Pagina:Leopardi, Giacomo – Canti, 1938 – BEIC 1857225.djvu/220: differenze tra le versioni

Phe-bot (discussione | contributi)
Xavier121: split
 
Stato della paginaStato della pagina
-
Pagine SAL 25%
+
Pagine SAL 75%
Intestazione (non inclusa):Intestazione (non inclusa):
Riga 1: Riga 1:
{{RigaIntestazione|214|{{Sc|{{Sc|appendice}}}}|}}
Corpo della pagina (da includere):Corpo della pagina (da includere):
Riga 1: Riga 1:

214
{{Ct|f=100%|v=1|L=0px|[V]}}
APPENDICE
{{Ct|f=100%|v=1|L=0px|AGLI AMICI SUOI DI TOSCANA}}
[V]
{{Ct|f=100%|v=1|L=0px|[Nell’ediz. Piatti, Firenze, 1831.]}}
AGLI AMICI SUOI DI TOSCANA
{{blocco a destra|{{Smaller block}}<poem>
[Nell’ediz. Piatti, Firenze, 1831.]
La mia favola breve è già compita,
La mia favola breve è già compita,
E fornito il mio tempo a mezzo gli anni.
E fornito il mio tempo a mezzo gli anni.
Petrarca.
{{a destra|{{Sc|Petrarca}}.}}
</poem></div>}}
Amici miei cari,
{{Centrato|{{Sc|Amici miei cari,}}|l=20em}}
Firenze 15 Dicembre 1830.
{{a destra|Firenze 15 Dicembre 1830.}}
Sia dedicato a voi questo libro, dove io cercava, come si cerca
Sia dedicato a voi questo libro, dove io cercava, come si cerca spesso colla poesia, di consacrare il mio dolore, e col quale al presente (né posso già dirlo senza lacrime) prendo comiato dalle lettere e dagli studi. Sperai che questi cari studi avrebbero sostentata la mia vecchiezza, e credetti colla perdita di tutti gli altri piaceri, di tutti gli altri beni della fanciullezza e della gioventú, avere acquistato un bene che da nessuna forza, da nessuna sventura mi fosse tolto. Ma io non aveva appena vent’anni, quando da quella infermità di nervi e di viscere, che privandomi della mia vita, non mi dà speranza della morte, quel mio solo bene mi fu ridotto a meno che a mezzo; poi, due anni prima dei trenta, mi è stato tolto del tutto, e credo oramai per sempre. Ben sapete che queste medesime carte io non ho potute leggere, e per emendarle m’è convenuto servirmi degli occhi e della mano d’altri. Non mi so piú dolere, miei cari amici; e la coscienza che ho della grandezza della mia infelicità, non comporta l’uso delle querele. Ho perduto tutto: sono un tronco che sente e pena. Se non che in questo tempo ho acquistato voi: e la compagnia vostra, che
spesso colla poesia, di consacrare il mio dolore, e col quale al
presente (né posso già dirlo senza lacrime) prendo comiato dalle
lettere e dagli studi. Sperai che questi cari studi avrebbero so¬
stentata la mia vecchiezza, e credetti colla perdita di tutti gli altri
piaceri, di tutti gli altri beni della fanciullezza e della gioventù,
avere acquistato un bene che da nessuna forza, da nessuna sven¬
tura mi fosse tolto. Ma io non aveva appena vent’anni, quando
da quella infermità di nervi e di viscere, che privandomi della
mia vita, non mi dà speranza della morte, quel mio solo bene mi
fu ridotto a meno che a mezzo; poi, due anni prima dei trenta,
mi è stato tolto del tutto, e credo oramai per sempre. Ben sa¬
pete che queste medesime carte io non ho potute leggere, e per
emendarle m’è convenuto servirmi degli occhi e della mano d’altri.
Non mi so più dolere, miei cari amici; e la coscienza che ho della
grandezza della mia infelicità, non comporta l’uso delle querele.
Ho perduto tutto: sono un tronco che sente e pena. Se non che
in questo tempo ho acquistato voi: e la compagnia vostra, che
Piè di pagina (non incluso)Piè di pagina (non incluso)
Riga 1: Riga 1:

<references/>