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loro piú menoma avvertenza, e giudicare dall’effetto dove s’abbia a mutare, dove a togliere, dove ad aggiungere. E fra autori, attori, e spettatori, che tutti tre sanno e fanno il dover loro, presto si cammina d’accordo; e non solo ogni sillaba e punto, ma ogni piú sottile intenzione dell’autore ha e dimostra, per mezzo dell’attore, il suo effetto presso gli spettatori. Questi tre si danno la mano, e sono ad un tempo stesso tutti tre a vicenda cagione ed effetto della perfezione dell’arte.
loro più menoma avvertenza, e giudicare dall’effetto dove s’abbia

a mutare, dove a togliere, dove ad aggiungere. E fra autori, attori,
Restringendo dunque in brevissime parole il tutto, dico, che quando ci saranno gli autori sommi, e si pagheranno moltissimo gli attori perché divengan tali, gli spettatori saran belli e fatti. Un attore, che dirá bene delle cose buone, si fará ascoltare per forza; e chi le avrá sentite per solo un anno continuo, non vorrá piú in appresso sentirne delle mediocri, né mal recitate; ma anzi sempre di bene in meglio, perfezionando il proprio criterio, l’uditore terrá a segno gli autori e gli attori.
e spettatori, che tutti tre sanno e fanno il dover loro, presto si

cammina d’accordo; e non solo ogni sillaba e punto, ma ogni più
Nascano dunque e scrivano egregiamente gli autori; dicano da principio gli attori francamente, con intelligenza (cioè adagio), e toscanamente; stiano in profondo silenzio gli spettatori: e il teatro è nato. Perfezionato, lo sará da se, purché i principj siano stati sani; e tutti i principj riduco ad un solo, di dire adagio (cioè con intelligenza) cose che meritano essere ascoltate. Il formare attori, volendo da essi queste qualitá, senza cui attore non v’ha, di sapere la parte, e dire adagio, esclude di valersi assolutamente di nessuno di quelli che si chiamano tali presentemente in Italia. Avvezzi all’opposto per l’appunto di quel che si richiede, non si piegherebbero mai a nessuna vera scuola. Giovani di onesta nascita, di sani costumi, e di sufficiente educazione, sarebbero il proprio; e si troverebbero, stante la scarsezza dei beni di fortuna, sia in Toscana, che altrove; ma meglio sempre toscani per la pronunzia. La difficoltá maggiore è nel trovar donne, perché di onesti parenti non consentono a mostrarsi in palco; ma quando il mestiere di attore fosse illustrato dalla opinione pubblica, e la splendida loro paga esimesse da ogni sospetto i loro costumi, si troverebbero anche le donne: e con esse un ottimo segreto per farle recitare a senso, e non cantare a verso a verso, come sogliono, sará di dar loro la parte scritta come se fosse in prosa. Non dico però che né in uno, né in due, né in pochi anni si avrebbe una ottima compagnia; ma si avrebbe tale da potersi ascoltare, e da quella farne nascere altra migliore, e via via venirne poi all’ottimo, a cui in nessuna cosa
sottile intenzione dell’autore ha e dimostra, per mezzo dell’attore,
il suo effetto presso gli spettatori. Questi tre si danno la mano,
e sono ad un tempo stesso tutti tre a vicenda cagione ed effetto
della perfezione dell’arte.
Restringendo dunque in brevissime parole il tutto, dico, che
quando ci saranno gli autori sommi, e si pagheranno moltissimo
gli attori perché divengan tali, gli spettatori saran belli e fatti.
Un attore, che dirà bene delle cose buone, si farà ascoltare per
forza; e chi le avrà sentite per solo un anno continuo, non vorrà
più in appresso sentirne delle mediocri, né mal recitate; ma anzi
sempre di bene in meglio, perfezionando il proprio criterio, l’uditore
terrà a segno gli autori e gli attori.
Nascano dunque e scrivano egregiamente gli autori; dicano
da principio gli attori francamente, con intelligenza (cioè adagio),
e toscanamente; stiano in profondo silenzio gli spettatori: e il teatro
è nato. Perfezionato, lo sarà da se, purché i principj siano stati
sani; e tutti i principj riduco ad un solo, di dire adagio (cioè con
intelligenza) cose che meritano essere ascoltate. Il formare attori,
volendo da essi queste qualità, senza cui attore non v’ha, di sapere
la parte, e dire adagio, esclude di valersi assolutamente di nessuno
di quelli che si chiamano tali presentemente in Italia. Avvezzi al¬
l’opposto per l’appunto di quel che si richiede, non si pieghereb¬
bero mai a nessuna vera scuola. Giovani di onesta nascita, di sani
costumi, e di sufficiente educazione, sarebbero il proprio; e si tro¬
verebbero, stante la scarsezza dei beni di fortuna, sia in Toscana,
che altrove; ma meglio sempre toscani per la pronunzia. La diffi¬
coltà maggiore è nel trovar donne, perché di onesti parenti non
consentono a mostrarsi in palco; ma quando il mestiere di attore
fosse illustrato dalla opinione pubblica, e la splendida loro paga
esimesse da ogni sospetto i loro costumi, si troverebbero anche
le donne: e con esse un ottimo segreto per farle recitare a senso,
e non cantare a verso a verso, come sogliono, sarà di dar loro la
parte scritta come se fosse in prosa. Non dico però che né in uno,
né in due, né in pochi anni si avrebbe una ottima compagnia; ma
si avrebbe tale da potersi ascoltare, e da quella farne nascere altra
migliore, e via via venirne poi all’ottimo, a cui in nessuna cosa