Pagina:Opere complete di Galileo Galilei XV.djvu/305: differenze tra le versioni

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Galileo consacrò assai più tempo a legger versi che a farne: tanto che non conosciamo che due soli componimenti poetici che veramente si possano dir suoi : il ''Capitolo in biasimo della Toga''<ref name="nota1">In questo ''Capitolo'' Galileo mette in ridicolo la prammatica che astringeva i professori dello Studio Pisano a far uso della Toga, non solo leggendo in cattedra, ma ancora passeggiando per la città o visitando gli amici.<br />
Galileo consacrò assai più tempo a legger versi che a farne: tanto che non conosciamo che due soli componimenti poetici che veramente si possano dir suoi: il ''Capitolo in biasimo della Toga''<ref name="nota1">In questo ''Capitolo'' Galileo mette in ridicolo la prammatica che astringeva i professori dello Studio Pisano a far uso della Toga, non solo leggendo in cattedra, ma ancora passeggiando per la città o visitando gli amici.<br />


L’autenticità di questo componimento poetico, oltre la confessione che risulta dalla seguente terzina:<br /><br />
L’autenticità di questo componimento poetico, oltre la confessione che risulta dalla seguente terzina:<br /><br />
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::::Ch’io sia disceso da qualche Giudeo;<br /><br />
::::Ch’io sia disceso da qualche Giudeo;<br /><br />


vien confermata dal Padre Renieri lettore in Pisa in una sua lettera del 20 Febbraio 1641 a Galileo, la quale si conclude col seguente periodo: «Di nnovo non ho che dirle; solo che il signor Auditor Fantoni ha fatto spolverar le toghe a’ Dottori, onde adesso non si vede altro che togati, e sarebbe molto a proposito il Capitolo che fece già Vossignoria Eccellentissima, alla quale bacio affettuosamente le mani». (MSS. Gal. Par. I, T. 12).<br />
vien confermata dal Padre {{AutoreCitato|Vincenzo Renieri|Renieri}} lettore in Pisa in una sua lettera del 20 Febbraio 1641 a Galileo, la quale si conclude col seguente periodo: «Di nuovo non ho che dirle; solo che il signor Auditor Fantoni ha fatto spolverar le toghe a’ Dottori, onde adesso non si vede altro che togati, e sarebbe molto a proposito il Capitolo che fece già Vossignoria Eccellentissima, alla quale bacio affettuosamente le mani». (MSS. Gal. Par. I, T. 12).<br />


Fu questo Capitolo pubblicato la prima volta, per quanto ci è noto, nella terza parte delle Opere Burlesche del {{AutoreCitato|Francesco Berni|Berni}}, edizione del 1723 colla falsa data di Firenze. Ivi, e nelle posteriori edizioni, è una lacuna, per supposta mancanza di qualche terzina, alla quale fu supplito dal {{AutoreIgnoto|Biscióni}} in un esemplare delle Opere del Berni, edizione di Londra, al presente (dice il {{AutoreIgnoto|Nelli}}, pag. 479, dal quale ricaviamo questa notizia) posseduto dal Signor Gaspero Kindt, dove si legge: «Non manca nulla, ma va corretto</ref>, ed un ''Sonetto enigmatico'', che {{AutoreCitato|Antonio Malatesti|Antonio Malatesti}}, cui
Fu questo Capitolo pubblicato la prima volta, per quanto ci è noto, nella terza parte delle Opere Burlesche del {{AutoreCitato|Francesco Berni|Berni}}, edizione del 1723 colla falsa data di Firenze. Ivi, e nelle posteriori edizioni, è una lacuna, per supposta mancanza di qualche terzina, alla quale fu supplito dal {{AutoreCitato|Antonio Maria Biscioni|Biscióni}} in un esemplare delle Opere del Berni, edizione di Londra, al presente (dice il {{AutoreCitato|Giovan Batista Clemente Nelli|Nelli}}, pag. 479, dal quale ricaviamo questa notizia) posseduto dal Signor Gaspero Kindt, dove si legge: «Non manca nulla, ma va corretto</ref>, ed un ''Sonetto enigmatico'', che {{AutoreCitato|Antonio Malatesti|Antonio Malatesti}}, cui
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