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AVVERTIMENTO



Galileo consacrò assai più tempo a legger versi che a farne: tanto che non conosciamo che due soli componimenti poetici che veramente si possano dir suoi: il Capitolo in biasimo della Toga1, ed un Sonetto enigmatico, che Antonio Malatesti, cui

  1. In questo Capitolo Galileo mette in ridicolo la prammatica che astringeva i professori dello Studio Pisano a far uso della Toga, non solo leggendo in cattedra, ma ancora passeggiando per la città o visitando gli amici.
    L’autenticità di questo componimento poetico, oltre la confessione che risulta dalla seguente terzina:

         . . . . io non son mica Ebreo,
    Sebbene e’ pare al nome ed al casato
    Ch’io sia disceso da qualche Giudeo;

    vien confermata dal Padre Renieri lettore in Pisa in una sua lettera del 20 Febbraio 1641 a Galileo, la quale si conclude col seguente periodo: «Di nuovo non ho che dirle; solo che il signor Auditor Fantoni ha fatto spolverar le toghe a’ Dottori, onde adesso non si vede altro che togati, e sarebbe molto a proposito il Capitolo che fece già Vossignoria Eccellentissima, alla quale bacio affettuosamente le mani». (MSS. Gal. Par. I, T. 12).
    Fu questo Capitolo pubblicato la prima volta, per quanto ci è noto, nella terza parte delle Opere Burlesche del Berni, edizione del 1723 colla falsa data di Firenze. Ivi, e nelle posteriori edizioni, è una lacuna, per supposta mancanza di qualche terzina, alla quale fu supplito dal Biscióni in un esemplare delle Opere del Berni, edizione di Londra, al presente (dice il Nelli, pag. 479, dal quale ricaviamo questa notizia) posseduto dal Signor Gaspero Kindt, dove si legge: «Non manca nulla, ma va corretto