I naufraghi dello Spitzberg/2. A bordo della Torpa: differenze tra le versioni

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Il signor Foyn introdusse il baleniere in un salotto ammobiliato semplicemente, ma elegantemente, con grandi poltrone imbottite e foderate di pelle d'orso, con tende pesanti che dovevano riparare dai più lievi soffi d'aria, con lampade di metallo dorato, con grandi carte
 
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geografiche delle regioni nordiche e con artistici trofei di ramponi, di scuri, di coltellacci, di fiocine e d'arnesi strani che dovevano essere stati acquistati dagli esquimesi e dai samoiedi.
 
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– Lasciate che vi presenti il mio amico professore Oscar Benstorp, caro signor Tompson – disse Foyn. – Ecco un uomo che vi terrà buona compagnia alle Spitzberg.
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Il baleniere e lo scienziato si strinsero vigorosamente la mano.
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La ''Torpa'' era stata rimorchiata sotto lo scalo e una quarantina di marinai lavoravano alacremente sotto la direzione di alcuni mastri d'equipaggio e d'un capitano baleniere.
 
Vere valanghe di provviste d'ogni specie venivano precipitate nella stiva dello ''skooner'', essendo ormai tutti
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convinti che la spedizione sarebbe stata costretta a svernare alle Spitzberg in causa della stagione che era troppo avanzata. Balle di thè, di pesce secco, di ''pemmican'', di vesti d'ogni specie, di pellicce; casse di biscotti, di conserve alimentari, di farina, di frutta secche; barili di carne salata, di caffè, di cioccolato, di vegetali in aceto, di succo di limone per combattere lo scorbuto, di pomi di terra, e tonnellate di carbone passavano dai magazzini di rifornimento alla nave, la quale si abbassava a vista d'occhio.
 
Mentre i marinai ed i facchini si occupavano del carico, alcuni carpentieri visitavano le cabine, la stiva, l'alberatura e perfino la sentina, rinforzando i puntali per meglio consolidare le costole della nave e porla in grado di resistere alle tremende pressioni dei ghiacci, rinforzando i paterazzi e le sartie, o cambiando alcuni pennoni.
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– E quale, signore?
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– Ho fatto imbarcare due dei miei ''eider'' addomesticati.