Pagina:Opere di Procopio di Cesarea, Tomo III.djvu/392: differenze tra le versioni
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<section begin="s1" />sopraggiuntovi da' luoghi vicini riuscì, facendo pruove da dirsene, a procacciare la salvezza di alcuni: se non che al postutto vi dovè egli stesso mordere il suolo in una a quanti erangli dintorno. Tale avvenimento fu di grave danno e cordoglio ai Romani, che in personaggi di sì eminente valore aveano riposto ogni loro speranza. Dei fuggiti ognuno del suo meglio procurò campare la vita, e di essi primo Barbatione, lancia di Belisario, con altri due entrato a spron battuto in Crotone <ref>(1) Città della Calabria Ulteriore, al di là dei monti in Italia.</ref> v’appalesa il danno sofferto, aggiugnendo che sembravagli già vedere presso quelle mura il nemico. Belisario altamente addolorato per sì triste annunzio balzò di subito nelle navi, le quali alzata l’ancora e spinte da propizio vento afferrarono in quel dì stesso a Messana<ref>(2) Messina.</ref>, città della Sicilia di rimpetto a Regio, ed a settecento stadj da Crotone.<section end="s1" /> |
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<section begin=s2/>''L'Illirio messo a ferro e fuoco dagli Sclabeni. Tremuoti. Straordinaria inondazione del Nilo. — Presa d’un cetaceo nomato Porfirione. — Totila assedia il castello Rosciano.'' |
<section begin="s2" />{{Centrato|}}C A P O XXIX.</div> |
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{{Indentatura}} ''L'Illirio messo a ferro e fuoco dagli Sclabeni. Tremuoti. Straordinaria inondazione del Nilo. — Presa d’un cetaceo nomato Porfirione. — Totila assedia il castello Rosciano.''</div> |
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I. Di questi tempi le armi degli Sclabeni, valicato il fiume Istro, posero crudelmente a sacco tutto l’Illirico sino ad Epidanno, ed a quanti avvenivansi, non compassionando |
I. Di questi tempi le armi degli Sclabeni, valicato il fiume Istro, posero crudelmente a sacco tutto l’Illirico sino ad Epidanno, ed a quanti avvenivansi, non compassionando nè sesso nè età, davan subita morte, o {{Pt|spo-|}}<section end="s2" /> |