Pagina:Guerrini - Brani di vita.djvu/15: differenze tra le versioni

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Dunque, nell’inverno del 1868, invece di leggere il codice, leggevo dei versi. Ma leggevo per lo più dei versi francesi, non trovando niente in italiano che finisse di piacermi. Giudicavo tutti i nostri poeti recentissimi colla avventatezza dello studente che procede per simpatie ed antipatie, e tutta la nostra lirica contemporanea mi pareva vuota, affettata, frigida. L’eterno Iddio del {{Ac|Alessandro Manzoni|Manzoni}} era l’oggetto del mio odio accanito; e tutto quel cristianesimo nè carne nè pesce degli scrittori che adorano San Pietro e vituperano il suo successore, mi dava delle ore di bile iraconda. Il mio vangelo filosofico era la ''Filosofia della rivoluzione'' del povero e grande Ferrari; e in questo forse ho cambiato poco. Potete dunque immaginare il gusto che mi dettero poi le lodi prodigate all’abate {{Ac|Giacomo Zanella|Zanella}}! Badate bene! Se il timor di Dio messo in versi mi fa sempre press’a poco lo stesso effetto, non giudico più così sfacciatamente in cose d’arte. Voglio solo dire che allora l’odio al romanticismo cristiano e cattolico mi accecava e mi faceva giudicare colla ferocia sanguinaria di un antropofago.
Dunque, nell’inverno del 1868, invece di leggere il codice, leggevo dei versi. Ma leggevo per lo più dei versi francesi, non trovando niente in italiano che finisse di piacermi. Giudicavo tutti i nostri poeti recentissimi colla avventatezza dello studente che procede per simpatie ed antipatie, e tutta la nostra lirica contemporanea mi pareva vuota, affettata, frigida. L’eterno Iddio del {{Ac|Alessandro Manzoni|Manzoni}} era l’oggetto del mio odio accanito; e tutto quel cristianesimo nè carne nè pesce degli scrittori che adorano San Pietro e vituperano il suo successore, mi dava delle ore di bile iraconda. Il mio vangelo filosofico era la ''Filosofia della rivoluzione'' del povero e grande {{AutoreCitato|Giuseppe Ferrari (filosofo)|Ferrari}}; e in questo forse ho cambiato poco. Potete dunque immaginare il gusto che mi dettero poi le lodi prodigate all’abate {{Ac|Giacomo Zanella|Zanella}}! Badate bene! Se il timor di Dio messo in versi mi fa sempre press’a poco lo stesso effetto, non giudico più così sfacciatamente in cose d’arte. Voglio solo dire che allora l’odio al romanticismo cristiano e cattolico mi accecava e mi faceva giudicare colla ferocia sanguinaria di un antropofago.


La sera, prima di andare a letto, facevo dei versi.
La sera, prima di andare a letto, facevo dei versi.


Li facevo in pantofole e ci si sentiva. In quelle crudelissime poesie ingiuriavo atrocemente la Trinità ed il resto. Traducevo ''La Guerra degli Dei'' del Parny, {{Ac|Voltaire|Voltaire}} mi pareva fiacco e, quando trovavo qualche cosa che non mi andava a verso, picchiavo coi pugni sul tavolino e insolentivo l’autore ed i suoi ascendenti in linea mascolina e femminina in perpetuo. Non mi consigliava nessuno e da nessuno avrei accettato
Li facevo in pantofole e ci si sentiva. In quelle crudelissime poesie ingiuriavo atrocemente la Trinità ed il resto. Traducevo ''La Guerra degli Dei'' del {{AutoreCitato|Évariste de Parny|Parny}}, {{Ac|Voltaire|Voltaire}} mi pareva fiacco e, quando trovavo qualche cosa che non mi andava a verso, picchiavo coi pugni sul tavolino e insolentivo l’autore ed i suoi ascendenti in linea mascolina e femminina in perpetuo. Non mi consigliava nessuno e da nessuno avrei accettato