Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, IX.djvu/203: differenze tra le versioni

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{{Ct|f=100%|v=1|L=0px|SIGNOR SENATORE}}

{{Ct|f=200%|v=1|L=8px|GIULIO RUCELLAI}}
SIGNOR SENATORE
{{Ct|f=120%|v=1|L=0px|PATRIZIO FIORENTINO}}

{{Ct|f=90%|v=.8|L=0px|CAVALIERE DELL'ORDINE DI S. STEFANO,}}
GIULIO RUCELLAI
{{Ct|f=90%|v=2|L=0px|SEGRETARIO DELLA GIURISDIZIONE ecc.}}

{{capolettera|Q}}''UANDO mi proposi''<ref>Nel t. II dell’ed. Paperini di Firenze, dove uscì per la prima volta nel 1753 questa lettera di dedica, leggesi: ''mi proposi nell’animo''.</ref>, {{Sc|Illustrissimo Signor Senatore}}, ''di consagrare a Voi una delle mie Commedie, a solo fine di decorare le Opere mie con un sì illustre venerato nome, non pensai che ciò fare da me dovevasi, accompagnando la Commedia con una lettera<ref>Pap.: ''la Commedia medesima con una rispettosa mia lettera''.</ref>. Ora ch’io prendo la penna in mano per farlo, conosco quanto malagevole cosa sia lo scrivere ad un personaggio, quale Voi siete, riguardevole per tanti titoli e per tante ragioni, unendosi in Voi tre qualità eccellenti, di perfetto Ministro, di saggio Filosofo e di eruditissimo Letterato. Della prima qualità insigne, che vale a dire dell’onorevole presente carico che sostenete, non è da me il favellarne, eco facendo soltanto alle voci comuni che vi applaudiscono, e a quelle ancor più precisamente, che dalla Cesarea Corte derivano; potendosi dir di Voi, che quelli unicamente amici Vostri non sieno, li quali nemici sono della verità e della ragione. Del modo Vostro savissimo di pensare, della letteratura ed erudizione Vostra, posso con maggior fondamento fra me medesimo ragionare, poichè ammesso avendomi Voi benignamente all’amabile conversazione Vostra, deggio con verità asserire, non essermi da Voi alcuna fiata diviso, senza l'acquisto di qualche fondata massima, di qualche erudizione novella. Il {{Pt|feli-|}}''
PATRIZIO FIORENTINO

CAVALIERE DELL'ORDINE DI S. STEFANO,

SEGRETARIO DELLA GIURISDIZIONE ecc.}}

{{Sc|Quando}} mi proposi<ref>Nel t. II dell’ed. Paperini di Firenze, dove uscì per la prima volta nel 1753 questa lettera di dedica, leggesi: ''mi proposi nell’animo''.</ref>, {{Sc|Illustrissimo Signor Senatore}}, di consagrare a Voi una delle mie Commedie, a solo fine di decorare le Opere mie con un sì illustre venerato nome, non pensai che ciò fare da me dovevasi, accompagnando la Commedia con una lettera<ref>Pap.: ''la Commedia medesima con una rispettosa mia lettera''.</ref>. Ora ch’io prendo la penna in mano per farlo, conosco quanto malagevole cosa sia lo scrivere ad un personaggio, quale Voi siete, riguardevole per tanti titoli e per tante ragioni, unendosi in Voi tre qualità eccellenti, di perfetto Ministro, di saggio Filosofo e di eruditissimo Letterato. Della prima qualità insigne, che vale a dire dell’onorevole presente carico che sostenete, non e da me il favellarne, eco facendo soltanto alle voci comuni che vi applaudiscono, e a quelle ancor più precisamente, che dalla Cesarea Corte derivano; potendosi dir di Voi, che quelli unicamente amici Vostri non sieno, li quali nemici sono della verità e della ragione. Del modo Vostro savissimo di pensare, della letteratura ed erudizione Vostra, posso con maggior fondamento fra me medesimo ragionare, poiché ammesso avendomi Voi benignamente all’amabile conversazione Vostra, deggio con verità asserire, non essermi da Voi alcuna fiata diviso, senza l'acquisto di qualche fondata massima, di qualche erudizione novella. Il feli-

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