Pagina:I Nibelunghi, Hoepli, 1889, I.djvu/355: differenze tra le versioni

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Là ’ve trovò Kriemhilde sua. Ma intanto
Di là commiato in breve istante. Vivo
Di lui, de’ suoi compagni, altri sul dorso
Ella noi vide più d’allora in poi!
Ponea de’ muli un nobile da caccia
Di là, per lor sollazzi, ad una fonda
E ricco arnese. Andarne egli voleano
Selva andar cavalcando, e molti prodi
Di li dal Reno. Oh non dovea Kriemhilde
Cavalieri seguian prence Gunthero
Maggior doglia soffrir La sua diletta
E i fidi suoi ; ma Gernòt e Gislhero
In bocca egli baciò. Conceda Iddio
A casa rimanean. Di là dal Reno
Che salva i’ ti rivegga, o donna mia,
Molti corsieri andaron carchi, e pane
E me riveggan gli occhi tuoiTu dèi
E vino elli recavano a’ compagni.
Co’ tuoi dolci congiunti a questi giorni
Alla caccia raccolti, e carni e pesci,
Intrattenerti, che restarmi a casa,
Altre provviste e varie, onde ha dovizia
Qui, non poss’ io. - Pensò Kriemhilde allora
Per suo dritto un signor possente e ricco.
(E nulla osò ridir) ciò ch’ella in pria
E quelli intanto per la verde selva
Ad Hàgene ebbe detto. Incominciava
Loro ostelli assegnar contro le uscite
A lamentar la nobile regina
De le fiere selvaggio, essi, aitanti
Perch’ella mai nascesse in vita. Pianse
E baldi cacciatori, or che la caccia
Di principe Sifrido in là da modo
Dovean guidar per un vasto spianato.
La nobile mogliera. Oh vostra caccia
Anche Sifrido là discese, e questo
Abbandonate al forte ella dicea.
Fu detto al re. Da tutte parti allora
Male sognai la notte, e come due
Filr da’ compagni della caccia attorno
Feroci verri pel selvaggio loco
Poste le guardie, e l’uomo ardito e forte

Assai, Sifrido, cosi disse: Scorta
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