Pagina:Leonardo prosatore.djvu/285: differenze tra le versioni
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'''Il cedro.''' — Avendo il cedro desiderio di fare bello e grande frutto in nella sommità di sè, lo mise a seguizione con tutte le forze del suo omore; il quale frutto cresciuto, fu cagione di fare declinare la elevata e diritta cima.<section end="15" /> |
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<section begin="17" />'''L’olmo e il fico.''' — Stando il fico vicino all’olmo, e riguardando i sua rami essere sanza frutti, e avere ardimento di tenere il sole a’ sua acerbi fichi, con rampogne gli disse: — olmo, non hai tu vergogna a starmi dinanzi? Ma aspetta che i mia figlioli sieno in matura età, e vedrai dove ti troverai. — I quali figlioli poi maturati, capitandovi una squadra di soldati, fu da quelli, per torre i sua fichi, tutto lacerato e diramato e rotto. Il quale, stando così storpiato delle sue membra, l’olmo lo dimandò dicendo: — fico, quanto era il meglio a stare sanza figlioli, che per quelli venire in sì miserabile stato!<section end="17" /> |
<section begin="17" />'''L’olmo e il fico.''' — Stando il fico vicino all’olmo, e riguardando i sua rami essere sanza frutti, e avere ardimento di tenere il sole a’ sua acerbi fichi, con rampogne gli disse: — O olmo, non hai tu vergogna a starmi dinanzi? Ma aspetta che i mia figlioli sieno in matura età, e vedrai dove ti troverai. — I quali figlioli poi maturati, capitandovi una squadra di soldati, fu da quelli, per torre i sua fichi, tutto lacerato e diramato e rotto. Il quale, stando così storpiato delle sue membra, l’olmo lo dimandò dicendo: — O fico, quanto era il meglio a stare sanza figlioli, che per quelli venire in sì miserabile stato!<section end="17" /> |
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