Pagina:Chi l'ha detto.djvu/414: differenze tra le versioni
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Scrollava la testa.</poem> |
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{{No rientro}}Si veda: {{AutoreCitato|Carlo Cattaneo|C. Cattaneo}}, ''Scritti politici ed epistolario,'' vol. II, (Firenze, 1894), pag. 15. |
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Va’ fuora d’Italia, va’ fuora, o stranier.}} |
Va’ fuora d’Italia, va’ fuora, o stranier.}} |
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{{No rientro}}È il ritornello dell’{{TestoCitato|Inno di Garibaldi|''Inno di Garibaldi''}}, composto da {{AutoreCitato|Luigi Mercantini|{{Sc|Luigi Mercantini}}}} e musicato da {{AutoreCitato|Alessio Olivieri|Alessio Olivieri}}. «L’autore aveva scritto ''ch’è l’ora:'' i volontari e il popolo, cantando, hanno corretto ''ch’è ora,'' e l’autore accetta la correzione popolare.» Così nota il Mercantini stesso. |
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Di quest’inno, il cui primo verso è, com’è noto:{{Centrato|Si scopron le tombe, si levano i morti,}} |
Di quest’inno, il cui primo verso è, com’è noto:{{Centrato|Si scopron le tombe, si levano i morti,}} |
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{{No rientro}}Già accennai brevemente al n. 728. Garibaldi chiese a Mercantini di comporgli quest’inno il 19 dicembre 1858; il Mercantini quasi lo improvvisò, trovò subito il maestro cremonese Alessio Olivieri che lo mise in musica, e lo fece provare la sera del 31 alla villa dello Zerbino, sul Bisagno, in casa di Gabriele Camozzi. Questo è il racconto che fa lo Ximenes nel volume ''Garibaldi e i suoi tempi;'' racconto che si trova riprodotto, con molte curiose aggiunte e con belle illustrazioni storiche, nella rivista ''Musica e Musicisti,'' fasc. di Dicembre 1905 (anno 60°), pag. 772 e segg. Con maggiori particolari era stata descritta la scena da Costanza Giglioli (''La prima prova dell’Inno in Fanfulla,'' 13 ottobre 1883) che la ricostruì su la testimonianza di uno dei Mille: ma su tale narrazione furono espressi dei dubbi, per i quali si veda ''La rievocazione nazionale di Luigi Mercantini'' di Aristide Manassero (in ''Varietas,'' dicembre 1914, pag. 985 e segg.). Vedasi pure l’opuscolo già citato di Carlo Lozzi: ''La'' «''Marsigliese''» ''degli Italiani e la'' «''Marcia Reale''» (Milano. Ricordi, 1896). L’inno di Garibaldi però non ebbe il battesimo del sangue che nella gloriosa |