Sacra, i Portici, la via Appia, tutti i passeggi di Roma brulicano di mezzani, di prostitute, di libertini, di gladiatori pronti a trafficare la loro robustezza, di molli e profumati cinedi che sfoggiano i loro anelli e la loro beltà, di senatori che fan l’occhietto ad effeminati seguaci di Venere Aversa, di matrone più dissolute e sfacciate delle loro ancelle; un pubblico convegno di seduzioni, un vero mercato di amori.<ref>Walkenaer, ''Storia della vita d’Orazio''.</ref>Alberghi, taverne, barberie, seggiole, lettighe, offrono asilo stabile od ambulante all’anonima prostituzione dei magnanimi figli di Remo.<ref>Dufour, ''Hist. de la prostit.'', chap. XX.</ref>
Alla gola tien dietro la lussuria, la mollezza, l’accidia, ogni vizio più turpe. La via Sacra, i Portici, la via Appia, tutti i passeggi di Roma brulicano di mezzani, di prostitute, di libertini, di gladiatori pronti a trafficare la loro robustezza, di molli e profumati cinedi che sfoggiano i loro anelli e la loro beltà, di senatori che fan l’occhietto ad effeminati seguaci di Venere Aversa, di matrone più dissolute e sfacciate delle loro ancelle; un pubblico convegno di seduzioni, un vero mercato di amori.<ref>Walkenaer, ''Storia della vita d’Orazio''.</ref>Alberghi, taverne, barberie, seggiole, lettighe, offrono asilo stabile od ambulante all’anonima prostituzione dei magnanimi figli di Remo.<ref>{{Ac|Paul Lacroix|Dufour}}, ''Hist. de la prostit.'', chap. XX.</ref>


Gli edili chiudono gli occhi; è un gran che se richiedano dalle pubbliche cortigiane la ''licentia stupri''; i censori borbottano e sbraitano inutilmente; la legge tollera e tace; Acherio non dubita asserire, che se l’impudicizia è delitto nei liberi, è necessità negli schiavi, è dovere nei liberti.<ref>{{AutoreCitato|Ludovico Ricchieri|Celii Rodigini}} ''Antiquae lectiones.''</ref>
Gli edili chiudono gli occhi; è un gran che se richiedano dalle pubbliche cortigiane la ''licentia stupri''; i censori borbottano e sbraitano inutilmente; la legge tollera e tace; Acherio non dubita asserire, che se l’impudicizia è delitto nei liberi, è necessità negli schiavi, è dovere nei liberti.<ref>{{AutoreCitato|Ludovico Ricchieri|Celii Rodigini}} ''Antiquae lectiones.''</ref>