Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, VII.djvu/113: differenze tra le versioni
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A SUA ECCELLENZA |
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IL SIGNOR |
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{{Capolettera|V}}''IVEVA ancora per gloria della Patria sua, e consolazione di quelli che oenioano da lui protetti, l’Eccellentissimo Signor ''{{Sc|Girolamo Durazzo}}'', Suocero dell’E. V., allora quando ebbi l’alto onor di conoscerla, e di dedicarle l’umilissima servitù mia. Passò a miglior vita quell’adorabile Cavaliere, e siccome la cosa più cara ch’egli avesse fra i suoi tesori al mondo era l’E. V., lasciò in lei un’immagine di se stesso, e in lei le speranze si radicarono di coloro che sotto il di lui patrocinio vivevano. I benefizi che ho da lui ricevuti, mi hanno fatto piangere la di lui morte, e son certo che pianto lo averanno moltissimi, poichè la pietà ch’egli usava verso di tutti, lo rendeva caro ad ogni ordine, necessario alla Patria, e consolatore degl’infelici.'' |
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MARCELLO DURAZZO |
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''Permesso a me non fu, fin ch’ei visse, di dargli un pubblico testimonio del grato animo mio, poichè superato non aveva ancora il rossore di esporre i parti miei alla luce, ma nell’annoverare ch’io faccio il nome grande di V. E. fra quelli de’ respettabili Protettori miei, spero che la bell’anima collocata in alto glorioso seggio se ne compiaccia, e l’umile ossequio mio in verso l’E. V. gradisca. Faccia egli così che il di lei cuore magnanimo benignamente lo accetti, e della miserabile offerta non isdegnandosi, la protezione sua mi continui. E come temere io posso che ciò a'' |
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PATRIZIO GENOVESE (D. |
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(I) |
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VIVEVA ancora per gloria della Patria sua, e consolazione |
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di quelli che oenioano da lui protetti, l’Eccellentissimo Si- |
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gnor Girolamo Durazzo, Suocero dell’E. V., allora quando |
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ebbi l’alto onor di conoscerla, e di dedicarle l’umilissima servitù |
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mia. Passò a miglior vita quell’adorabile Cavaliere, e siccome la |
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cosa più cara ch’egli avesse fra i suoi tesori al mondo era VE. V., |
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lasciò in lei un’immagine di se stesso, e in lei le speranze si ra- |
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dicarono di coloro che sotto il di lui patrocinio vivevano. I bene- |
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fizi che ho da lui ricevuti, mi hanno fatto piangere la di lui morte, |
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e son certo che pianto lo averanno moltissimi, poiché la pietà ch’egli |
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usava verso di tutti, lo rendeva caro ad ogni ordine, necessario |
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alla Patria, e consolatore degl’infelici. |
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Permesso a me non fu, fin ch’ei visse, di dargli un pubblico |
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testimonio del grato animo mio, poiché superato non aveva ancora |
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il rossore di esporre i parti miei alla luce, ma neW annoverare |
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ch’io faccio il nome grande di V. E. fra quelli de’ respettabili |
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Protettori miei, spero che la bell’anima collocata in alto glorioso |
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seggio se ne compiaccia, e V umile ossequio mio in verso VE. V. |
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gradisca. Faccia egli cosi che il di lei cuore magnanimo benigna- |
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mente lo accetti, e della miserabile offerta non isdegnandosi, la |
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protezione sua mi continui. E come temere io posso che ciò a |
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dell’ed. Paperìni di Firenze. |