Pagina:Storia del reame di Napoli dal 1734 sino al 1825 I.pdf/55: differenze tra le versioni

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erudizioni di poche menti. Le prime mura di quella città furono alzate, come dice antica tradizione, da’ Trojani; ed Enea le diede nome dal nome della sua nutrice ivi sepolta. Subito crebbe d’uomini e di ricchezze, e non capendo nelle prime mura, si allargò in altre più vaste, Alfonso di Aragona vi alzò un castello, Carlo V, veduta la forza del luogo e l’ampio porto sicuro a’ legni di commercio e di guerra, fece chiudere la città di muri a fortezza: e ne’ succedenti tempi ogni nuovo re volle aggiugnervi opera o nome: tal che nel 1734, quando l’assediarono gli Spagnuoli, era poco men d’oggi e tale qual io la descrivo. Siede su di un promontorio che finisce un istmo nel mar Tirreno: il promontorio per tre lati s’immerge in mare, il quarto scende a ripida e stretta pendice che poi si allarga, fra i due lidi dell’istimo, sempre in pianura finchè non convalli co’ monti di Castellona e d’Itri. Nella cima del promontorio è torre antichissima detta di Orlando: le mura della fortezza seguono la china del terreno, e però vanno a serra ed a scaglioni a toccare d’ambe le parti l’ultime sponde, formando bastioni, cortine, angoli sporgenti, angoli entranti, così che ogni punto è difeso: vi ha la scienza moderna, non le regole, però che le impediva la natura del luogo. Non direi perfette quelle opere, nè spregevoli, e si richiede buono ingegno a difenderle o ad espugnarle. Nella fronte di terra una seconda cinta sta innanzi della prima, e due fossi, due cammini coperti, varie piazze d’armi la muniscono. In due soli punti sono più facili le rovine; nella così detta cittadella (il castello di Alfonso) e nel bastione della ''breccia'' che ha preso nome dalle sue sventure: da cinta, quanta ne resta, è tagliata nel duro sasso calcare.
LIBRO PRIMO


Allorchè il blocco della fortezza mutò in assedio erano in essa mille Alemanni e cinquecento Napoletani del battaglione che il duca di Monteleone formò: nessuni o pochi artiglieri, così che i Napoletani, per natura destri, furono esercitati a maneggiare il cannone: abbondavano armi, attrezzi, provvigioni di guerra e vettovaglie. E dall’opposta parte il duca di Liria dirigeva le offese con sedicimila Spagnuoli, navi da guerra, armi, macchine, mezzi soperchianti; e però aperta in breve tempo la trinciera di assedio, procedendo per cammini coperti verso le mura, alzò parecchie batterie di cannoni e mortari da percuotere in breccia la cittadella, e controbattere i cannoni della fortezza. Avanzavano gli approcci, quando il duca Montemar venne ad accelerarne il fine ed a godere della vittoria; e poco più tardi, per le ragioni medesime e per fama di guerra, vi andò il re Carlo. Dopo il suo arrivo, moltiplicati i fuochi, cominciata la breccia e arrecato per le bombe danno e spavento alla città, il conte di Tattembach governatore della fortezza, in consiglio de’ capi del presidio propose di arrenderla, ma fu da’ minori
Le primo mura

erudizioni di poclie menli.

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di

quella cillà furono

come dice antica tradizione da' Trojani ed Enea le diede
nome della sua nutrice ivi sepolta. Subito crebbe d' uomini
ricchezze e non capendo nelle prime mura si allargò in altre

alzate

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dal

e di

— 1734.

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più vaste. Alfonso di Aragona vi alzò un castello. Carlo Y, veduta la
forza del luogo e l' ampio porto sicuro a' legni di commercio e di

guerra, fece chiudere la città di muri a fortezza; e ne' succedenti
tempi ogni nuovo re volle aggiugnervi opera o nome tal che nel
1734, quando l'assediarono gli Spagnuoli , era poco men d'oggi e
tale qual io la descrivo. Siede su di un promontorio che finisce un
istmo nel mar Tirreno il promontorio per tre lati s' immerge in
mare il quarto scende a ripida e stretta pendice che poi si allarga
sempre in pianura finché non convalli
fra i due lidi dell' istmo
co' monti di Castellona e d'Itri. Nella cima del promontorio è torre
antichissima detta di Orlando le mura della fortezza seguono la
china del terreno e però vanno a serra ed a scaglioni a toccare
formando bastioni , cortine and' ambe le parti l' ultime sponde
goli sporgenti, angoli entranti, cosi che ogni punto è difeso vi ha
non le regole però che le impediva la natura
la scienza moderna
del luogo. Non direi perfette quelle opere , né spregevoli e si richiede buono ingegno a difenderle o ad espugnarle. Nella fronte di
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una seconda
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Alfonso

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prima

e due fossi

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varie piazze d' armi la muniscono.

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facili le

rovine

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nella così detta cittadella

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e nel bastione della breccia che ha preso

dalle sue sventure

:

la cinta

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quanta ne resta

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due

,

In due

soli

cas-

nome

é tagliata nel

duro

sasso calcare.

Allorché

il

blocco della fortezza

mutò

in assedio

erano in essa

mille Alemanni e cinquecento Napoletani del battaglione che
di

Monteleòne formò

letani

,

:

nessuni o pochi artiglieri

,

che

cosi

per natura destri, furono esercitati a maneggiare

abbondavano armi

,

i

il

duca

Napo-

cannone

il

:

provvigioni di guerra e vettovaglie. E
duca di Liria dirigeva le offese con sedicimila

attrezzi

,

opposta parte il
Spagnuoli navi da guerra armi , macchine mezzi soperchianti
;
e però aperta in breve tempo la trinciera di assedio
procedendo
per cammini coperti verso le mura , alzò parecchie batterie di cannoni e mortari da percuotere in breccia la cittadella , e controbat-

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tere i cannoni della fortezza. Avanzavano gli approcci, quando il
duca Montemar venne ad accelerarne il fine ed a godere della vittoria
e poco più tsrdi , per le ragioni medesime e per fama di
guerra vi andò il re Carlo. Dopo il suo arrivo, moltiplicati i fuochi,
cominciata la breccia e arrecato per le bombe danno e spavento alla
città, il conte di Tattembach governatore della fortezza
in consi;

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glio de' capi del presidio

propose di arrenderla

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ma

fu da' minori