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{{RigaIntestazione|82|''ATTO TERZO''||s=si}}

{{sc|Pancrazio}}. Vi ringrazio. Avanti desinare non fumo, e poi non sono qui, caro amico, per conversazione, ma per discorrere con serietà. Oh cielo! si tratta di assai, donatemi un quarto d’ora per carità.

{{sc|Rainmere}}. Parlate quanto vi piace. Voi meritate<ref>Pap. aggiunge: ''bene''.</ref> di essere ascoltato.

{{sc|Pancrazio}}. Monsieur, conviene levarsi la maschera, e parlare schietto. Questa mattina m’avete promesso diecimila ducati, mi avete promesso venirmeli a scrivere nel Banco giro. V’ho atteso, nè vi ho veduto<ref>Pap. aggiunge: ''Venire''. Segue poi nell’ed. Paperini: ''Capisco però dalla vostra tardanza, da quello che avete detto a Facenda, e per altre cose seguite, che siete pentito, o non siete in caso di effettuare la promessa vostra. Io certamente non vi ho dato motivo di pentimento, onde parrebbe che un uomo onesto della vostra sorte mi dovesse mantener la parola; e se alcuno di casa mia vi ha offeso, avete ben ragione di pretendere soddisfazione, ma non per questo non potrete voi esimervi da quella fede che tra i mercanti si osserva, quando uno all’altro promette. Non crediate che sia venuto per rimproverarvi, nè per obbligarvi al mantenimento della parola. I diecimila ducati'''''’ ecc.</ref>. I diecimila ducati che avete promesso fidarmi al sei per cento, ve li ho chiesti in una maniera bizzarra, senza mostrar d’averne gran bisogno<ref>Segue nel!’ ed. Pap.: ''e voglio credere che non pensando che il mancarmi di parola potesse pregiudicarmi molto, abbiate trascurato una cosa dell’ultima delicatezza. Caro amico'' ecc.</ref>. Caro amico, vi parlo adesso con altro linguaggio, vi mostro le mie piaghe, vi apro il mio cuore, e mi getto nelle vostre braccia.<ref>Segue nell’ed. Pap.: ''dei diecimila ducati, io ne tengo necessità; tre lettere di cambio'' ecc.</ref> Tre lettere di cambio, che scadono in questo giorno, mettono in pericolo la mia fede, il mio credito l’esser mio. Voi solo mi potete aiutare; sì, voi mi potete aiutare, senza vostro pericolo e senza tema di perderli, anzi con tutta la sicurezza di ricuperare in meno di un anno il cambio ed il capitale. Vedrete il mio bilancio. Ho de’ crediti buoni, ho de’ capi vivi in negozio. Sono più tosto in avvantaggio, ma sapete che non si fallisce tante volte per ritrovarsi al di sotto, ma per cagione di qualche creditore indiscreto, che senza carità vuole il denaro nel momento istesso ch’ei lo domanda, e precipita in tal guisa un uomo d’onore. Io sono in questo caso: vi esibisco i miei libri, il mio negozio, le chiavi de’ magazzini, e vi chiedo i diecimila ducati che promessi mi avete, per salvezza della

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