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{{ZbPensiero|3624/2}} Il ''v'' non fu che un’aspirazione che si metteva, per evitare l’iato, fra piú vocali; e tralasciavasi spessissimo ec. ec., come altrove in piú luoghi. <section end="2" /><section begin="3" />{{ZbPagina|3625}} Vedi il Forcellini in ''Fuam'' (7 ottobre 1823). |
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{{ZbPensiero|3625/1}} Alla p. {{ZbLink|2821}}, fine. Notisi il significato continuativo di ''confuto'' nell’esempio di Titinnio appo il Forcellini, dove questo verbo sta nel senso proprio, e questo si è quello di ''confundo'', ma continuato, come ''excepto'' in un luogo di {{AutoreCitato|Publio Virgilio Marone|Virgilio}}, da me altrove esaminato, per ''excipio''. Notisi ancora che nell’improprio suo ma piú comune significato, ''confuto'' è vero continuativo di ''confundo''. Anche noi diciamo (e cosí i francesi ec.) ''confondere uno colle ragioni, confondere le ragioni di uno, confondere l’avversario'' ec., e ciò vale ''confutare'', ma questo esprime azione e quello è quasi un<section end="3" /> |
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