Pagina:Boccaccio - Decameron II.djvu/78: differenze tra le versioni

 
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l’avesse e piacessele, con lui si mise a giucare a scacchi: ed Anichino, che di piacerle disiderava, assai acconciamente faccendolo, si lasciava vincere; di che la donna faceva maravigliosa festa. Ed essendosi da vedergli giucare tutte le femine della donna partite, e soli giucando lasciatigli, Anichino gittò un grandissimo sospiro. La donna, guardatolo, disse: — Che avesti, Anichino? Duolti cosí che io ti vinco? — Madonna, — rispose Anichino — troppo maggior cosa che questa non è fu cagion del mio sospiro. — Disse allora la donna: — Deh! dilmi, per quanto ben tu mi vuogli. — Quando Anichino si sentì scongiurare «per quanto ben tu mi vuogli» a colei la quale egli sopra ogni altra cosa amava, egli ne mandò fuori un troppo maggiore che non era stato il primo; per che la donna ancor da capo il ripregò che gli piacesse di dirle qual fosse la cagione de’ suoi sospiri. Alla quale Anichin disse: — Madonna, io temo forte che egli non vi sia noia se io il vi dico, ed appresso dubito che voi ad altra persona noi ridiciate. — A cui la donna disse: — Per certo egli non mi sará grave: e renditi sicuro di questo, che cosa che tu mi dica, se non quando ti piaccia, io non dirò mai ad altrui. — Allora disse Anichino: — Poi che voi mi promettete cosi, ed io il vi dirò. — E quasi con le lagrime in su gli occhi le disse chi egli era, quel che di lei aveva udito e dove, e come di lei s’era innamorato e perché per servidor del marito di lei postosi: ed appresso umilemente, se esser potesse, la pregò che le dovesse piacere d’aver pietá di lui, ed in questo suo segreto e sì fervente disidèro, di compiacergli, e che, dove questo far non volesse, che ella, lasciandolo star nella forma nella qual si stava, fosse contenta che egli l’amasse. O singular dolcezza del sangue bolognese, quanto se’ tu sempre stata da commendare in cosí fatti casi! Mai di lagrime né di sospir fosti vaga, e continuamente a’ prieghi pieghevole ed agli amorosi disidèri arrendevol fosti; se io avessi degne lode da commendarti, mai sazia non se ne vedrebbe la voce mia. La gentil donna, parlando Anichino, il riguardava, e dando piena fede alle sue parole, con sì fatta forza ricevette per li prieghi di lui il suo amore nella mente, che essa altressi cominciò a sospirare, e dopo alcun
l’avesse e piacessele, con lui si mise a giucare a scacchi: ed Anichino, che di piacerle disiderava, assai acconciamente faccendolo, si lasciava vincere; di che la donna faceva maravigliosa festa. Ed essendosi da vedergli giucare tutte le femine della donna partite, e soli giucando lasciatigli, Anichino gittò un grandissimo sospiro. La donna, guardatolo, disse: — Che avesti, Anichino? Duolti cosí che io ti vinco? — Madonna, — rispose Anichino — troppo maggior cosa che questa non è fu cagion del mio sospiro. — Disse allora la donna: — Deh! dilmi, per quanto ben tu mi vuogli. — Quando Anichino si sentì scongiurare «per quanto ben tu mi vuogli» a colei la quale egli sopra ogni altra cosa amava, egli ne mandò fuori un troppo maggiore che non era stato il primo; per che la donna ancor da capo il ripregò che gli piacesse di dirle qual fosse la cagione de’ suoi sospiri. Alla quale Anichin disse: — Madonna, io temo forte che egli non vi sia noia se io il vi dico, ed appresso dubito che voi ad altra persona nol ridiciate. — A cui la donna disse: — Per certo egli non mi sará grave: e renditi sicuro di questo, che cosa che tu mi dica, se non quando ti piaccia, io non dirò mai ad altrui. — Allora disse Anichino: — Poi che voi mi promettete cosi, ed io il vi dirò. — E quasi con le lagrime in su gli occhi le disse chi egli era, quel che di lei aveva udito e dove, e come di lei s’era innamorato e perché per servidor del marito di lei postosi: ed appresso umilemente, se esser potesse, la pregò che le dovesse piacere d’aver pietá di lui, ed in questo suo segreto e sì fervente disidèro, di compiacergli, e che, dove questo far non volesse, che ella, lasciandolo star nella forma nella qual si stava, fosse contenta che egli l’amasse. O singular dolcezza del sangue bolognese, quanto se’ tu sempre stata da commendare in cosí fatti casi! Mai di lagrime né di sospir fosti vaga, e continuamente a’ prieghi pieghevole ed agli amorosi disidèri arrendevol fosti; se io avessi degne lode da commendarti, mai sazia non se ne vedrebbe la voce mia. La gentil donna, parlando Anichino, il riguardava, e dando piena fede alle sue parole, con sì fatta forza ricevette per li prieghi di lui il suo amore nella mente, che essa altressi cominciò a sospirare, e dopo alcun