Pagina:Leopardi, Giacomo – Canti, 1938 – BEIC 1857225.djvu/201: differenze tra le versioni
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DEDICHE, NOTIZIE, ANNOTAZIONI 195 |
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vogliono che questo si possa fare. Nondimeno io lo trovo fatto |
vogliono che questo si possa fare. Nondimeno io lo trovo fatto |
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dall’{{AutoreCitato|Luigi Alamanni|Alamanni}} nel secondo libro della ''Coltivazione''. «Non quello |
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orrendo tuon, che s’assimiglia Al fero fulminar di Giove in alto, |
orrendo tuon, che s’assimiglia Al fero fulminar di Giove in alto, |
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Di quell’arme |
Di quell’arme {{spaziato|fatal}} che mostra aperto Quanto sia piú d’ogni altro |
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il secol nostro Già per mille cagion là su nemico |
il secol nostro Già per mille cagion là su nemico»<ref>V. 747</ref>. Parla, come |
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avrai capito, dell’arme da fuoco. E di nuovo nel quinto |
avrai capito, dell’arme da fuoco. E di nuovo nel quinto<ref>V. 933</ref>: «La |
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{{spaziato|fatal}} bellezza Sopra l’onde a mirar Narcisso torna». Vero è che |
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il poema della Coltivazione, e |
il poema della ''Coltivazione'', e l’altre opere scritte dall’Alamanni |
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in Francia, come il Girone e |
in Francia, come il ''Girone'' e l’''Avarchide'', sono macchiate di |
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parecchi francesismi: e quel |
parecchi francesismi: e quel ch’è peggio, la detta ''Coltivazione'' |
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ridonda maravigliosamente di rozzissime, sregolatissime e |
ridonda maravigliosamente di rozzissime, sregolatissime e assurdissime |
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costruzioni e forme d’ogni genere: tanto ch’ella è forse |
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la |
la piú difficile e scabrosa poesia di quel secolo, non ostante la |
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semplicità dello stile, che per verità non fu cercata dal buono |
semplicità dello stile, che per verità non fu cercata dal buono |
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Alamanni, anzi fuggita a |
Alamanni, anzi fuggita a piú potere, benché non gli riuscí di |
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schivarla. Ma quelle medesime cagioni che da un lato produssero |
schivarla. Ma quelle medesime cagioni che da un lato produssero |
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questi difetti (e che parimente generarono sui principii del |
questi difetti (e che parimente generarono sui principii del cinquecento |
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l’imperfezione della lingua e dello stile italiano), dall’altro |
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lato arricchirono straordinariamente il predetto poema di |
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voci, metafore, locuzioni, che quanto hanno d’ardire, tanto sono |
voci, metafore, locuzioni, che quanto hanno d’ardire, tanto sono |
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espressive e belle; e quanto potrebbero giovare, non solamente |
espressive e belle; e quanto potrebbero giovare, non solamente |
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agli usi poetici, ma eziandio gran parte di loro alla prosa, tanto |
agli usi poetici, ma eziandio gran parte di loro alla prosa, tanto |
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in ogni modo sono tutte sconosciutissime al |
in ogni modo sono tutte sconosciutissime al piú degli scrittori |
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presenti. |
presenti. |
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Canzone Sesta |
{{Ct|f=100%|v=1|t=3|L=0px|{{Sc|Canzone Sesta}}}} |
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[Bruto minore] |
{{Ct|f=90%|v=1|L=0px|[''Bruto minore'']}} |
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I, 1. |
|width=70px|I, 1.||Poi che divelta, ne la tracia polve |
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giacque |
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|||giacque {{loop|15|. }} |
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Acciò che questa mutazione di Tempo non abbia a pregiudi¬ |
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care (3) agli stomachi gentili de’ pedagoghi, la medicheremo con |
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(1) V. 747- |
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(2) V. 933- |
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(3) [Nell’ediz. Nobili: «da pregiudicare».] |
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Acciò che questa mutazione di Tempo non abbia a pregiudicare<ref>[Nell’ediz. Nobili: «da pregiudicare».]</ref> agli stomachi gentili de’ pedagoghi, la medicheremo con |
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