Pagina:Angeli - Roma, parte I - Serie Italia Artistica, Bergamo, 1908.djvu/73: differenze tra le versioni

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}} La plebe — la grande moltitudine cioè che formava realmente la popolazione romana — fu sempre favorevole all* imperatore e se vi furono molte congiure contro di lui ordite da senatori e da cavalieri, non vi fu mai un vero e proprio movimento popolare contro colui che a oppressore che per i nobili.
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}} La plebe — la grande moltitudine cioè che formava realmente la popolazione romana — fu sempre favorevole all’imperatore e se vi furono molte congiure contro di lui ordite da senatori e da cavalieri, non vi fu mai un vero e proprio movimento popolare contro colui che in fondo non era oppressore che per i nobili.


All’avvento al trono di Tiberio (14-37) il rinnovamento di Roma era, come abbiamo visto, già avanzato. Mentre gli ottimati avevano creato meravigliosi giardini — oltre quelli di Mecenate su l’Esquilino, sono celebri quelli di Sallustio, degli Ancilii e di Lucullo — per il popolo esistevano ormai teatri di buona fabbrica e mercati, ''Macella'', dove tutte le derrate si trovavano in vendita in ogni quartiere per maggiore comodità della popolazione. Se bene il nuovo imperatore non avesse le tendenze estetiche del padre adottivo, pure ne seguì le tracce per quello che si riferisce alla costruzione di nuovi edifici: stabilì sull’estremo limite dell’Esquilino un campo fortificato per l’accasermamento della guardia pretoriana; restaurò o meglio rifece dalle fondamenta il tempio di Castore e Polluce nel Foro, e sul Palatino cominciò a costruirsi un nuovo palazzo sontuoso che il suo successore immediato doveva condurre a compimento. Di questi suoi lavori il più importante per noi è il tempio di Castore, finito quando ancora era vivo il vecchio Augusto e di cui ancora rimangono le tre svelte e grandiose colonne d’ordine corinzio, che furono in ogni epoca fra le più popolari e meglio note rovine di Roma. Il tempio primitivo era stato eretto dal dittatore Aulo Postumio dopo la vittoria del Lago Regillo e restaurato varie volte, finché Tiberio non lo rifece 7 anni prima dell’Era volgare. Durante la repubblica era servito alcun tempo come tribunale e come ufficio di controllo (''ponderarium'') dei pesi e delle misure. Si tratta di uno dei soliti edifici, sostenuti da un alto podium e circondati
All’avvento al trono di Tiberio (14-37) il rinnovamento di Roma era, come abbiamo visto, già avanzato. Mentre gli ottimati avevano creato meravigliosi giardini — oltre quelli di Mecenate su l’Esquilino, sono celebri quelli di Sallustio, degli Ancilii e di Lucullo — per il popolo esistevano ormai teatri di buona fabbrica e mercati, ''Macella'', dove tutte le derrate si trovavano in vendita in ogni quartiere per maggiore comodità della popolazione. Se bene il nuovo imperatore non avesse le tendenze estetiche del padre adottivo, pure ne seguì le tracce per quello che si riferisce alla costruzione di nuovi edifici: stabilì sull’estremo limite dell’Esquilino un campo fortificato per l’accasermamento della guardia pretoriana; restaurò o meglio rifece dalle fondamenta il tempio di Castore e Polluce nel Foro, e sul Palatino cominciò a costruirsi un nuovo palazzo sontuoso che il suo successore immediato doveva condurre a compimento. Di questi suoi lavori il più importante per noi è il tempio di Castore, finito quando ancora era vivo il vecchio Augusto e di cui ancora rimangono le tre svelte e grandiose colonne d’ordine corinzio, che furono in ogni epoca fra le più popolari e meglio note rovine di Roma. Il tempio primitivo era stato eretto dal dittatore Aulo Postumio dopo la vittoria del Lago Regillo e restaurato varie volte, finchè Tiberio non lo rifece 7 anni prima dell’Era volgare. Durante la repubblica era servito alcun tempo come tribunale e come ufficio di controllo (''ponderarium'') dei pesi e delle misure. Si tratta di uno dei soliti edifici, sostenuti da un alto ''podium'' e circondati

CAIO CESARE CALIGOLA — MUSEO VATICANO.
(Fot. Alinari)